Cremona, Teatro Ponchielli, XXIX° Festival Monteverdi 2012
“LA PETITE MESSE SOLENNELLE”
Per soli, coro da camera, 2 pianoforti e harmonium.
Musica di Gioachino Rossini
Soprano SERENA FARNOCCHIA
Mezzosoprano ANNA BONITATIBUS
Tenore DANIELE ZANFARDINO
Basso ANDREA PATUCELLI
Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma
Pianoforte e direttore Andrea Lucchesini
Maestro del Coro Ciro Visco
Secondo pianoforte Gabriele Carcano
Harmonium Antonino Siringo
Cremona, 29 maggio 2012
Si conclude alfine la ventinovesima edizione del Festival Claudio Monteverdi di Cremona con un concerto che di sapore barocco-rinascimentale ha ben poco. La Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini nella sua prima versione per due pianoforti, harmonium, soli e coro. Interpreti di questo concerto, affiancati dal Coro di Santa Cecilia, un quartetto vocale di ottima levatura: Serena Farnocchia, Anna Bonitatibus, Daniele Zanfardino e Andrea Patucelli e altrettanto validi strumentisti con Antonino Siringo (musicista e compositore poliedrico prestato dal jazz) all’harmonium ed ultimo ma non ultimo Andrea Lucchesini al pianoforte e alla direzione. Si segnala infine la sostituzione all’ultimo del soprano Marianelli da parte di Serena Farnocchia.
L’intera platea è occupata dagli spettatori ansiosi di ascoltare una tra le ultime opere di Rossini (questa infatti risale al 1864) o forse si tratta più dei grandi nomi a partire dal direttore che richiamano così tanta gente. Ad ogni modo il concerto risulta trionfale e per la musica ma soprattutto per una direzione brillante che miscela sapientemente questa musica sacra con il pieno stile romantico. Numerosi sono infatti i richiami ad altri compositori che l’orecchio attento percepisce. Anna Bonitatibus conferma ancora una volta le sue grandi doti di cantante con un Agnus Dei che la vede protagonista assoluta a dir poco mozzafiato. Rifulge infatti di luce propria il mezzosoprano nel cantare le note del pesarese con uno stile solenne e chiaro. Puntuali sono gli interventi del coro che brillano per limpidezza. Gli strumentisti propongono un accompagnamento senza sbavature con uno stile preciso e unico (il secondo pianoforte è suonato da Gabriele Carcano, forse l’allievo più brillante di Lucchesini). Qualche imprecisione nella voce del tenore Daniele Zanfardino che viene ampiamente compensata dal suo coinvolgimento estremo in questa complessa opera.
Insomma una splendida chiusura per un festival che in sé non ha entusiasmato in modo particolare. L’unico auspicio, almeno da parte di chi scrive, è che il successore di Bassini, defunto lo scorso febbraio, sappia far meglio e dare a questo festival il respiro internazionale che si merita invece di rinchiuderlo nel provincialismo del suo predecessore. Foto Zovadelli