Cremona, Chiesa di San Marcellino, XIX° Festival Monteverdi
Magnificenze e stravaganze del barocco italiano
“Le Concert Spirituel”
Direttore Hervé Niquet
Musiche di Anonimo, Orazio Benevoli, Francesco Corteccia, Alessandro Striggio, Claudio Monteverdi
Cremona, 19 maggio 2012
La processione di ben quaranta cantanti che percorrono per intero la chiesa di San Marcellino a Cremona fa da prologo ad uno dei concerti, almeno sulla carta, migliori e con più grande aspettativa di quest’edizione del Festival Monteverdi. La larga compagine diretta da Hervé Niquet è seguita nel suo cammino fino all’altare da una platea numerosa.
Programma molto interessante quello proposto dal direttore d’orchestra francese, “Magnificenze e stravaganze del Barocco italiano” e sicuramente la magnificenza salta subito all’occhio con una sessantina tra cantanti e orchestrali che si accalcano sullo stretto palco. La stravaganza emerge quantomeno da un programma di cui si fatica a vedere un’unitarietà, al di là del numero delle voci, saltando qua e là da Striggio a Monteverdi fino a Benevoli e Corteccia. Sembra di andare a vedere uno di quei kolossal di Hollywood, in cui la spettacolarità delle scene di massa prevale sulla trama e la qualità degli attori.
Apprezzabile la scelta di un edificio che potrebbe veramente accogliere tutti questi cantori creando un’atmosfera sonora di ampio respiro e levatura, tuttavia la realtà si scontra contro la scelta di ammassare tutti i cinque cori sull’altare per cui il fatto che canti il primo coro o il terzo o il quinto non cambia nella realtà dell’uditore la comprensione e la possibilità di apprezzare questa musica. Si sarebbe magari preferita una dislocazione degli innumerevoli cori nei varii luoghi della chiesa che avrebbero tranquillamente potuto accoglierli. Così non è stato e l’impatto sonoro ne è uscito sacrificato da questa decisione.
Interessante comunque l’interpretazione che Niquet decide di dare preferendo la solidità monolitica ad una leggerezza che in alcuni casi sarebbe risultata migliore nel distinguere la fitta polifonia vocale. Un continuo molto ricco che vede la presenza financo di due clavicembali che portano un contributo molto povero e in alcuni casi persino confuso rispetto ad un basso più lineare d’organo, violoncello e violone.
Alla fine del concerto si esce dalla chiesa un po’ intontiti dalla quantità di decibel che ha risuonato nell’orecchio per ben un’ora e mezza. L’aspettativa viene delusa, quello che sarebbe potuto essere il miglior concerto di questo festival è diventato un fantasma, quasi una barzelletta.
Foto Federico Zovadelli © Festival Monteverdi 2012