Roma: Antonio Pappano e Katia e Marielle Labèque

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Pappano / Labeque – Concerto per due pianoforti
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore, Antonio Pappano
Pianoforti, Katia e Marielle Labeque
Soprano, Sally Matthews
Bohuslav Martinů: Memorial to Lidice; Concerto per due pianoforti e orchestra
Francis Poulenc: “Gloria” per soprano, coro e orchestra
Wolfgang Amadeus Mozart:Sinfonia in re maggioreK. 385 “Haffner”
Roma, 7 maggio 2012

Grande ritorno di Katia e Marielle Labèque a Santa Cecilia, piatto forte ( o “piano forti”?) della serata con una prima in Accademia del Concerto di Martinů. Pezzo a dir poco pirotecnico che le Sorelle Labèque indossano come un vestito su misura. Il primo movimento è da suonare e da ascoltare tutto d’un fiato, a cui si contrappone un etereo Adagio, soltanto un sospiro di sollievo prima del dialogo serrato fra i due pianoforti e l’orchestra nell’Allegro. Quattro mani di velluto che, assieme alla direzione di Antonio Pappano, formano un blocco unico, un grappolo compatto di note da cui emerge la parte del solista caratterizzata da arpeggi, triadi percussive e un costante cambiamento di registro. Compositore eclettico per la sua epoca, spinto a lasciare la terra d’origine per esplorare le nuove frontiere a Parigi prima di essere costretto dall’oppressione nazista ad una peregrinazione senza sosta fino allo sbarco negli USA, Martinů esplora nel concerto per due pianoforti tutte le possibilità espressive della tastiera donando la tavolozza completa dei colori di fronte alla quale il pubblico non deve far altro che cogliere la sua propria sfumatura, un gioco che consiste nel premere l’interruttore dell’ascolto dai colori primari delle singole note alle nuance di ogni armonia.
Altro goiello di raro ascolto (in Italia almeno), Memorial to Lidice è un grido di dolore scritto per le vittime del massacro del villaggio boemo di Lidice raso al suolo dall’odio nazista. Nel passaggio dalla tonalità minore alla maggiore si assiste alla morbida trasfigurazione del poema sinfonico, dalla tensione iniziale alle ultime battute che si spengono nel silenzio, l’eterno riposo delle vittime innocenti.
La trattazione del testo come fosse quasi una filastrocca, gli accenti e i ritmi sottolineano l’aspetto ludico del Gloria di Francis Poulenc, in tal senso composizione geniale che si contrappone alla maestosità del sacro, senza tuttavia tralasciare la spiritualità del contenuto espressa dalle sezioni riflessive del soprano Sally Matthews (vedi il Domine Deus) e magnificamente sviluppata in un sommesso Amen da cui risuona l’eco “Miserere nobis” come a sigillare l’incessante cammino di redenzione dell’uomo. Ad equilibrare un programma stracolmo di suono non poteva mancare una sinfonia di Mozart; ma se ci si attende una direzione pienamente mitteleuropea vi è il rischio di rimanere delusi dal carattere sanguigno della bacchetta di Sir Tony. Unica lieve incrinatura della serata, il bis delle Sorelle Labèque o sarebbe più opportuno dire il bis del primo violoncello dell’orchestra che ha intonato il celebre tema dal Lago dei Cigni di Čajkovskij, accompagnato con grazia dal duo; atmosfera salottiera per nulla intonata all’impronta del concerto.