Intervista a Simone Alaimo

Il basso-baritono Simone Alaimo, dopo aver compiuto gli studi letterari e musicali, tra il 1974 e il 1976 frequenta il biennio presso il Centro di Perfezionamento Artisti Lirici del Teatro Massimo di Palermo. Successivamente vince il concorso presso l’Accademia di canto del Teatro alla Scala di Milano frequentando il triennio (1977–1980) del Corso di Perfezionamento per Giovani Artisti Lirici sotto la guida di Ettore Campogalliani e Gina Cigna. Durante gli stessi anni vince l’AS.LI.CO. di Milano (1977) e debutta in L’oca del Cairo e Bastiano e Bastiana di Mozart, La serva padrona di Pergolesi, Rigoletto di Verdi, Don Pasquale di Donizetti e infine Le nozze di Figaro di Mozart, sempre in ruoli da protagonista. Negli stessi anni consegue il 1º premio assoluto in numerosi concorsi internazionali, a partire dal 1981 viene seguito negli studi di canto da Rodolfo Celletti. Ha così inizio la sua carriera internazionale che lo vede ospite dei più grandi teatri del mondo. Nei primi anni ottanta è stato costantemente presente nei Festival lirici estivi più importanti d’Italia: Verona (Arena), Martina Franca (Festival della Valle d’Itria) e soprattutto Pesaro, dove si è consacrato fra i massimi interpreti rossiniani. Ha in repertorio circa 90 opere che lo hanno visto spaziare, in trent’anni di carriera, dal barocco all’Ottocento italiano, dal verismo al contemporaneo.  Nel 2000 ha vinto il premio “Gigli D’Oro” alla carriera. Domenica 11 marzo 2012, al Teatro Bellini di Catania, sarà tra i protagonisti del concerto di beneficenza  a favore della Fondazione “Fon.Ca.Sa”che si occupa delle malattie neoplastiche del sangue.

Avvicinarsi ad un professionista del suo calibro e cercare di farle domande anche lontanamente interessanti è assai difficile…quante cose già chieste, quante risposte date…ecco, c’è stato mai il desiderio di rispondere ad una domanda che lei ha da sempre atteso e che mai le hanno rivolto? Se sì ,quale? 
Non mi è mai capitato di pensare di voler dire altro oltre quello che mi è stato domandato , ho risposto a tante domande anche a volte bizzarre, a volte invadenti, a volte talmente anonime e scontate da entrare nel novero della standardizzazione delle risposte. In compenso mi è capitato spesso di pensare che pur nell’imponente mole di curiosità a cui un artista fa fronte, in fondo nulla riesce a tirare fuori veramente l’uomo che respira dietro ogni singola immagine pubblica. Questo perché chi domanda raramente è interessato alle verità individuali e perché ognuno di noi sente che una certa alea di straordinarietà è funzionale alla meticolosa creazione del personaggio pubblico. Posso però affermare con una certa convinzione di non aver mai pensato di essere speciale in nessun modo e di aver raccontato la mia normalità con vera convinzione senza strumentali atteggiamenti di esasperata modestia.
Che cosa annoia maggiormente Simone Alaimo come artista  e cosa Simone Alaimo come persona? 
Sia come uomo che come artista mi annoiano i luoghi comuni e la banalità, le sovrastrutture e la presunzione. Vivo bene in ambienti semplici dove le mistificazioni non hanno asilo, ma per questo sia il teatro che un certo tipo di  vita di relazione sono ambienti scomodi.
Quale è stata l’incontro artistico più importante della sua vita?  
Debbo tanto a tante persone che non vorrei far torto a nessuno citando solo alcuni , in ogni momento qualcuno è stato funzionale alla mia crescita, De Tommasi uno dei primi registi che ha creduto in me, Rodolfo Celletti che ha puntato su alcune mie caratteristiche potenziandole, Tito Gallacci che con l’opera Giocosa ha investito sulle mie capacità temprandomi, Marilyn Horne che ha scelto di avermi vicino in tante occasioni orientando la mia carriera in un percorso di specialità consacrante e ancora, Gina Cigna che ha guidato i primi passi, Campogalliani, che mi ha insegnato il rigore della musica, Massimo De Bernardt con il quale ho sperimentato un’affinità drammatica, la Genger con i suoi consigli di stile, il Maestro Gavazzeni dal quale ho imparato l’umiltà dell’ascolto, Bruno Campanella che mi ha suggerito l’eleganza di un certo tipo di lettura musicale, Jean Pier Ponnelle gratificandomi con la sua considerazione mi ha indotto ad una raffinata ed efficace prospettiva della teatralità e potrei continuare all’infinito perché ogni incontro è stato per me motivo di approfondimento e riflessione profonda, spero non me ne vogliano coloro che non ho citato perché sono comunque saldamente nel mio cuore.

E quale quello  sua vita personale ?   
Anche la mia vita personale è stata ricca di incontri che hanno fatto di me l’uomo di oggi al quale guardo con sereno compiacimento, ma quelli fanno parte della mio nucleo più geloso del quale trovo superfluo parlare, rivolgo solo un pensiero grato ai miei figli Alessandro con Maddalena e Simoncino e  ai piu’ piccoli Annamaria e Nicolo’.Ma soprattutto a Vittoria che ancora oggi, oltre che moglie, continua ad essere la mia maestra e che ama  spesso ripetere che sta per festeggiare il” venticinquennale della resistenza”.
Le è mai accaduto nell’arco della sua lunghissima carriera di non ritrovarsi più e di pensare anche solo un attimo di lasciare tutto ? 
Non ho mai perso di vista la realtà della mia posizione, ho sempre considerato di essere un privilegiato per poter fare quello che amavo in maniera così gratificante, certo ci sono stati momenti belli e momenti meno belli ma nulla mi ha mai portato a pensare che la strada fosse sbagliata, ho preferito ritenere che come in tutte le cose della vita ombre e luci siano immagini perfettamente speculari dal carattere complementare e inscindibile.
La personalità artistica ha mai avuto il sopravvento su quella personale? 
Molto spesso, sono sul palcoscenico una proiezione di quello che sono nella vita, egocentrico ma generoso, aggressivo ma flessibile, infantile ma affidabile, coraggioso ma emotivo, con una decisa vis drammatica ma con qualche scivolone verso un’inconsapevole comicità…. Un pasticcio di contrasti, conflitti ma anche punti fermi. Questo credo, banalmente, come tutto il genere umano.
Cosa vuol dire svolgere la professione di artista lirico? 
Svolgere questa professione è un atto di fede, ci vuole abnegazione, volontà, determinazione professionalità, modestia, rispetto per chiunque ti precede anche solo di un passo, empatia e soprattutto nervi saldi.
Quali sono i pregi e i difetti per chi svolge tale professione? 
Pregi è la capacità di comunicare con un’altra lingua, quella della musica, di avere un orizzonte espressivo sostanziato da una profonda conoscenza del sentire, non si può raccontare i sentimenti senza filtrarli attraverso il proprio mondo esperienziale. Difetti? Prendersi troppo sul serio smarrendo il senso della realtà oggettiva.
Quanti sacrifici impone una carriera come la sua? Ci sono state cose che con il senno del poi avrebbe evitato di fare…dei piccoli o grandi rimpianti… 
Tanti sacrifici sono sempre dietro ogni percorso, dietro ogni solida carriera, nulla che duri è mai gratuito, ma quando una scelta è consapevole ogni accadimento trova la sua giusta collocazione divenendo rassicurante giustificazione emotiva. L’unico rimpianto che ho e che non sono riuscito a godere di ogni attimo della vita dei miei figli, perdendomi momenti importanti della loro crescita ma poi mi consolo e assolvo ripetendomi che sono venuti su bene e che io con il mio lavoro ho in parte contribuito alla loro serenità rendendoli anche certi del mio incondizionato amore.
Quali sono le difficoltà che s’incontrano durante il cammino nell’ambito musicale? E come si fa a superarle? 
Niente che non possa essere superato con lo studio e la determinazione. Porsi in modo critico verso se stessi aiuta a fare sempre meglio, riconoscere i propri limiti ed accettarli è indispensabile ma bisogna anche avere una buona dose di consapevolezza che ti permetta di far fronte ad alcuni meccanismi inficianti di questo ambiente che per sua conformazione genetica tenta di fagocitare chi si pone in maniera debole di fronte agli accadimenti.
La gioia più grande artisticamente… 
Ho avuto tanti riconoscimenti importantissimi ma la vera gioia sono state le lacrime commosse dei miei genitori al mio primo piccolo successo e mia figlia che a poco più di tre anni assistendo ad una registrazione live di un disco verdiano disse: “ Mi sento emozionata tuttissima”. 
Un aneddoto divertente durante una delle sue performance… 
Durante una recita di Don Pasquale a Treviso nel duetto con Malatesta (Elia Padovan)…. Pasquale risponde a Malatesta: “Lo schiaffo e’ nulla, v’e’ di peggio ancora… LEGGETE…”. A quel punto avrei dovuto esibire un biglietto che gli attrezzisti, pero’, avevano dimenticato di mettere nelle mie tasche… Allora, senza perdermi d’animo, (avevo solo 24 anni), anzicche’ “LEGGETE” risposi: “ASPETTATE”….. quindi con molta tranquillita’ uscii dalla quinta e stracciai un pezzo di carta dallo spartito di un maestro di scena…. e, come se nulla fosse, ritornato in scena, dissi a Malatesta: “LEGGETE”…… nessuno si accorse di nulla ma ci divertimmo tantissimo…. Beata gioventu’…….
Ha mai sofferto di ansia da prestazione? 
Assolutamente si, non mi ha mai abbandonato! Confesso che c’e’ sempre stata e sempre ci sara’, ma sono sempre riuscito a mascherarla molto bene e poi quando entro in scena magicamente tutto passa!
Prossimi impegni… 
I prossimi impegni mi vedranno presto coronare un sogno: il prossimo aprile saro’ infatti, il protagonista del Mose’ in Egitto di G.Rossini in Abruzzo (L’Aquila, Chieti e Teramo). A ottobre saro’ a Catania per il Mustafa’ dell’Italiana in Algeri di G. Rossini. A febbraio 2013 saro’ all’Opera di Parigi con la Cenerentola di G. Rossini (Don Magnifico).
Qual è il sogno di Simone Alaimo? 
Dopo aver avuto tanto mi sembrerebbe improprio riconoscere di avere ancora un sogno, ma dal momento che tutta la mia vita è stata sempre una sfida, posso dire di avere ancora un’aspettativa che non ha caratteristica di residualità anzi è colonna portante di questo mio momento storico. Mi sto dedicando alla formazione accademica di tanti giovani talenti, vorrei poter offrire a quanti più giovani è possibile  il conforto della mia esperienza, accompagnandoli e sostenendoli nei primi difficili momenti di questa carriera. Spero che questo impegno si radichi sempre di più e generi sempre nuovi frutti. Il mio primo grande successo è stato mio nipote Nicola Alaimo e sono seguiti Jessica Nuccio,Michele Mauro, Paola Alaimo, Caterina D’Angelo, Adriana Di Paola, Francesco Vultaggio, Giuseppe Esposito, Angelo Villari e ancora altri e spero sempre di più in un soddisfacente riconoscimento di talenti, in un percorso fortemente meritocratico.
E come se vi fossero dei titoli finali di un film,come potremmo chiudere questo nostro incontro?  
Vorrei chiudendo rivolgere un grazie a chi mi collabora in questa impresa: il mio direttore artistico M° Salvatore Scinaldi  colonna portante del progetto che stiamo realizzando, il Maestro Alberto Maniàci valido collaboratore e Direttore d’orchestra e infine mia moglie Vittoria Mazzoni che occupandosi in maniera certosina dell’impostazione tecnica ne permette la trasformazione in realtà… senza di lei non ci sarebbe un  così valido progetto  Accademico.