Bolzano, Teatro Studio del Teatro Comunale, Bolzano Danza
“RISING” di Aakash Odedra (UK)
“Cut” – Coreografia Russell Maliphant ; “Constellation” – Coreografia Sidi Larbi Cherkaoui; “In the shadow of a man” – Coreografia Akram Kham;“Creazione di Kathak e danza contemporanea” – Coreografia Aakash Odedra.
Luci Michael Hulls
Bolzano,24 luglio 2012
WOW! Super serata a BolzanoDanza in compagnia dell’astro nascente Aakash Odedra. Il giovanotto che vanta più nazionalità, vere o adottive (nasce in Inghilterra da genitori africani, con nonno indiano) ci regala una serata di assoli, come i concerti dei grandi soprani e come pochi altri danzatori, finora, hanno tentato. Già perché un’ora di spettacolo da soli, in scena, diventa piuttosto impegnativa. Soprattutto poi se, come Aakash, non ci si risparmia! Il programma di sala si diverte a confondere le idee agli spettatori, riportando un ordine totalmente sbagliato della sequenza dei quattro assoli previsti: forse, durante l’annuncio bilingue, in cui si istruivano gli spettatori in merito a quando alzarsi dalla sedia e quando no, tra quando dover abbandonare la sala e quando no, si poteva anche dare comunicazione del diverso ordine dei solo in programma…la mia vicina di poltrona, comunque, se ne è accorta da sola: bene, la danza, almeno a Bolzano, non è una sconosciuta!
“Rising”. Questo è il titolo della serata, andata in scena nel funzionale Teatro Studio del Comunale per Bolzano Danza, che riunisce, come dicevamo, quattro assoli di e per Aakash Odedra, seguendo una scaletta perfetta.
Apre la coreografia meno incisiva ma più rappresentativa per svelare il percorso di studi del nostro: un pezzo di pura tecnica Kathak che Aakash Odedra ci regala, rivelandosi immediatamente come una sorta di Joaquin Cortez dell’Oriente, per il sapiente uso dei piedi (battuti con precisione inimmaginabile, su melodie e scansioni ritmiche insolite per noi occidentali), della braccia e del torso. Nessun uso dell’espressività degli occhi o del volto, come nella Nritya, ma solo il bel volto espressivo e la sapiente e potente tecnica, cesellata e musicalissima, che mette in evidenza l’atletismo del nostro danzatore. Mette in scena gran parte del materiale che poi ritroveremo utilizzato anche nei seguenti tre assoli: frutto di un lavoro di improvvisazione di contaminazione con i coreografi con cui ha scelto di collaborare.
Segue l’assolo cucito su di lui da Akram Khan, coreografo bengalese nato in Inghilterra. Sul programma di sala leggiamo che “il coreografo punta a far affiorare il subconscio nella danza”…mmm….che mostri interiori lo devastano? In scena vediamo una strana creatura che, illuminata dalle splendide luci di Michael Hulls, spaventa con abili isolations delle scapole ed emette suoni gutturali, ancestrali, spaventosi. Quando inizia a muoversi l’esile danzatore sembra una bestia in cattività, un animale ferito…spero veramente che il nostro subconscio non sia così. Aakash? Lui è magistrale anche se è ancora riconoscibile la derivazione dal precedente solo.
In “CUT” di Russel Maliphant, canadese ma artisticamente britannico, l’interprete cambia faccia e stile. Sembra uno dei tipici danzatori di Maliphant: lungo, dinoccolato, ipermobile anche se fino a pochi minuti fa era il virtuoso dinterprete della tradizionale danza Bharata Natyam. Un danzatore contemporaneo, di punta però. Azzardo nel dire che sembra un alter ego della Guillem: nonostante le linee non siano le stesse, il gioco di torsioni/rotazioni del busto e delle braccia ricordano il primo assolo, che Maliphant costruì su di lei per una serata di soli e duetti, e la stessa allure. Anche in questo brano, il coreografo si conferma un genio nell’utilizzo dell’illuminotecnica (sempre ad opera dell’eccellente Michael Hulls) e nel gusto di giocarci. Aakash attraversa delle linee di luce solamente con le mani o con alcune parti del corpo e l’effetto creato da ombra e zone iper illuminate è fantastico. In certi momenti, le rotazioni del danzatore su sé stesso (quasi una danza Derviscia) creano un effetto psichedelico/allucinogeno. Fantastico!
Chiude la serata “Costellation” di Sibi Larbi Cherkaoui, coreografo fiammingo/marocchino, che ci regala un momento di pura poesia. Sibi si ispira al significato del nome Aakash che in sanscrito significa cielo e dispiega davanti ai nostri occhi un cielo stellato in mezzo al quale posiziona il danzatore, facendolo giocare con le stelle, in verità solo delle lampadine, rendendo tangibile quello che ci siamo sempre chiesti: quanto sono lontane le stelle e quale è più luminosa? Il danzatore è così fortunato che può gestirle lui stesso: le manipola, le sposta, addirittura le oscura con la sua luce. La sua danza diventa ancora più raffinata e sembra lontana millenni dal danzatore tradizionale e folkloristico che abbiamo visto in apertura di serata. Finalmente le volute e dibattute contaminazioni, le integrazioni tra persone di origini geograficamente diverse iniziano a dare dei frutti meravigliosi. Bravo Aakash e bravi i suoi coreografi: continuate a regalarci serate così, abbiamo bisogno di emozioni! Sala esaurita e pubblico entusisasta (anche se certa tifoseria, troppo di parte, ricordava gli applausi, le urla e i lanci di fiori, dell’epoca d’oro Fracci/Nureyev).