Firenze, Teatro Comunale, Stagione sinfonica 2012
Leonidas Kavakos e Sol Gabetta con Dvořák e Beethoven
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Leonidas Kavakos
Violoncello Sol Gabetta
Antonin Dvořák: Concerto per violoncello in Si minore op. 104 e orchestra
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92
Firenze, 4 marzo 2012
Giovani talenti: questa la linea guida, quasi una parola d’ordine, della nutrita stagione concertistica 2012 del Maggio Musicale Fiorentino che offre alle promesse della musica del domani un trampolino di lancio presso uno dei palcoscenici più prestigiosi d’Italia.
Stavolta è il turno della violoncellista argentina Sol Gabetta. Vincitrice del Crédit Suisse Young Artists-Award nel 2004 nonché fondatrice dello svizzero Festival di musica da camera “Solsberg” nel 2008. Con il suo prezioso Guadagnini del 1759, concesso dalla Fondazione Rahn, giunge a Firenze interpretando l’impervia partitura del Concerto per violoncello di Dvořák, altissima pagina della letteratura di detto strumento dal suono caldo, quasi umano. Virtuosismo e pathos corrono di pari passo nell’esecuzione del brano grazie ad una tecnica accademia brillantemente assimilata oltre ad una partecipazione emotiva che risalta il carattere scultoreo della musica concepita dal compositore boemo. Gran partecipazione, dunque, per un’esibizione che trova il favore del pubblico il quale è appagato da un profondo bis nel quale la giovane interprete ha dato modo di far mostra anche delle sue buone doti canore. Ad accompagnarla dal podio il violinista greco Leonidas Kavakos che continua anche qui al Comunale la sua esperienza direttoriale che sta portando avanti da anni in vari teatri del mondo con risultati più o meno garbati.
Inevitabile constatare la netta differenza dei risultati prodotti dai due interpreti: alla limpida scorrevolezza della partitura garantita dalla prima non corrisponde altrettanta leggiadria del secondo con la conseguenza di aver l’impressione che solista e direttore non dialogassero procedendo per strade proprie scindendo inesorabilmente il rapporto intrinseco del “concertare” tra lo strumento solista e la bacchetta e, per estensione, di tutta l’orchestra.
Tali constatazioni non si può fare a meno di notarle anche nella seconda parte del concerto con una Settima beethoveniana in cui i forti accenti che ne fanno “l’apoteosi della danza” (Richard Wagner) sono portati a un tale eccesso sfociando, principalmente nella veemenza del IV movimento, a colorature eminentemente bandistiche. Il miglior momento esecutivo è da rintracciarsi nel II movimento dove Kavakos è riuscito maggiormente, rispetto agli altri, ad avvicinarsi al significato più profondo del pezzo, di un “brano enigmatico per la sua ambivalenza espressiva, sempre in bilico tra la malinconia e il sorriso” (Paolo Gallarati). L’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ha puntualmente sfoggiato tutta la sua bravura in ogni sua sezione, ma purtroppo come è cosa ben nota, laddove non funziona la direzione l’orchestra (che in primis traduce il messaggio della bacchetta) non funziona. Scarso pubblico domenicale ed entusiasmo convinto e diffuso; per il prossimi concerti fiorentini appuntamento alle calende di aprile.