Deutsche Oper Berlin:”Jenufa”

Berlino, Deutsche Oper, Stagione Lirica 2011 / 2012
“JENUFA”
Opera in tre atti su libretto dell’autore, dal dramma La sua figliastra di Gabriela Preissova.
Musica di Leos Janacek
La vecchia  Buryja HANNA SCHWARZ
Laca Klemen WILL HARTMANN
Steva Buryja JOSEPH KAISER
Kostelnicka Buryja  JENNIFER LARMORE
Jenufa MICHAELA KAUNE
Il mugnaio SIMON PAULY
Il sindaco STEPHEN BRONK
Sua moglie  NADINE SECUNDE
Karolka MARTINA WELSCHENBACH
Una domestica FIONNUALA  McCARTHY
Barena JANA KURUCOVA’
Jano HILA FAHIMA
Chor und Orchester der Deutschen Oper Berlin
Direttore  Donald Runnicles
Maestro del Coro William Spaulding
Regia Christof Loy
Scene Dirk Becker
Costumi Judith Weihrauch
Luci Bernd Purkrabek
Coreografia Thomas Wilhelm
Berlino, 4 marzo 2012

La Deutsche Oper di Berlino ha presentato una Jenufa magnificamente efficace e potente nella sua semplicità semplice, frutto di un’azione combinata della direzione d’orchestra di  Donald Runnicles e della regia di Christof Loy. Una rappresentazione anche  caratterizzata da una complessivamente ottima compagnia di canto che ha offerto un equilibrato gioco scenico e personaggi ben caratterizzati in una ambientazione scenografica scarna   che ha bene incorniciato le azionie dei personaggi e delle masse. Anche i costumi moderni sono parsi particolarmenti riusciti nel dare forza ai personaggi. Lettura lucida e chiara anche quella di Donald Runnicles che della partitura ha fatto emergere la complessa struttura orchestrale e il forte  contenuto emotivo e drammatico.
Loy ha  enfatizzato la sua impostazione registica facendo entrare i personaggi  in scena prima che la musica inizi. Nel silenzio fissano un movimento di partenza in questa scenografia che fortemente inquadrata, sembra una pellicola cinematografica. Ad esempio, all’inizio, la matrigna di Jenufa, ‘Kostelnicka (Jennifer Larmore) che guida le azioni più importanti dell’opera, entra in scena dal fondo con una valigia, la appoggia, quindi si appoggia pensierosa a  parete fino a quando la musica inizia. Le pareti di fondo e  laterali si  muovono e creano vari passaggi e ambienti nei quali troviamo pochissimi elementi. Tutto è concentrato sull’azione e le emozioni dei personaggi.
Abbiamo già fatto cenno alla ottima compagnia di canto. Ottima ma non eccelsa, soprattutto sul piano emotivo, ad eccezione di Hanna Schwarz. Michaela Kaune come Jenufa ha sfoggiato una voce dal bel suono caldo, ma il suo canto non è mai stato totalmente coinvolgente e non ha mai fatto emergere totalmente lo strazio del personaggio. Jennifer Larmore, una splendida interprete di “belcanto”, ora sempre più orientata a ruoli decisamente più drammatici, non ha mostrato nella voce quella corporalità “slava” che la poteva preservare dall’essere in qualche momento soverchiata dall’orchestra. E’ stata comunque un’artista straordinariamente  generosa e tecnicamente sicura e ha toccato, nella scena dell’omicidio del figlio di Jenufa uno dei momenti più alti della serata. Will Hartmann (Laca), che insieme a Schwarz ha avuto ilpiù convinto successo di pubblico, ha una luminosa voce tenorile e un registro acuto ben proiettato. La sua presenza scenica è altrettanto valida, anche se non ha saputo totalmente trasmettere la frustrazione e la intensa gelosia che lo spinge a ferire in viso Jenufa. Joseph Kaiser nel ruolo di Steva, fratello di Laca, pur avendo meno voce di Hartmann ha perfettamente incarnato la becera e crudele natura del personaggio. Abbiamo già fatto cenno alla forza drammatica di Hanna Schwarz chiaramente palpabile  tra il pubblico. Il ruolo della nonna è breve, ma forte è stato il contrasto tra la profonda risonanza drammatica della Schwarz, la sua viscerale presenza vocale, e il resto del cast. Sia la Larmore che la  Kaune pare siano state penalizzate da uno stato influenzale che le ha penalizzate durante le prove dello spettacolo. Ciò può avere sicuramente penalizzato queste due interpreti nel totale possesso dei personaggi. La regia do Loy ha indubbiamente sfrondato la vicenda da  elementi marcatamente folcloristici della matrigna cattiva, del donnaiolo, dell’ubriacone, ecc. per raccontare una storia più moderna e ha permesso al suo cast di essere comunque convincente nel mostrarci  un dramma umano e accessibile, ma non viscerale e  incandescente. Loy, parlando delle sue regie, fa spesso cenno a come sia fondamentale per lui la risonanza emotiva  del canto. Forse è un aspetto questo, che non si realizza mai compiutamente vista la mancanza di reali personalità vocali. Ciò non toglie comunque nulla all’eccellente lavoro compiuto da Loy e Runnicles in questa interpretazione di Jenufa. Foto Monika Rittershaus – Deutsche Oper Berlin 2012