Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, Stagione Lirica 2012
“RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca di Mantova FRANCESCO MELI
Rigoletto LUCA SALSI
Gilda JULIA NOVIKOVA
Sparafucile MICHAIL RYSSOV
Maddalena FRANCESCA FRANCI
Giovanna ANNIKA KASHENZ
Il conte di Monterone NICOLO’ CERIANI
Marullo ANGELO NARDINOCCHI
Matteo Borsa MARIO BOLOGNESI
Il conte di Ceprano GIULIANO PELIZON
La contessa di Ceprano MARTA CALCATERRA
Un usciere IVO FEDERICO
Il paggio della duchessa LOREDANA PELLIZZARI
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste Regio
Direttore Corrado Rovaris
Maestro del Coro Paolo Vero
Regia Michele Mirabella
Scene Lorenzo Ghiglia
Costumi Chiara Barrichello
Trieste, 23 marzo 2012
Oh, che bello questo “Rigoletto” che la Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste ci presenta. Alla recita cui abbiamo assistito, ci è stato offerto uno spettacolo di grande spessore musicale. Ormai siamo più abituati a riferire di fantasmagoriche scenografie, di strabilianti effetti luce, di costumi sfarzosi e di regie originali che a parlare di qualità e di alto livello musicale. Forse perché essendo spesso questo un lato carente, si cerca di sopperire con l’aspetto visivo…ma veniamo al dunque. Abbiamo avuto il piacere di ascoltare una coppia di fuoriclasse: Francesco Meli nel ruolo del Duca di Mantova e Luca Salsi in quello di Rigoletto. Francesco Meli si conferma essere tenore di gran classe, perfettamente a suo agio nel ruolo. Ha un fraseggio perfetto, scandisce ogni singola sillaba rendendola chiara e comprensibile anche ai neofiti dell’opera (pochi in una platea di ultrasessantenni…), un bellissimo timbro e affronta con grande disinvoltura e sicurezza la tessitura del personaggio. A ciò dobbiamo aggiungere buone doti attoriali e interpreta con giusta convinzione. Veramente una prova notevole! Potremmo e dovremmo scrivere le stesse cose di Luca Salsi quale Rigoletto ma è inutile ripetersi: aggiungiamo che ha degli acuti portentosi e dei fiati che sembrano interminabili. Bravo! Inoltre entrambi sembrano esenti dalla necessità di “riscaldarsi” la voce in corso d’opera: questa sembra essere diventata una strana consuetudine dei cantanti…. Restiamo un po’ delusi dalla Gilda di Julya Novikova (la Gilda del Rigoletto mantovano con Domingo). Utilizza con grande maestria e piacevolezza la voce che per di volume alquanto limitato. In più è scenicamente inerte, senza pathos, a parte il terzo atto durante il quale un po’ di anima viene fuori ma in generale non convince. Decorosi e adeguati scenicamente lo Sparafucile di Michail Ryssov e la Maddalena di Francesca Franci. Molto buona la prova di Nicolò Ceriani nel difficile ruolo di Monterone che porta a compimento con disinvoltura e grande professionalità. Di buon livello gli altri interpreti: Annika Kaschenz (Giovanna) Angelo Nardinocchi (Marullo), Mario Bolognesi (Borsa), Giuliano Pelizon (Conte di Ceprano), Marta Calcaterra (Contessa di Ceprano), Loredana Pellizzari (Paggio) e Ivo Federico (Usciere di corte).
Abbiamo molto apprezzato la conduzione dell’Orchestra del Verdi di Trieste ad opera di Corrado Rovaris: aderente alle indicazioni di Verdi, cauto nel non sovrastare le voci in palco con i “fortissimi” richiesti dal “Cigno di Busseto” che generalmente scatenano le orchestre, elegante nel non sottolineare le tipiche sonorità bandistiche di alcune pagine verdiane. Di ottimo livello anche l’Orchestra, a parte qualche imprecisione da parte nei fiati nel Preludio. Molto bene anche il settore maschile del coro triestino, diretto dal Maestro Paolo Vero: compatto, intonato, presente e preciso. L’impianto scenografico è sorprendente. Innanzitutto perché segna il ritorno alle scene dipinte, invece che costruite. E ben venga il risparmio di tanti poveri alberi per finire immolati su un palcoscenico per un’ultima settimana di vita… Poi, è sorprendente, perchè non è incredibile come i fautori della scena costruita sostengono: riesce nel compito di trasportarci altrove forse, e più giustamente, in una dimensione onirica e favolistica che è propria dell’opera lirica e di questo non possiamo che ringraziare lo scenografo Lorenzo Ghiglia per averle disegnate e così pensate. Belli i costumi di repertorio coordinati da Chiara Barrichello mentre restiamo perplessi sulla regia di Michele Mirabella. Come sempre, quando la fama precede l’esecutore, il rischio di restar delusi è maggiore e questo caso non fa eccezione. La regia è estremamente convenzionale e pecca pure di qualche errore nella disposizione del gruppo destro del coro nel secondo atto, ad esempio, che limita la visuale a metà platea; nel voler enfatizzare la deformità di Rigoletto che, oggi giorno, sembra piuttosto fuori luogo e non apporta niente di più al personaggio; nel rendere ancora meno credibile la separazione di luoghi tra l’interno e l’esterno del cortile, tra l’esterno e l’interno della casa di Sparafucile, causa incauto sforamento delle due zone da parte di coro e solisti; e così via. Forse il regista stabile del Verdi avrebbe saputo fare lo stesso, se non meglio, a costi sicuramente inferiori. E di questi tempi, risparmiare sarebbe intelligente.
Foto Fabio Parenzan – Trieste