Verona, Teatro Camploy, L’altro teatro 2o12
“TRAVIATA”
creazione per dodici danzatori
progetto Corpo a Corpo Verdi (2011-2013)
Compagnia Artemis Danza Monica Casedei
Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan.
Coreografia, regia, scene, luci, costumi Monica Casadei
Musica di Giuseppe Verdi
elaborazione musicale Luca Vianini
drammaturgia musicale Alessandro Taverna
Verona, 2 marzo 2012
La “Traviata” di Monica Casadei, presentata al teatro Camploy, si è mostrata come una specie di fantasia, più teatrale che di danza, incentrata sul tema della celebre opera verdiana, accompagnata da brani musicali estratti dal capolavoro verdiano. Nonostante la preziosa colonna sonora, l’autrice non si è avvicinata più di tanto alla musica, ma si è mossa verso un’appariscente teatralità giocando con tre colori contrastanti -bianco, rosso, nero- e, attraverso l’uso di effetti scenici stravaganti, ha creato una sequenza dei bei quadri; ma la loro bellezza superficiale e statica è stata incompatibile con la profondità del dramma musicale. Anche i volti ben astratti che popolavano questo balletto, senza il forte suggerimento della musica, perdevano qualsiasi legame con i personaggi del melodramma.
All’inizio dello spettacolo il palco è stato invaso dal bianco. Erano otto donne, probabilmente, otto riflessi dell’immagine di Violetta. Le loro gonne con gli strascichi lunghissimi come la schiuma bianca riempivano lo spazio. Con i calici tra mani le donne si spostavano, dondolavano, ruotavano. I loro movimenti lentissimi, la loro posa plastica e la gestualità angolare e deformata disegnavano un bel quadro d’effetto“decadente”.
Al bianco del mondo fragile di Violetta si è intromesso il nero del coro, il gruppo nerovestito, che impersonava la società. È stata l’unica parte dello spettacolo danzabile e attiva e, talvolta, ben disegnata con movimenti bruschi e una plasticità aggressiva. Risaltavano nella gamma coloristica dello spettacolo gli schizzi rossi degli assoli di Monica Casadei, che interpretava una delle varie immagini di Violetta. Il rosso del suo vestito richiamava l’intensità dell’azione. Ma l’azione, con la protagonista che non utilizzava lo spazio e si dibatteva convulsamente senza spostarsi, risultava quasi inesistente. Un succedersi di assoli, ma tutti stancamente o convulsi o statici.
Per creare la bella e stravagante immagine dello spettacolo, la Casadei ha inserto nella sua “Traviata” alcune scene “ad effetto” o altre di natura contemplativa per illustrare la sua idea creatrice. Un incremento all’azione è venuta dal mostrare degli espressivi nudi femminili, con la efficace idea di mostrare il concetto di purezza indifesa. Ma i movimenti dei corpi non si evolvono nello spazio, rimangono contemplativi e senza azione. Il punto più alto: un assolo di una schiena nuda, lungo, privo di uno sviluppo e di una conclusione.
Il conflitto mancato in scena è stato come travolto dall’intensità della musica di Verdi. La vera mancanza è stato il presentare un conflitto che non trova alcuna soluzione, cosa che non ha creato uno spettacolo a frammenti visivi. Gli artisti della compagnia di Monica Casadei “Artemis Danza” hanno dato il massimo per esprimere scenicamente la loro “Traviata”. Il “coro nero” ha mostrato un buon lavoro di precisione, il “coro bianco” una visione più estetica, mentre Monica Casadei e le altre soliste sono state molto espressive nella loro particolare plasticità.