Roma, Teatro dell’Opera, Stagione Lirica 2011/2012
“SERATA MAURICE BÉJART”
Orchestra e corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Nir Kabaretti
Coregrafia di Fernand Schirren, Micha van Hoecke
ripreso da Yoko Wakabayashi
con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo del Teatro diretta da Laura Comi
“Eden”
Coreografia di Maguy Marin
ripresa da Ennio Sammarco e Francoise Leick
Interpreti: Riccardo Di Cosmo, Alessia Gay
“Symphonie pour un homme seul”
Coregrafia di Maurice Bejart
Musica di Pierre Henry, Pierre Schaeffer
Coreografia Maurice Béjart
Uomo Nicholas Le Riche
Donna Clairemarie Osta
Donne Martina Sciotto, Alessia Barberini, Catia Passeri, Annalisa Cianci, Daniela Lombardo, Sara Loro.
Uomini Giuseppe Schiavone, Giovanni Bella.
“Gaité Parisienne” suite
Coregorafia di Maurice Bejart
ripresa da Miki Matsuse e Piotr Nardelli
Musica di Jacques Offenbach
Bim Alessio Rezza
Offenbach Alessandro Tiburzi
Madame Lucilla Benedetti
Les amants Gaia Straccamore, Paolo Mongelli
Luci Agostino Angelini
Roma 2 Maggio 2012
Il Teatro dell’Opera omaggia Maurice Béjart mito e genio della danza del Novecento. Un pensiero ed un tributo del Direttore Micha van Hoecke, per vent’anni a contatto artisticamente con il coreografo di Marsiglia, prima come danzatore nel Ballet du XXe Siècle e poi come Direttore della Scuola Mudra. Una serata per molti versi emozionante con dei guizzi di freschezza e bellezza tra i quali spicca il lavoro di Maguy Marin. Anche la Marin è un prodotto Béjartiano, prima allieva del Mudra poi danzatrice per Béjart; in tal senso si spiega il suo omaggio al Maestro. Eden è un duo estratto da un lavoro a serata del 1986. Riccardo Di Cosmo ed Alessia Gay interpretano con stile e padronanza un pezzo di rara bellezza, originale, così difficile, articolato, fisicamente estenuante. Semplicemente un uomo ed una donna, tute color carne che mettono in evidenza i genitali, parrucca dai capelli lunghissimi per lei, bianchi in viso, avvinghiati l’un l’altro attraversano il palcoscenico con continue evoluzioni di lei sul corpo di lui. Un Adamo ed Eva immersi in un percorso di sensualità, eros, difesa, attacco, in un mondo non così tranquillo, sicuro ed idilliaco. Poetico e raffinato.
Grand Rythme è invece l’omaggio di Micha van Hoecke al suo Maestro. Costruito nel 1979 insieme a Fernand Schirren per gli allievi del Mudra è un pezzo divertente, ironico e giovanile eseguito per l’occasione dagli allievi della Scuola del Teatro dell’Opera diretta da Laura Comi. Voce, gesto, ritmo e assenza totale di musica, solo rumori provocati dalle mani sul corpo, sulla terra o dalla voce che segna il ritmo. Un pezzo non facile, quasi educativo. Una sorta di manifesto sulle intenzioni di una scuola di formazione. Molto ben eseguito dai giovani danzatori. Dopo gli omaggi il repertorio béjartiano: Symphonie pour un homme seul e Gaîté parisienne (suite). Certo il primo, del 1955 considerato un capolavoro al limite del rivoluzionario per la scelta musicale estrema, per i costumi scarni, per il palco nudo, è stato arricchito dall’interpretazione di due cavalli di razza del mondo della danza: Clairemarie Osta e soprattutto Nicholas Le Riche, entrambi étoiles dell’Opéra di Parigi. Forse non più rivoluzionario come allora mantiene la sua forza espressiva, si percepisce forte il dramma di un uomo solo schiacciato dal peso dell’incomunicabilità e da forze oscure che minano il suo percorso di vita. Nicholas Le Riche, straordinario, esprime quella fragilità con una tecnica brillante, precisa a tratti travolgente ma con una teatralità e intensità emotiva dirompenti. Elementi fondamentali per danzare Bejart, non basta essere danzatori, il movimento non sempre racconta bisogna andare oltre, essere personaggi. Proprio quella teatralità è mancata in Gaîté parisienne, creato nel 1978 per il Théâtre Royal de la Monnaie su musica di Jacques Offenbach qui eseguita brillantemente dall’orchestra diretta da Nir Kabaretti. Vagamente autobiografico, con un vago sapore retrò racconta le vicende di un giovane giunto a Parigi per tuffarsi nel magico mondo della danza. Il balletto, che vuole essere divertente spumeggiante ricco di spunti teatrali oggi non così originali, vale solo se interpretato con stile e purtroppo rischia di dimostrare tutti i suoi anni se manca quella capacità di andare oltre la tecnica, non sempre per altro così limpida, e soprattutto se non si evita quell’espressività forzata. Pubblico convinto e partecipe ma ancora una volta non troppo numeroso per essere una prima. Peccato!!
Foto C.M.Falsini – Opera di Roma