Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2011/2012
“LA GAZZA LADRA”
Melodramma in due atti, libretto di Giovanni Gherardini
Musica di Gioachino Rossini
Fabrizio Vingradito OMAR MONTANARI
Lucia, sua moglie GIOVANNA LANZA
Giannetto MARIO ZEFFIRI
Ninetta MAJELLA CULLAGH
Fernando Villabella ROBERTO TAGLIAVINI
Gottardo, podestà MIRCO PALAZZI
Pippo SILVIA REGAZZO
Isacco IORIO ZENNARO
Antonio COSIMO PANOZZO
Giorgio GOCHA ABULADZE
Ernesto / Il Pretore MATTEO FERRARA
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Giovanni Battista Rigon
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Eleonora Gravagnola
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Paolo Mazzon
Coproduzione con il Rossini Opera Festival
Verona, 20 aprile 2012
La Gazza ladra mancava dalle scene veronesi dal lontano 1824 e questa produzione era attesa dopo il felice debutto al ROF di Pesaro nel 2007 con il quale è stata cooprodotta. Finalmente arrivata al Filarmonico, l’allestimento che ha consacrato il nome di Damiano Michieletto in campo internazionale, stilizzata nell’impianto scenico fisso di Paolo Fantin e con i costumi stilisticamente non del tutto convincenti di Carla Teti, dal suo debutto pesarese complessivamente mantiene la sua originale efficacia. Non si può però non dire che qualcosa si è perso. Ad esempio, tutto il secondo atto, oltre a essere particolarmente buio e che vede la presenza di acqua sulla scena, dalla platea lo si intuisce solamente. Pare che motivi tecnici abbiano impedito l’utilizzo della pensilina per la scena del processo dell’atto II. La regia stessa, allo stesso modo pare qua e là lacunosa e crea l’impressione che i cantanti…si arrangino. Sul piano musicale, già dall’ouverture, la concertazione di Giovanni Battista Rigon appare alquanto fortunosa. Le sonorità dell’orchestra oscillanano perennemente tra il “forte” e il “fortissimo”, la tenuta ritmica è instabile tra eccessivi rallentamenti e velocizzazioni nevrotiche che generano solo caos. Il gesto del direttore è impreciso e mostra una scarsa attenzione al “rubato” e alle reali ragioni “belcantiste”. Per chi scrive, sono inoltre ingiustificati i tagli operati sulla partitura. Una concertazione equilibrata avrebbe avuta la stessa durata di questa e senza tagli….L’orchestra, da parte sua, ci ha offerto una delle sue peggiorie prestazioni degli ultimi tempi, mentre il Coro è parso spesso “sopra le righe”…Peccato!
Il cast vocale è complessivamente valido. Omar Montanari e Giovanna Lanza sono stati due ottimi “coniugi” Vingradito. Entrambi hanno sfoggiato voci pastose, morbide e un fraseggio sempre vivace e colorito. Non sempre “i figli” corrispondono “ai genitori” e così Giannetto Vingradito, alias Mario Zeffiri tenore contraltino, non è proprio “cresciuto bene”. Oltre a non entusiasmare sul piano del colore vocale, mostra un registro acuto piuttosto fortunoso, una tendenza a cantare sempre forte con una linea di canto instabile che diventa linfatica. Al contrario, la sua “fidanzata” Ninetta – Majella Cullagh è stata ammirevole per proprietà stilistica e vocale. Dolce, patetica e dotata di una bella linea di canto. In questo caso, a un’ottima figlia, corrisponde un “genitore” adeguato. Il Fernando Villabella di Roberto Tagliavini è contrassegnato da una voce piena, omogenea (anche se in certi momenti l’emissione appare un po’ costruita, poco naturale e a un canto un po’ troppo ostentato al “forte) e un fraseggio vibrante. E veniamo al “cattivo”. In questo caso il Podestà Gottardo. Qui troviamo Mirco Palazzi. Più nobile che “vilain”, il basso riminese è un “virtuoso” ammirevole e un’altrettanto convincente “attore cantante”, nel senso che prima di tutto il suo personaggio è contrassegnato da un fraseggio accurato e partecipe. Nel resto del cast troviamo il Pippo di Silvia Regazzo. Di certo non è un contralto, come richiederebbe il ruolo, ma si disimpegna con correttezza. Validi e appropriati gli interventi di Iorio Zennaro, Cosimo Panozzo, Gocha Abuladze e Matteo Ferrara. Teatro non esaurito. Pubblico piuttosto disorientato da una partitura decisamente poco conosciuta, se si esclude la celebre ouverture, ma che alla fine ha tributato applausi calorosi agli interpreti.
Foto Ennevi – Fondazione Arena di Verona