Roma, Teatro dell’Opera: L’Arte della danza americana

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione di Opere e Balletti 2011-2012
Graham, Humphrey, Limón, Ailey – L’Arte della danza americana
Solisti, Corpo di ballo e orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore d’orchestra David Levi
“Diversion of Angels”

Coreografia Martha Graham
ripresa da Denise Vale, Peter London, Peggy Lyman
Musica Norman Dello Joio
Con: Gaia Straccamore, Damiano Mongelli
Day on Earth
Coreografia Doris Humphrey
ripresa da Paul Dennis e Sarah Stackhouse
Musica Aaron Copland
Pianoforte Sandro De Palma
Con:  Alessandro Tiburzi, Alessia Barberini, Alessia Gay, Ludovica Lombardi
Chaconne”
Coreografia José Limón
ripresa da Sarah Stackhouse
Musica Johann Sebastian Bach
Violino Vincenzo Bolognese
Con: Raphael Boumalia
The River”
Coreografia Alvin Ailey
ripresa da Clifton Brown e Masazumi Chaya
Musica Duke Ellington
Con: Gaia Straccamore, Clifton Brown
Luci Mario De Amicis, Chenault Spence (The River)
Roma, 7 marzo 2012
La danza americana, quella moderna e delle origini, è protagonista del palcoscenico dell’Opera, con una serata emozionante e un po nostalgica. Come racconta il direttore del Corpo di Ballo della compagnia romana Micha van Hoecke, che di moderno se ne intende, è come trascorrere un pomeriggio al Guggenheim Museum di New York o di Bilbao; questa era l’aria che si respirava in teatro. Tutto ciò che noi definiamo moderno o contemporaneo e ammiriamo frequentando i teatri e i palcoscenici di tutto il mondo ha origine in parte da questi pionieri, che con coraggio ma anche con la consapevolezza di avere davanti un mondo intero inesplorato hanno fondato le basi di una nuova idea di teatro di danza. Un fermento che pervase tutti i campi, dalla musica alla scenografia al costume, ma anche del sociale e non ultimo della  formazione e della didattica di danza.

È proprio Martha Graham, la “grande madre”, per lei il critico americano John Martin coniò il termine “modern dance”, ad aprire la serata. Diversion of Angels, lavoro del 1948, è un meraviglioso affresco di danza, per molti versi astratto, che vuole solo raccontare i percorsi dell’amore. Non vi sono miti, non vi sono storie o leggende al femminile da analizzare, per lei che è stata autrice sempre impegnata. Tre coppie e tre colori e tre diversi stadi dell’amore; rosso giallo e bianco, non a caso forse indossati e raccontati dalle donne, come erotismo, passione e quiete. Astratto forse, ma emerge la sacralità del tema: l’amore e la vita. Ed è pervasa di sacralità la danza di Martha Graham; sul palco sembra che qualcosa di superiore stia accadendo e che il corpo, decisamente e intensamente disegnato, sia custode di un segreto pronto a svelarsi. Sulla bella serena e dolce musica di Norman Dello Joio le danze attraversano il palco con continui scambi, continui incontri, diversi stati d’animo; bello dinamico e intenso. Come intensi sono stati i danzatori alle prese con una tecnica ed una spiritualità, quelle di Martha Graham, decisamente non facili.
L’altra matriarca della modern americana, Doris Humphrey, è decisamente diversa e forse all’opposto della Graham. Day on Earth è un lavoro del 1947 creato per la Limón Dance Company e che vide proprio José Limón nel ruolo dell’uomo. È molto semplicemente un racconto sulla vita con i suoi cicli dell’esistenza: un uomo, una donna, l’amore, i figli, il lavoro, la famiglia, la gioia, il dolore. Potrebbe essere la narrazione del percorso emotivo di una qualsiasi famiglia, vista con gli occhi di una donna e come in ogni racconto i personaggi hanno un loro codice espressivo. Ne esce fuori un affresco sincero, molto umano che spinge ad un rapporto di empatia tra i personaggi e lo spettatore. Bravi ed intensi Alessandro Tiburzi e Alessia Barberini esprimono quel movimento quasi naturale che non imbriglia il corpo in pose forzate e rendono quei percorsi emotivi dei personaggi leggibili e tangibili. Al pianoforte la bella esecuzione di Sandro De Palma del brano di Aaron Copland.
Chaconne di José Limón, su Johann Sebastian Bach, è il terzo lavoro della serata. Splendido solo creato nel 1942 agli esordi della sua carriera come coreografo. L’artista messicano si formò sotto l’ala di Doris Humphrey, e proprio a lei chese di mostrare privatamente la sua prima creazione; naturalmente ne rimase estasiata. Qualche anno dopo, era il 1946, darà vita alla José Limón American Dance Company, con la stessa Doris Humphrey nel ruolo di co-direttore, splendido esempio di collaborazione e realtà ancora viva e fondamentale per la trasmissione dell’arte di questo straordinario e poetico artista. Chaconne racchiude in se l’arte di José Limón e Raphael Boumalia ne ha dato una toccante e raffinata interpretazione. Le splendide ed eleganti linee, mani e braccia portate con leggerezza, giri vorticosi, un movimento continuo e fluido seppur ricco di oscillazioni, curve e torzioni tipiche del suo stile. Bellissimo. Al violino l’emozionante interpretazione di Vincenzo Bolognese; molto apprezzata.
Chiude la serata The River di Alvin Ailey, creato nel 1970 per l’American Ballet Theatre. Un balletto divertente il cui soggetto, un fiume che simboleggia il percorso amoroso di una coppia, è solo il pretesto per creare tanta splendida danza. Una fusione di elementi classici e modern-jazz che lo rendono quasi unico nella produzione di Alvin Ailey, coreografo “nero” americano che alla poetica antirazzista e impegnata ereditata da Lester Horton, ha dedicato delle pagine geniali e memorabili. The River è la perfetta chiusura, con la musica dinamica, bella ed accattivante di Duke Ellington splendidamente eseguita dall’orchestra diretta da David Levi e tutta la compagnia in scena a disegnare un affresco ancora affatto sbiadito, anzi brillante e piacevole allo sguardo. Caloroso e convinto successo.

 

 

Mauro Carboni