Berlino, Deutsche Oper, Stagione Lirica 2011/2012
“IL TROVATORE”
Dramma in quattro parti di Salvatore Cammarano, dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa-Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
Conte di Luna DALIBOR JENIS
Leonora ANJA HARTEROS
Azucena DOLORA ZAJICK
Manrico STUART NEILL
Ferrando MARKO MIMIKA
Ines JANA KURUCOVA’
Ruiz THOMAS BLONDELLE
Un Vecchio Zingaro TOBIAS KEHRER
Un messo MATTHEW PENA
Coro e Orchestra della Deutsche Oper Berlin
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del Coro William Spaulding
Esecuzione in forma di concerto
Berlino, 6 giugno 2012
Proprio come Il Trovatore stesso, novità e tradizione si sono incontrati sul palco della Deutsche Oper Berlin, con risultati spettacolari ed elettrizzanti. Caratterizzata da forme tradizionali che hanno superato la prova del tempo unite a una nuova forma di espressione vocale, quest’opera ha segnato un punto di svolta nel belcanto per le generazioni che sono seguite; quindi, nel momento in cui la Deutsche Oper Berlin ne ha presentato una versione in forma di concerto, ci è stata offerta l’opportunità di ascoltare alcuni dei migliori talenti d’oggi misurarsi accanto a una grande voce di un’altra generezione: parliamo di Dolora Zajick, chiamata a sostituire la prevista Stephanie Blythe. Novità anche la presenza sul podio di Andrea Battistoni (caso vuole, nato nello stesso anno in cui la Zaijck esordiva a San Francisco). La poderosa Deutsche Oper Orchestra ha seguito i tempi veloci, a tratti violenti che questo direttore tecnicamente dotato ha impresso, mantenendo un perfetto controllo della qualità del suono, anche in meravigliosi e diremmo estremi pianissimi. Il coro ha dato prova di grande duttilità distinguendosi in modo particolare alla fine di un vigoroso “Vedi le fosche”, in cui, pur rimanendo sul palco, ha brillantemente simulato l’uscita di scena con una perfetta dissolvenza di suono. Un effetto, quello dei diversi piani sonori, esterno-interno, che si è poi ripresentato nella secondo quadro dell’atto secondo, con l’interno delle voci dal convento. Dopo un’inizale incertezza l’effetto è pienamente riuscito.
E veniamo a parlare nel dettaglio del cast vocale. Il primo, in ordine di entrata, è stato Il basso-baritono croato Marko Mimica, anche lui come Battistoni, classe 1987. Mimica non ha in comune con il direttore d’orchestra solo l’anno di nascita, ma anche un indubbio talento artistico. Ha fatto sfoggio di una padronanza musicale e tecnica notevole per la sua giovane età. All’inizio ha un po’ spinto ma poi ha intelligentemente ripreso il controllo e ha saputo gestire la propria vocalità con un perfetto controllo delle “fioriture” di “Abbietta zingara” che spesso mette a disagio cantanti ben più navigati di lui. Ben condotto anche il suo intervento nel terzo atto, con un’ottima pronuncia dell’italiano. Mimica è indubbiamente un cantante di grande talento e potenzialità.
Introdotta da una, all’apparenza nervosa, Jana Kurucova nel ruolo di Ines, si è presentata la Leonora di Anja Harteros. In “Tacea la notte” è sembrata alla ricerca di una sua personale dimensione espressiva che ha trovato pienamente riscontro nell’atto quarto quando ha eseguito superbamente “D’amor sull’ali rosee”, con un lungo e sostenuto Do diesis e un fraseggio commovente. Benché non dotata di una voce coloristicamente ricca, la Harteros si è trovato a suo agio dominanto tutta la tessitura vocale dell’intera scena della torre, ottenendo un grande successo personale. Nel ruolo di Luna, Dalibor Jenis ha dimostrato di non avere il peso e la statura vocale richiesti per essere un vero baritono verdiano. L’aria “Il balen” richiede molta espressività nel registro medio e Jenis in questa zona si è mostrato decisamente limitato. Nella successiva cabaletta è stato poi quasi soverchiato da orchestra e coro. Non bastano note acute ben emesse a compensare questa carenza di non poco conto. Jenis è sicuramente un cantante musicalissimo, dalla voce suadente, ma anche il fraseggio manca di autorevelozza. Nel terzo atto è rimasto letteralmente schiacciato dalle voci di Azucena e Ferrando. Fra i cantanti della sua generazione, Stuart Neill è quello dotato del famoso Do di petto che lo porterebbe a essere un Manrico di successo. La sua è una voce di colore gradevole, ma non trascina e non risulta affascinante. A volte, il passagio è stato come imbrigliato e le soluzioni che ha trovato nel corso dell’opera, pur funzionando, sono talvolta risultate discutibili. Nella sua celebre scena, Neill ha usato il canto a mezza voce in maniera appropriata alla fine del recitativo che precede l’aria, ma l’aria e il successivo breve duetto non hanno avuto la stessa ricchezza espressiva. Affrontando due volte la celebre “Pira” ha potuto lanciare un Do spettacolare, per solidità e durata.
Vera dominatrice della serata è stata Dolora Zajick, ancora oggi in grado di dominare il ruolo di Azucena, uno dei suoi cavalli di battaglia, sin da quando la cantò per la prima volta nel 1987, e a buon titolo. Ancora invidiabile nel controllo del registro di petto e nella potenza del registro acuto, la Zajick utilizza i suoi ancora cospicui mezzi vocali in modo vario e sottile in linea con la psicologia del personaggio. Alla fine, il suo “Egli era tuo fratello…Sei vendicata, o madre!” è stato un trionfo di suono e di allucinata espressività teatrale. Una serata complessivamente elettrizzante, nella quale tutti i cantanti hanno avuto il loro momento di gloria; uno solo però ha veramente dominato.
Foto Bettina Stöß © Deutsche Oper Berlin