Opera di Roma:”Attila”

Roma, Teatro dell’Opera – Stagione d’Opera e Balletto 2012
“ATTILA”
Dramma lirico in un prologo e tre atti, libretto di Temistocle Solera completato da Francesco Maria Piave,
dalla trilogia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner.
Musica di Giuseppe Verdi
Attila  ILDAR ABDRAZAKOV
Ezio  NICOLA ALAIMO
Odabella TATIANA SERJAN
Foresto  GIUSEPPE GIPALI
Uldino ANTONELLO CERON
Leone  LUCA DALL’AMICO
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera
Direttore Riccardo Muti
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Vincenzo Raponi
Movimenti coreografici Roberto Maria Pizzuto
Roma, 31 maggio 2012

Spettacolo del Teatro dell’Opera di Roma affidato alle collaudatissime mani di due grandi esperti di questa interessante partitura del Verdi giovanile, il maestro Riccardo Muti e il regista Pier Luigi Pizzi. Quest’ultimo immagina la vicenda interamente ambientata in uno spazio senza tempo dove prevale il grigio scuro, all’interno del quale sono inseriti elementi classici che di volta in volta vengono spostati o mossi per creare l’ambiente per le varie scene con risultati alterni. Molto bella ed efficace la scena del’apparizione di Leone, francamente incolore  e priva di emozioni quella dell’arrivo di Foresto anche per le potenzialità scenografiche che racchiude o quella dell’aria meditativa di Odabella. Il tutto conferisce allo spettacolo una sorta di uniformità cromatica che sottende lo svolgersi della vicenda e che sinceramente nel complesso lascia perplessi ed appare in contrasto sia con la scrittura della partitura sia con le intenzioni del direttore. La vicenda viene narrata in una sorta di indefinito tempo della classicità sottolineato da un elemento centrale, mobile, a volta che  per i romani ricorda immediatamente la Basilica di Massenzio, immerso in una struttura moderna a dire il vero elegante ma che a colpo d’occhio richiama, solo per un brevissimo ed iniziale istante  e probabilmente sempre solo per i romani, la fermata della stazione Termini della linea B della metropolitana negli anni ‘80. Molto efficace in questa realizzazione il gioco delle luci creato da Vincenzo Raponi che riesce a rendere vivo uno spazio scenico altrimenti statico e arido e a sottolineare adeguatamente i vari momenti della vicenda. Sinceramente interessante  al contrario appare la scelta del regista di privilegiare  l’aspetto nobile, amoroso ed idealista del protagonista  rifuggendo da tentazioni folkloristiche o militaresche e scavando invece tra le pieghe del testo in cerca dei tanti elementi che contribuiscono a renderne la complessità e la grandezza e riuscendo, anche grazie alla bravura dell’interprete, a scolpire un personaggio a tutto tondo dalla rara vitalità teatrale.
Come sempre interessante e ricca di colori la direzione del maestro Riccardo Muti, sempre partecipe ed intensa nelle pagine dolenti, nei bellissimi pianissimo o nello svolgersi delle grandi arcate melodiche, così come accesa e coinvolgente nei pezzi di insieme dove però talvolta, specie nel finale di alcune cabalette, il volume dell’orchestra ha un po’ messo in ombra, ma senza mai coprirla, la vocalità dei solisti.
Nel ruolo eponimo, il basso Ildar Abdrazakov ha realizzato un personaggio di singolare grandezza, bellissimo ed affascinante, autentico e spontaneo,  sempre elegante  e scevro da eccessi. In particolare ha superato brillantemente le non comuni difficoltà tecniche intrinseche alla parte eseguita con tutte le ripetizioni previste e riuscendo con apparente naturalezza e con voce sempre morbida ed omogenea ad assecondare le richieste esecutive del direttore. Il baritono Nicola Alaimo ha realizzato la parte di Ezio con un canto un po’ grossolano ma musicalmente corretto ed una recitazione estremamente convenzionale, forse con l’intento di sottolineare il contrasto con la nobiltà del protagonista. Molto brava Tatiana Serjan, una Odabella dalla voce ampia ed omogenea che ha mostrato di possedere una buona tenuta sia nella impegnativa sortita che nel rendere i colori e le numerose sfumature della seconda aria. Musicalmente molto corretto ma con voce dal timbro un pò povero di colori e di volume insufficiente rispetto al resto del cast è apparso il tenore Giuseppe Gipali nel ruolo di Foresto. Molto bravo Antonello Ceron nel ruolo dell’infido Uldino e ottimo pure il Leone di Luca Dall’Amico per l’autorevolezza e  la nobiltà conferita al personaggio, entrambi assolutamente perfetti  sia sotto il profilo scenico che vocale. Molto buona è apparsa la prova del coro. Una menzione particolare merita la cura nella realizzazione del programma di sala per la veste editoriale, l’interesse dei saggi in esso contenuti e la ricchezza e l’originalità dell’iconografia presentata. Il pubblico alla fine ha applaudito con entusiasmo. Foto Silvia Lelli © Opera di Roma