Bolzano, Sala Grande del Teatro Comunale, Bolzano Danza
SYNCHRONICITY- CCN-ROUBAIX NORD PAS DE CALAIS
Coreografia e ideazione dei video Carolyn Carlson, con la complicità degli interpreti
Con: Alan Brooks, Jacky Berger, Riccardo Meneghini, Yutaka Nakata, Chinatsu Kosakatani, Céline Maufroid, Isida Micani, Sara Orselli, Sara Simeoni.
Assistente alla coreografia Henri Mayet.
Musiche: John Adams, Ry Cooder, Tom Waits, Laurie Anderson, Leonard Cohen, Alexander Balanescu, Alela Diane, Jean Sibelius, Michael Nyman, Gavin Bryars, Bruce Springsteen, Henry Purcell.
Consulente musicale e creazioni sonore Nicolas de Zorzi.
Luci: John Davis, Freddy e Guillaume Bonneau.
Collaboratori video: Juliette Louste, Zahra Poonawala, Olivier Madar.
Comparse video: Amélie Vallée, Maya Milet, Emilie Bourc, Gaëtan Lhirondelle, Marine Bouillon, Cédric Carré, Van-Kim Tran, Dimitri La Sade-Dotti, Juha Marsalo, Antonia Vitti, Sara Orselli, Céline Maufroid, Yutaka Nakata, Isida Micani, Jacky Berger, Chinatsu Kosakatani e Yoshi Moens.
Costumi Elise Dulac in collaborazione con Emmanuelle Geoffroy, Colette Perray, Léa Drouault, Cécile Pineau, consulente Chrystel Zingiro.
Pittura muri Cédric Carré.
Ringraziamenti per la scenografia Euan Burnet-Smith ; Fifi
Direzione tecnica Robert Pereira
Produzione Centre Chorégraphique National Roubaix Nord-Pas de Calais
Bolzano, 23 luglio 2012
“Eeeee che p…e ‘sto spettacolo!!” così interrompeva un suo monologo simil strehleriano Anna Marchesini qualche anno fa. Direi che la citazione calza a pennello per questa attesa prima italiana dello spettacolo del CCN Roubaix Nord – Pas de Calais . Parliamo di “Synchronicity” ad opera di una delle Signore della danza contemporanea, Carolyn Carlson. Programmato lunedì 23 luglio 2012 al Teatro Comunale di Bolzano, nella moderna a e bellissima sala principale, si annuncia come uno, se non il principale, evento di punta del meraviglioso festival di danza che la città altoatesina ospita in questo periodo.
Lo spettacolo inizia bene ed è perfettamente in linea con il suo titolo: danzatori meravigliosamente sincroni appaiono dietro ad alcune porte bianche, tipiche dei nostri appartamenti, che vagano per il palco, come fantasmi, e si abbinano ad altri per poi staccarsene nuovamente e creare nuove formazioni e nuove sequenze coreografiche. La sincronia c’è e si intravvede anche del buon materiale coreografico: sembra uno svolta rispetto agli spettacoli di sempre della Carlson: ricerca, innovazione, classe, legato….veramente 5 bei minuti di danza, poco illuminata a renderla ancora più misteriosa e magica.
Poco dopo un danzatore vestito con un pastrano nero ci regala un assolo fantasmagorico per velocità, fluidità e precisione: fantastico! Peccato non conoscerne il nome. Poi si avvicina ad una posta dipinta in rosso e incastrata nel fondale la apre e siamo di fronte ad una strana visione di donne in sottoveste bianca e uomini completamente vestiti in nero, probabile evocazione di qualche ricordo della coreografa. Ecco. Lo spettacolo ha una brusca frenata: inizia il solito medley di canzoni americane (in testa Tom Waits e Laurie Anderson) e qualche tributo al minimalismo. Da qui in poi, lo spettacolo va avanti solo di ricordi della coreografa, coprensibili ed emozionanti forse solo per lei. E dura 100 minuti….un’eternità.
La Carlson ha sicuramente dato tanto: ha formato generazioni di danzatori (anche loro spesso afflitti dalla autoreferenzialità e cresciuti nella convinzione che la messa in scena dei propri vissuti (possibilmente resi illeggibili ai più) sia opera d’arte alta e sublime; ha avviato un esperimento unico nel suo genere in Italia, chiudendo il corpo di ballo del Teatro La Fenice di Venezia, per trasformarlo in una compagnia di danza contemporanea, che è stata smantellata dopo 4 anni; da 8 anni dirige il CCN- Roubaix Nord Pas de Calais, che vediamo oggi in scena….forse non ha più molto da dire, se non ripetersi? Forse, come tanti prima di lei, potrebbe/dovrebbe prendersi una pausa di riflessione? Non c’è nessuno del suo entourage che sappia consigliarla spassionatamente? E ancora: sarebbe interessante vederla creare un pezzo per danzatrici con i capelli legati o rasate. Gran parte della sua danza è fatta di lanci indietro del capo e conseguente “sventagliata” di capelli…di grande effetto ma sono trent’anni che lo vediamo fare, da lei in primis ed è diventato gergo comune definirlo “alla Carlson”. Basta.
La compagnia è splendida: danzatori di gran razza. Citiamo ancora l’assolo di una danzatrice (dovrebbe essere il terzo dei nove o forse più…) che sembra danzare su dei tacchi invisibili, tale e il suo controllo e la padronanza tecnica. La confezione dello spettacolo è elegante e, effettivamente, si percepisce la presenza di Pina Bausch nel collage registico della serata, nelle improvvisazioni dei danzatori assemblate a formare una scrittura comune ma firmata unicamente… Bello il video, anzi bisognerebbe definirlo un film, visto che anche lui percorre tutto lo spettacolo, offrendo delle sottolineature e delle letture diverse a quanto accade in scena. Sala pienissima, pubblico plaudente: sarebbe stato lo stesso se la Carlson non fosse entrata in scena, bella come sempre?