Madrid, Teatro Real, Stagione Lirica 2011/2012
“POPPEA E NERONE” (L’Incoronazione di Poppea)
Dramma in musica in un Prologo e tre atti, libretto di Giovanni Francesco Busenello. Con l’inserimento di un Prologo teatrale su testi di Michel Foucault, Thomas Hobbes, Christopher Isherwood e da Wittgenstein di Derek Jarman.
Musica di Claudio Monteverdi
Nuova orchestrazione a cura di Philippe Boesmans
Prima esecuzione assoluta.
Poppea NADJA MICHAEL
Nerone CHARLES CASTRONOVO
Ottavia MARIA RICCARDA WESSELING
Ottone WILLIAM TOWERS
Seneca WILLARD WHITE
Drusilla EKATERINA SIURINA
Virtù /Pallade LYUBOV PETROVA
Fortuna/DamigellaELENA TSALLAGOVA
Amore SERGE KAKUDJI
Mercurio/Littore/Familio di Seneca ISAAC GALAN
Paggio HANNAH ESTHER MINUTILLO
La nutrice di Ottavia JADWIGA RAPPE’
Arnalta JOSE’ MANUEL ZAPATA
Lucano/Liberto JUAN FRANCISCO GATELL
Famigliari di Seneca/Soldati GERARDO LOPEZ, ANTONIO LOZANO
Ensamble “Klangforum Wien”
Direttore Sylvain Cambreling
Basso continuo Eugene Michelangeli
Regia Krzysztof Warlikowski
Scene e costumi Malgorzata Szczesniak
Luci Felice Ross
Coreografia Claude Bardouil
Creazioni video Denis Guèguin
Drammartugia Christian Longchamp
Nuovo allestimento del Teatro Real di Madrid
Madrid, 21 giugno 2012
Quando Gerard Mortier è stato nominato direttore artistico del Teatro Real, la prima opera che ha deciso di mettere in cartellone è stata L’Incoronazione di Poppea, un titolo per il quale nutre una particolare passione. Ciò non ci sorprende visto che, indipendentemente dal valore musicale, il libretto di Giovanni Bussenello è di una complessità e profondità inusuale per tutti coloro che non conoscono l’utilizzo di un libretto operistico. Claudio Monteverdi (1567-1643) compose quest’opera all’età di 72 anni, raccogliendo in essa tutta la conoscenza e ricerca musicale. Monteverdi però non ha orchestratro il lavoro, limitandosi a stabilire la linea melodica delle voci e del b.c.. Nel corso degli anni, soprattutto in epoca moderna, abbiamo assistito a continue rielaborazioni dello strumentale dell‘Incoronazione. Al teatro Real abbiamo avuto modo di assistere, nella stagione2009-2010, a una splendida versione filologica curata da William Christe con “Les Arts florissants”. Ora Mortier ha affidato al compositore Philippe Boesmans (n.1936) una nuova orchestrazione (Boesmans ne aveva già fatto una elaborazione nel 1989 per il teatro “La Monnaie”di Bruxelles) che, per il Teatro Real, ha revisionato a fondo la partitura a partire dalle due versioni esistenti: quella di Napoli e quella di Venezia. Boesmans ha inserito strumenti contemporanei quali il clarinetto, il pianoforte, l’harmonium o sintetizzatore in perfetta armonia con quelli d’epoca. Il risultato è veramente sorprendente a giudicare dagli effetti sonori di indubbio carattere contemporaneo che esaltano la modernità già insita nella partitura di Monteverdi e sempre in perfetta sintonia con lo sviluppo musicale della partitura. Un perfetto equilibrio tra la partitura originale e la strumentazione contemporanea, sicuramente valorizzato dall’interpretazione degli strumentisti del Klangforum Wien, specializzati in musica contemporanea, diretti con grande precisione da Sylvain Cambreling.
Attrice carismatica, il soprano tedesco Nadja Michael ha sfoggiato una voce poderosa unita a una straordinaria carica sensuale per creare una Poppea veramente completa. Al suo fianco il Nerone, abitualmente interpretato da un controtenore, ha trovato nel tenore Charles Castronovo un Nerone vigoroso sicuramente dai tratti vocali decisamente ottocenteschi, non certamente barocchi. Maria Riccarda Wesseling ha espresso ai massimi livelli i tormenti di Ottavia, raggiungendo il culmine espressivo nell’ “Addio Roma” dell’ultimo atto. Il controtenore inglese William Towers come Ottone, ha perfettamente adattato la sua voce al personaggio che la regia ha voluto rigida e ieratica. Il celebre basso Willard White è stato uno degli interpreti più applauditi della sera. Il regista ha pienamente valorizzato White che ci ha consegnato un Seneca di grande nobilità ed equilibrio. Nella piuttosto ampia locandina degli interpreti, troviamo poi il soprano russo Ekaterina Siurina che ha mostrato una grande forza vocale e interpretativa nella scena in cui si autoaccusa di aver attentato alla vita di Poppea. I soprani Lyubov Petrova, Elena Tsallagova e il controtenore Serge Kakudji (Virtù, Fortuna e Amore) risolvono in modo apprezzabile i loro personaggi, grazie alle eccellenti vocalità e ad una indubbia disnvoltura scenica con la quale hanno caretterizzato non dei personaggi astratti, ma tre partecipanti ad un concorso di bellezza. Altrettanto qualitativamente validi gli interventi di Isaac Galàn Gerardo Lòpez e Antonio lozano (famigliari di Seneca), Hanna Esther Minutillo (Paggio) e Jadwiga Rappè (la nutrice di Ottavia). Il tenore spagnolo Josè Manuel Zapata nel ruolo “en travesti” di Arnalta ha cantato con voce di considerevole volume anche se non è stato pienamente in grado di dominare agevolmente la tessitura piuttosto acuta del personaggio. Qua e là, il registro acuto era troppo “sbiancato”. Il tenore Juan Francisco Gatell è stato un Lucano dalla bella vocalità e dalla caratterizzazione scenica efficacemente ambigua.
Un vero lavoro di equipe che ha dato ottimi risultati anche nell’ottimo equilibrio tra voci e orchestra. Abbiamo lasciato per ultima la regia, sulla quale ci sarebbe molto da dire, soprattutto per molti aspetti controversi e poco comprensibili. Entrando nella sala, quello che si vedeva in scena era un’aula piena di tavoli e scrivanie, che ricorda quello dell’inquietante film “Il Processo”di Orson Welles, tratto da Kafka, nel quale decine di persone occupano i tavoli svolgendo attività lavorative da burocrati. Il regista Warlikowski ci porta negli anni 30′ in una Roma fascista. L’azione prende il via con una lezione di Seneca sulla complessa comprensione del linguaggio, il dubbio e la necessità per raggiungere la conoscenza. Nella classe assistono tutti coloro che sono stati i suoi allievi: Poppea, Nerone, Ottone, Drusilla,ecc. Il testo di questo prologo si basa su estratti letterari di Michel Foucault, Thomas Hobbes, Christopher Isherwood e dalla pellicola “Wittgenstein” di Derek Jarman. Questo prologo ci mostra l’importanza che Warlikowski concede al personaggio di Seneca e agli aspetti filosofici del libretto di Busenello.
Accanto a momenti altamente drammatici, come la morte di Seneca, troviamo troppi elementi oscuri: Poppea, indubbiamente ha utilizzato la sua sensualità per raggiungere gli ambiziosi scopi, ma il regista esaspera questo aspetto. Vediamo figuranti che si spogliano e si rivestono, cambiando continuamente caratteri, forzando l’elemento del travestimento, presente nell’opera. Risulta forzato anche il contenuto sessuale, perché sempre presente senza che vi sia un senso chiaro o una ragione precisa in riferimento al testo. L’impianto scenico fisso (tutto si svolge attorno ai tavoli e ad alcune poltrone), alla lunga risulta noioso. Qualche rara proiezione video cerca di ravvivare o dare intensità a qualche momento particolarmente drammatico. Assai efficace la scena finale di Ottavia che appare circondata da rematori sopra una piattaforma, mentre avanza lentamente cantando “Addio, Roma”.
Uno spettacolo sicuramente non convenzionale questo “Poppea e Nerone” ma ribadiamo, poco compreso anche dal pubblico del Real che, dopo le prime 2 ore di spettacolo (su una durata complessiva di 4 ore e 15), ha lasciato molti vuoti in teatro. Per chi è rimasto la soddisfazione di aver ascoltato un felice incontro tra Monteverdi e Boesmans, ma assai meno da quello tra tra Monteverdi e Warlikowski.