Bologna, Teatro Comunale, Stagione di Balletto 2012
“SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE”
Balletto in due atti su coreografia di Francesco Ventriglia, musiche di Felix Mendelssohn Bartholdy e Henry Purcell
Puck MICHELANGELO CHELUCCI
Titania FEDRICA MAINE
Oberon MICHELE SATRIANO
Ippolita DAMIANA PIZZUTI
Teseo LEONE BARILLI
Cavaliere di Teseo LEONARDO VELLETRI
Bottom ANTONIO GUADAGNO
Fata Principale SILVIA CUOMO
Fata Caffè MARGHERITA MANA
Elena LINDA MESSINA
Lisandro ZHANI LUKAJ
Ermia ZALOA FABBRINI
Demetrio FRANCESCO MARZOLA
Solisti e Corpo di Ballo Maggiodanza
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Marco Boni
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Scene Filippo Tonon
Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Bologna, 24 marzo 2012, recita pomeridiana
È forse sbagliato recarsi a teatro muniti di “istruzioni per l’uso”, ma una delle frasi che più ci ha colpito del coreografo Francesco Ventriglia a proposito del suo Sogno di una notte di mezza estate, proposto come spettacolo di apertura della Stagione corrente di Balletto del Teatro Comunale di Bologna, è stata la seguente: “I sogni sono da sempre il motore della mia vita ed è proprio dai sogni d’infanzia che ho attinto per creare questo spettacolo”. Leggendo queste parole, lo spettatore era forse legittimato ad attendersi una versione “edulcorata”, magari ingenua, della riproposta del celebre capolavoro shakespeariano. Una volta usciti dalla sala e esserci goduti lo spettacolo, a nostro avviso, le chiavi di lettura di questo lavoro possono però essere rintracciate principalmente in queste due coordinate: l’ironia (ma trattasi di ironia smaliziata, a volte quasi sfacciata nel proporsi allo spettatore) e l’inevitabile dimensione onirica. Prima di analizzare questi aspetti, occorre premettere che il pubblico del Teatro felsineo, nel 2003 ebbe già occasione di assistere alla versione in danza del celebre Sogno nella coreografia con tutta probabilità più nota al grande pubblico, quella “preziosa” di George Balanchine in occasione della fortunata e bellissima tournée scaligera. Nel lavoro del giovane direttore di MaggioDanza cosa abbiamo trovato invece? Muovendosi nel solco di un linguaggio di ascendenza neoclassica e senza apportare cambiamento alcuno all’intreccio, il giovane coreografo gioca, inventa, aggiunge personaggi minori mediante una pantomima asciutta e gradevole. Il “contenitore” entro cui far convogliare la vicenda è quello più classico, quello con cui lo spettatore tende forse a far coincidere l’idea di “balletto”: per usare le parole di Silvia Poletti, accluse al programma di sala “[…] una struttura à gran spectacle con le danze di insieme, i pas de deux, gli assoli ma anche i pas d’action che servono agli sviluppi narrativi della storia […]”. Il risultato è una successione di scene dal ritmo serrato e coinvolgente, quasi cinematografico nell’avvicendarsi.
Ironia e dimensione onirica, dicevamo. Qui Titania non necessita certo di un Cavaliere per mettersi alla prova dinanzi alla sua corte; anzi, compare in scena piuttosto stizzita, intenta in una telefonata a seguito del suo corteo per poi ritrovarla etera e sublimata dal rinnovato amore con Oberon nel bellissimo passo a due che consacra la definitiva riconciliazione col re degli Fate. Alla linee lunghe e sognanti di Oberon e Titania, fanno da contraltare quelle rapide e insinuanti di Puck, vero perno portante di questa partitura. Ventriglia qui crea un personaggio davvero degno del celebre Time Warp: kitsch, ammaliatore, sfrontato, che si congeda dal pubblico e da Bottom finalmente in possesso delle proprie sembianze a bordo di una bicicletta e indossando un paio di occhiali che si illuminano a intermittenza. Davvero, non ci si annoia veramente mai in questo spettacolo: c’è addirittura la Fata Caffè, munita di moka e tazzina, a rinvigorire di tanto in tanto i personaggi di questa commedia… perché, diciamocelo, di peripezie ne subiscono veramente tante! Buono l’apporto illuminotecnico ad opera di Luciano Roticiani: avrebbe forse giovato un disegno luci più intenso nel rincorrersi delle sequenze che vedono coinvolti gli amanti Elena/Lisandro e Ermia/Demetrio a causa dei costumi pressoché sovrapponibili che rendevano a tratti poco intellegibile “il gioco delle coppie”.
Venendo alle parti principali, Michelangelo Chelucci, nei panni di Puck, è stato molto bravo: ci è sembrato aderire perfettamente alla partitura, in forza della musicalità spiccata, della fisicità impattante e della notevole teatralità. Altrettando buona la Titania di Federica Maine, voluttosa e morbida nelle linee. Ad un livello forse inferiore, l’Oberon di Michele Satriano, non tanto per difficoltà tecniche intrinseche quanto per una certa emotività che ha impedito al personaggio di emergere completamente. Intense le coppie di amanti, in particolare l’Elena di Linda Messina e il Lisandro di Zhani Lukaj. Il Corpo di Ballo di MaggioDanza avrà magari mostrato il fianco in qualche momento (ci riferiamo in particolar modo al quadro delle nozze di Teseo e Ippolita, reso piuttosto ostico per i danzatori costretti in abito da sera) ma complessivamente è innegabile un buon risultato complessivo, l’impegno, il cercare di rendere al meglio la dimensione fantastica del dettato coreografico. Apprezzabile la direzione di Marco Boni a capo di una Orchestra del Teatro Comunale particolarmente in forma.
La cosa che più ci ha colpito e ci ha fatto piacere la riferiamo per ultima: il giorno della recita a cui abbiamo assistito era un assolato pomeriggio di fine marzo, giorno ideale per una passeggiata in centro o un giro per negozi. Il teatro ha invece registrato il tutto esaurito e con una buona accoglienza da parte del pubblico. In questo periodo così buio e incerto per lo spettacolo teatrale, è bello vedere simili riscontri.