Fano, Teatro della Fortuna, Stagione Lirica 2011/12
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti. Libretto di Francesco Maria Piave.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry EVA MEI
Alfredo Germont ANTONINO SIRAGUSA
Giorgio Germont ROBERTO DE CANDIA
Flora Bervoix EVGENIYA RAKOVA
Annina JULIJA SAMSONOVA
Gastone de Letorieres GILBERTO MALURGIA
Barone Douphol GIACOMO MEDICI
Marchese d’Obigny ROBERTO GENTILI
Dr.Grenvil DANIELE GIROMETTI
Giuseppe MASSIMO SALUCCI
Un commissionario IGNAZIO PUCCI
Domestico di Flora JON SARRIS
Orchestra Sinfonica G. Rossini
Coro Teatro della Fortuna M. Agostini
Direttore Roberto Parmeggiani
Maestro del Coro Lorenzo Bizzarri
Regia Beppe de Tomasi
Ripresa Renato Bonajuto
Scene Nicola Visibelli
Costumi Micol Joanka Medda, Caterina Bottai
Coreografia Barbara Palumbo
Luci Angelo Ticchiati
Allestimento Opera Festival di Firenze
Fano, 22 marzo 2012
Il Teatro della Fortuna di Fano ha proposto come proseguo della sua stagione lirica sinfonica della fondazione Teatro della Fortuna uno dei titoli d’opera in assoluto più amati, conosciuti e rappresentati, La Traviata di Giuseppe Verdi. Sul palcoscenico del neoclassico teatro polettiano un allestimento meta teatrale firmato Opera Festival, mutilato profondamente per il piccolo palco di Fano con delle soluzioni di impianto assai improbabili ed all’apparenza persino poco meditate. Se per il Giardino Boboli (uno straordinario ed unico spazio naturale) lo scenografo Nicola Visibelli aveva costruito la scena dando sempre spazio a giochi prospettici regalandoci incredibili squarci visivi, qui tutto è piatto e tristemente chiuso da un fondale nero che incupisce la scena e tradisce sin dall’inizio l’idea originale. E’ chiaro che soluzioni create per grandi spazi sono difficilmente adattabili in spazi teatrali al chiuso, ma è anche vero che in teatro esistono mille forme e modi che aiutano a superare questi limiti. Le scene rievocano i fasti di un teatro ottocentesco con stucchi e oro, al centro della cui platea immobile e quasi a mo’ di simulacro si appoggia una grandissima mensa nera (un triste feretro come inevitabile ed ineluttabile destino della protagonista ?). Tutto è scuro, tutto è soffocante, immobile e poco curato. Renato Bonajuto cerca di adattare all’indole dei cantanti attori l’idea originale modificando totalmente ahimè l’idea originale del Maestro de Tomasi. Tristi i risultati. Dove sono tutte quelle citazioni dell’ allestimento che Luchino Visconti aveva costruito per la Traviata Scaligera sulla figura dell’indimenticabile Maria Callas? Dove sono gli sguardi, i movimenti scenici, insomma dov’è la regia?
Anonimo il disegno luci di Angelo Ticchiati ed i costumi di Micol Joanka Medda e Caterina Bottai che pur essendo assolutamente funzionali ad un allestimento classico sono adatti solo in spazi più ampi e con luci differenti in modo da poter nell’insieme spiccare per gamma cromatica e non per la povertà dei materiali. Tra tutti l’acconciatura e gli abiti di Violetta più che ad una cortigiana sembravano quelli di una dama settecentesca annoiata e sempliciotta. Sul versante musicale Roberto Parmeggiani dirigeva l’Orchestra Sinfonica G.Rossini sicuramente con buone intenzioni non eccellendo comunque per fantasia e per gesto. La sua una prestazione funzionale allo spettacolo, con il merito di aver tenuto a suo modo l’orchestra ed i cantanti ed arrivare alla fine. Poco non è stato nel quadro generale della serata. Violetta Valery era Eva Mei. Che dire? Una vera e propria delusione sia sul piano vocale che interpretativo risultando nel complesso ben poco credibile se non in rarissimi momenti della partitura. La sua Violetta più che una meretrice di alto bordo sembrava una donnina pia della media borghesia affaccendata alle riunioni di carità e beneficienza. E la passione verso Alfredo? La consapevolezza della morte? Il sacrifico d’amore? Il vuoto più assoluto. La sua voce è risultata sempre in bilico per intonazione e volume tanto da generare il fondato sospetto che sin nel I Atto nell’aria “E’ strano..” e poi “Sempre Libera”il soprano avesse difficoltà a proseguire; prova ne è stata sul finale un mi bemolle quanto mai fragile. L’atto successivo sembrava giocato “al risparmio”, con un canto quasi accennato. Solo nella sezione finale la cantante ha dato qualche sprazzo reale di canto e interpretazione. Dispiace dirlo ma, la Mei è quanto di più lontano ci possoa essere dal canto verdiano e da questo personaggio.
Alfredo Germont era Antonino Siragusa che debuttava nel ruolo. Con la sua vocalità spinta sino al limite della rottura e chiaramente improntata ad un canto poco controllato ed alquanto sfogato nel registro più acuto ha decisamente compromesso quell’ espressività e quelle sfumature che la parte di Alfredo richiederebbe. Goffo ed alquanto impacciato in scena non ha mostrato nessun tipo di coinvolgimento con la protagonista. L’emozione del debutto? Forse, comunque ad oggi un ruolo assolutamente fuori dalla sue corde. Giorgio Germont era Roberto De Candia. E’ ben chiaro che ci troviamo davanti ad un professionista ed è giusto riconoscerli impegno e un canto dignitosissimo ed anche una buona figura ed una voce sonora, ma per il ruolo di Giorgio Germont si ha bisogno di altro carisma. Una prestazione comunque professionalmente corretta. Nella folta schiera dei comprimari, prove non indimenticabili quando non imbarazzanti fatta salva forse Julija Samsonova (Annina) e Evgeniya Rakova (Flora Bervoix). Gli altri erano Gilberto Mulargia (Gastone, Visconte di Letorières ), Giacomo Medici (Barone Douphol ) Roberto Gentili (Marchese d’Obigny ) , Daniele Girometti (Dottore Grenvil ),Massimo Salucci (Giuseppe), Jon Sarris (Domestico di Flora), Ignazio Pucci (Commissario). Il Coro Teatro della Fortuna M. Agostini, preparato da Lorenzo Bizzarri ha offerto una prova alquanto altalenante. Un pubblico non molto vivace e partecipe, ma che comunque non ha risparmiato applausi a tutti senza particolari preferenze. Foto Amati Bacciardi