Milano, Teatro alla Scala: “L’altra metà del cielo”

Teatro alla Scala, Stagione Lirica 2011 /2012
“L’ALTRA META’ DEL CIELO”
Balletto in un atto e quattro scene

Coreografia Martha Clarke
Drammaturgia e musica Vasco Rossi 
Assistente alla drammaturgia Stefano Salviati
Orchestrazione Celso Valli

Albachiara SABRINA BRAZZO
Claudio  ANDREA VOLPINTESTA
Susanna BEATRICE  CARBONE
Mario ANTONIO SUTERA
Silvia  STEFANIA BALLONE
Fabio MATTEO GAVAZZI
e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Scene Robert Israel
Costumi Nanà Cecchi
Luci Christopher Akerlind, Marco Filibeck
Video Stefano Salvati
Nuova produzione del Teatro alla Scala
Milano, 5 aprile 2012

Il balletto in atto unico “L’altra metà del cielo”, coreografato da Martha Clarke sulle musiche di Vasco Rossi è un viaggio nell’universo femminile. In esso vengono rappresentate tre tipologie di donne nei momenti più importanti della loro vita: l’adolescenza, la maturità, la crescita e l’abbandono. Tredici sono le canzoni scelte da Vasco che sono state rivisitate per l’occasione in chiave classica/pop rock e abbracciano un arco di tempo di trent’anni di carriera del cantante. Già alcuni anni fa la grande ballerina Eleonora Abbagnato aveva accettato di ballare nel videoclip della canzone di Vasco “Ad ogni costo” ma l’idea di creare un balletto per il corpo di ballo del teatro milanese partendo dalle musiche di Rossi fu del Maestro Makhar Vaziev, direttore del Corpo di Ballo, e di Gaston Fournier-Facio, coordinatore artistico del Teatro alla Scala. Dopo il consenso del cantante essi proposero a Lissner questa impresa che secondo loro avrebbe avvicinato il mondo del balletto a quello della musica pop.
Celso Valli che ha curato l’orchestrazione delle musiche di Rossi, ha estrapolato solo le melodie pure e i testi delle canzoni e li ha cercati di fondere con le suggestioni dei compositori del calibro di Debussy, Ravel passando da Puccini e Bernstein. L’orchestra, costituita da 70 elementi, proviene da diversi teatri lirici curiosi di sperimentare nuovi progetti e percorsi artistici.
Il balletto si divide in quattro parti. La trama degna di una soap opera ha come protagoniste Albachiara, Susanna e Silvia. Albachiara interpretata da una bravissima Sabrina Brazzo con Andrea Volpintesta diventa Jenny “la pazza”, tradita dai suoi sogni innocenti e da una vita semplice (come la coreografia), Silvia danzata da Stefania Ballone con Matteo Gavazzi è in conflitto con il mondo maschile, in seguito si trasforma in Laura “che aspetta un figlio per Natale e ci sarà la neve” e, infatti, nevica, sul palco (pezzi di carta bianca). Susanna, la sorridente Beatrice Carbone accompagnata da un meraviglioso Antonino Sutera, è una donna che “cammina per strada leggera”, indipendente, colorata, sempre intenta a sedurre.
Nel 1972 i Pink Floyd misero per la prima volta il loro rock, esplosivo e struggente, al servizio delle coreografie di uno dei massimi geni della danza: Roland Petit. Allo stesso modo Martha Clarke (cofondatrice dei Pilobolus, guest al Nederlands e l’American Ballet) si è resa disponibile ad una simile sfida creando “L’altra metà del cielo”…peccato che la coreografa non abbia mai lavorato, fino ad ora, per danzatori accademici o per una compagnia di balletto. Le coreografie scivolano nel banale oseremmo dire nel ridicolo: “Con una mano, una mano ti sfiori” non credo che Vasco intendesse che la dolce Albachiara si accarezzasse i capelli…Realizzare poi due coreografie in fondo a destra dove metà del pubblico non vede assolutamente nulla non è una gaffe total  per un noto coreografo?
La Clarke ha reso la sua coreografia tutta un “lift” (quando in un pas-de-deux l’uomo solleva la donna e la fa girare), corsettine (ancora nel 2012?) e “manèges” e non si può dire se i ballerini della Scala fossero tutti più o meno bravi dato che le composizioni non facevano emergere la loro arte. Dare poi il “contentino” al  pubblico poco esperto con un pezzo sulle punte era di una banalità disarmante. La povera e bravissima Sabrina Brazzo ha fatto vedere di che pasta è fatta eseguendo tutto in modo magistrale ma gran parte della creatività coregrafica  della Clarke era solo un susseguirsi di  bellissimi developpes, attitudes e arabesques che perfino i seguaci di una certa Maria della televisione riconoscono.
L’incontro di calcio degli uomini (con tanto di palla) mentre le ragazze ballavano un pezzo composto di spostamenti quasi sul posto era imbarazzante. Ciliegina sulla torta: una specie di amplesso al termine della partita della “brava Giulia” con il tipo che poco prima l’aveva pestata. Stando alle parole del assistente alla drammaturgia Stefano Salviati la drammaturgia è stata spesso in conflitto con le coreografie della della Clarke. E non ci domandiamo il perché.
La scenografia  si sviluppa in due stanze ed è spesso sostenuta da immagini proiettate su due schermi. Un gioco di sfondi e scenografie minimal. “L’altra metà del cielo” è un balletto in un interno con pareti e porte dove lo spazio chiuso è sospeso tra cielo e terra e dovrebbe rispecchiare il soggettivo di Vasco…Ebbene la scena era a suo modo efficace, pulita, d’effetto ed essenziale. L’unica nota dolente a mio avviso i continui cambi a vista di sedie, poltrone, lenzuola, ecc.. Esistono anche altri modi per far uscire di scena elementi scenici e  attrezzeria senza bloccare l’andamento drammaturgico.
In conclusione una nota sul pubblico in sala. Personalmente trovo insopportabile, sentire sia durante i concerti che durante le rappresentazioni operistiche,  il tuo vicino canticchiare la melodia o le parole di un’aria. Essere alla  Scala a vedere un balletto e sentire per tutto il tempo una signora che cantava tutte le canzoni di Vasco è stato un grande atto di sopportazione da parte mia. Il  90% del pubblico in sala, non era affatto interessato a vedere se un danzatore eseguisse correttamente i suoi passi. Le persone dell’altra sera non erano il classico pubblico da Scala. Se questo strano esperimento si fosse fatto per strada o in uno stadio (adatti forse di più a questo genere di manifestazioni) nulla sarebbe cambiato. Vedere personaggi di svariate età urlare al termine della serata con i piedi sopra le  poltrone di velluto era cosa da ordine pubblico. Certi tipi di teatri devono mantenere la loro natura e in essi vi si devono realizzare progetti di una certa profondità artistica. Al termine dello spettacolo si sono levate ovazioni da stadio  da far commuovere i protagonisti della serata. Qui potete trovare tutto quello che volete sapere in più su questo balletto, in scena ancora stasera, 13 aprile.
Foto Marco Brescia © Teatro alla Scala