Chorégies d’Orange: Concerto Lirico

Chorégies d’Orange 2012, Teatro Antico
Concerto Lirico
Orchestre National de France
Direttore Michel Plasson
Soprano Diana Damrau
Mezzosprano Béatrice Uria-Monzon
Giuseppe Verdi: “La Forza del Destino”Ouverture / “Don Carlo” :  « O don fatale »
Vincenzo Bellini:”
I Capuleti e i Montecchi”: « O quante volte »
Amilcare Ponchielli:”La Gioconda “: « Stella del marinar »
Vincenzo Bellini:”I Puritani “: « Qui la voce… Vien diletto »
Gioachino Rossini: “Semiramide”: Ouverture
Gaetano Donizetti:”Linda di Chamounix”: « Ah, tardai troppo… O luce di quest anima »
“La Favorita” : « O, mio Fernando »
Vincenzo Bellini:I Capuleti e i Montecchi – Duetto Giulietta-Romeo : « Odi tu ?… Vieni, ah ! vieni »
Hector Berlioz:”La Damnation de Faust”: Marche Hongroise / « D’amour, l’ardente flamme »
Vincenzo Bellini:”La Sonnambula”: « Ah, non credea mirarti… Ah, non giunge »
Giacomo Puccini:”Tosca” : « Vissi d’arte, vissi d’amore »
Giuseppe Verdi:”Rigoletto” : « Gualtier maldè… caro nome »
Hector Berlioz: “Le Corsaire” :Ouverture / Les Troyens”:  « Ah, je vais mourir »
Gaetano Donizetti:”Lucia di Lammermoor” : « Regnava nel silenzio »
Leo Delibes: “Lakmé”: Duo Lakmé-Mallika : « Viens Mallika »
Oranges, 30 luglio 2012

Un concerto lirico al Teatro Antico ha chiuso la stagione estiva Chorègies 2012. Protagoniste il soprano Diana Damrau e il mezzosoprano Beatrice Uria-Monzon, quest’ultima esibitasi anche in pagine  per soprano drammatico.
Béatrice Uria-Monzon ha aperto la parte vocale della serata, affrontando la celebre aria di Eboli, “O don fatale”. La cantante ha sfoderato acuti potenti in grado di superare senza problemi la massa sonora dell’orchestra, nel registro medio e grave il fraseggio è alquanto oscuro, così come i piani suonano piuttosto deboli. Queste discrepanze di registro si sono più o meno riscontrate nei successivi brani tratti da La Gioconda, La Favorita e La damnation de Faust. E’ nel “Vissi d’arte” dalla  Tosca che la  Uria-Monzon è stata particolarmente apprezzata. Questo ci fa intendere che questa cantante, nota interprete di Carmen, guarda a ruoli sopranili. Gli accenti drammatici sono pertinenti e sensibili e il pubblico l’applaude calorosamente. La voce trova un bel timbro per questa preghiera, ben resa negli accenti drammatici, anche se, a onor di cronaca, gli acuti risultano un pò forzati. L’ultima aria affrontata dalla cantante è stata quella di Didone “Ah je vais mourir”da Les Troyens, ruolo che interpreterà a Marsiglia l’anno prossimo. La scrittura del ruolo si adatterebbe bene alla Uria-Monzon. Di fatto, si sente una certa attenzione ai colori e alle mezzevoci, peccato che il fraseggio sia pressochè incomprensibile.
Di ben altra levatura la prova del soprano Diana Damrau che ha letteralmente incantato il pubblico per fascino e bravura. Già nella   Linda di Chamounix si soccombe al fascino dolce di questa voce luminosa dagli acuti splendenti. Lo stesso discorso vale per i  Puritani: un’esecuzione ricca in sfumature che  mette in risalto la sua musicalità, i crescendo delle dinamiche ben controllate portano verso la zona acuta potente e morbida. La voce rimane sempre soave nei passaggi lenti come quelli dai tempi più serrati. Si rimane appesi al filo della sua voce: abile nell’attaccare le note con delicatezza ed estrema facilità, è un piacere l’ascolto degli acuti. E così via via in  Lucia di Lammermoor: stile perfetto e anche qui passaggi di registro sempre morbidi e intonazione impeccabile. Anche in Rigoletto, la sua voce dialoga con leggerezza con il flauto senza alcuna affettazione e senza mai trascinare il tempo. Nella scena finale di Sonnambula le  sue qualità musicali sono rimarchevoli. La voce risponde all’oboe con lo stesso fraseggio, senza rallentare il tempo ottenendo  uno slancio che proietta la voce senza nulla togliere bellezza al timbro e purezza al suono. Nei duetti, il più riuscito è stato quello dalla Lakmè. La scelta di un tempo particolarmente mosso, ha esaltato la brillantezza della linee vocali. Il bis della Barcarolle da Les Contes d’Hoffman di Jacques Offenbach, se ha evidenzaiato una bella fusione tra le due voci, ha evidenziato un incedere troppo lento.
Sotto la bacchetta di Michel Plasson, che ben conosce i pregi e i limite dell’ambiente, l’Orchestre National De France ha avuto una resa alterna. Più conivncente nei brani solistici che negli accompagnamenti, non sempre calibrati per questo spazio all’aperto. Una serata che ha ottenuto un notevole successo di pubblico.