“Nabucco” al Teatro de Bellas Artes di Città del Messico

Città del Messico, Teatro de Bellas Artes, Stagione Lirica 2012
“NABUCCO”

Dramma lirico in quattro parti su libretto di per musica  in tre atti
su libretto di Temistocle Solera
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco GENARO SULVARAN / JUAN OROZCO
Ismaele CARLOS ARTURO GALVAN
Zaccaria NOE’ COLIN
Abigaille ELENA PANKRATOVA / BERTHA GRANADOS
Fenena  BELEM RODRIGUEZ
Il Gran Sacerdote di Belo ALEJANDRO LOPEZ
Abdallo
ALVARO ANZALDO
Anna VERONICA BURUA
Coro e Orchestra del Teatro de Belles Artes
Direttore Niksa Bareza
Maestro del Coro  Alfredo Dominguez
Regia  Luis Miguel Lombana
Scene Paula Sabina
Costumi Nuria Marroquin
Luci Rocio Cardillo
Città del Messico, 10 e 12 giugno 2012
La Compagnia Nazionale del Teatro dell’Opera di Bellas Artes, lo scorso giugno ha portato in scena un alquanto discutibile allestimento del Nabucco verdiano. Il regista  Luis Miguel Lombana, travisando completamente la trama, ha deciso di spostare l’azione dell’opera durante le prove della prima della assoluta dell’opera alla Scala nel 1842. Abiti ottocenteschi fino all’atto quarto quando, secondo Lombana, si arriva alla rappresentazione vera e propria. Una operazione di “modernizzazione”  assai mal riuscita, risibile che non ha anche in parte diviso anche il pubblico in teatro: da un lato applausi superficialmente convinti, dall’altro una minoranza palesemente indignata nei confronti di questa visione distorta dell’opera verdiana.
Veniamo agli interpreti.  Nel ruolo di  Nabucco si sono alternati i baritoni  Genaro Sulvarán  e Juan Orozco. Il primo ha messo in luce una bella linea di canto, peccato però che l’emissione è alquanto disomogenea e la voce suona spesso “indietro”. Orozco, dal canto suo è un cantante appassionato che però ha una concezione del canto alquanto rozza. Il suo modo di fraseggiare risulta quasi sempre innaturale e forzato. Come  Abigaille, la russa Elena Pankratova  ha mostrato una voce opulenta, brillante e potente.  Notevoli mezzi ma sostenuti da una tecnica piuttosto discutibile. Emblematico il fatto che la cantante, alla cabaletta “Salgo già” ha mostrato evidenti limiti nei “fiati”, tali da saltare delle battute, per riprendersi. Ben più oculata Bertha Granados, aldilà di una certa emissione “chioccia”, ha cantato con varietà di colori e di fraseggio. Nel ruolo di Zaccaria abbiamo ritrovato il basso Noé Colín cantante assai rinomato nella compagnia del Bellas Artes. Indubbiamente un solido professionista anche se, purtroppo la voce è piuttosto rigida e la tendenza a intubare i suoni rende incomprensibile la dizione. Il  mezzosoprano Belem Rodríguez (Fenena) e il tenore  Carlos Arturo Galván hanno offerto il meglio di quello che possono offrire. La prima canta con voce metallica e scarsa eleganza, il secondo invece è afflitto da un vibrato che raramente riesce a controllare. Alquanto modesti gli altri. Nello sfacelo della parte visiva dello spettacolo, il direttore Niksa Baresa è riuscito almeno a salvare la parte musicale dello spettacolo. Il compito non era dei più facili, ma il coro e l’orchestra  del Bellas Artes si sono comportati in termini più che dignitosi.