Verona, Teatro Ristori, L’altro Teatro 2012
“Que reste-t-il de nos amours?”
Compagnia Naturalis Labor
Coreografie di Luciano Padovani
Musiche e canzoni francesi di autori vari.
Con: Silvia Bertoncelli, Chiara Guglielmi, Sandhia Nagaraja, Luca Zampar, Paolo Ottoboni, Marco Rogante, Annalisa Rainoldi.
Fisarmonica Sergio Marchesini
Scene Nathalie Rose
Costumi Lucia Lapolla
Luci Rossella Favero
Verona, 30 marzo 2012
“Que reste-t-il de nos amours?”: cosi si intitola lo spettacolo di Luciano Padovani e interpretato dalla Compagnia “Naturalis Labor”. Il punto interrogativo nel titolo si sostituisce nel suo finale con un grosso punto affermativo, la risposta non suscita un minimo dubbio: de nos amours ci rimane soltanto la vecchiaia. Perciò, cogliete un attimo, come dicevano gli antichi e come ci vuole fare intendere Padovani. “Que reste-t-il…” è uno spettacolo che punta molto apertamente al teatro più che alla danza. Padovani crea più una regia che una coreografia, nel senso classico del termine. Ne esce comunque un lavoro godibilissimo, un intreccio di attimi sfuggenti, brevi mise en scene, dove il protagonista dello spettacolo, ossia l’Amore, viene tratteggiato in varie angolazioni che spaziano dal quotidiano al comico, o agrodolci o amaramente comiche. Dinamica, giocosa, minimalista, cinematografica nei cambi rapidi, la scenografia di Natalie Rose che ha un ruolo fondamentale nei cambiamenti delle situazioni e nella sensazione della fugacità del tempo che suggerisce. La musica ha indubbiamente un altro posto preminente nello svolgimento dello spettacolo ed è composta da brani di chansonniers francesi cantati e accompagnati dal vivo, dagli artisti della compagnia. E’ un mondo scenico di pura teatralità che si crea vorticosamente sotto gli occhi dello spettatore. Bastano pochi oggetti: un letto, una sedia…Gli elementi mancanti del quadro vengono completati dalla fantasia di chi guarda. Padovani sa infondere una fantasia zampillante, spontanea, con una infinita varietà di situazioni, combinazioni per dipingere l’Amore come un’ossessione, come follia, come potenza che sconfigge, vince, distrugge. I bravi interpreti, brillantemente accompagnati dal valente fisarmonicista Sergio Marchesini, sono dei meccanismi perfetti del motore passionale del regista che li spinge verso un finale dal saporo triste, amaro. La giovinezza è passata, è un ricordo. Ora c’è la vecchiaia. I danzatori avanzano sulla scena con il passo insicuro e tremolante, a fatica tengono il ritmo della musica. Scendono in platea e, mescolandosi tra il pubblico, lo invitano a ballare per mettere insieme la parola Fine a questo viaggio nell’universo della parola Amore.