Milano, Teatro alla Scala, Stagione Lirica 2012
“AIDA”
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il re d’Egitto MARCO SPOTTI
Amneris MARIANNE CORNETTI
Aida LIUDMYLA MONASTYRSKA
Radamès JORGE DE LEON
Ramfis ROBERTO TAGLIAVINI
Amonasro ANDRZEJ DOBBER
Una sacerdotessa PRETTY YENDE
Un messaggero ENZO PERONI
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Omer Meir Wellber
Maestro del Coro Bruno Casoni
Regia e scene Franco Zeffirelli
ripresa da Marco Gandini
Costumi Lila De Nobili
Allestimento del Teatro alla Scala 1963
Milano, 12 febbraio 2012
Come terzo titolo operistico in stagione, l’allestimento di Aida del 1963 firmato da Franco Zeffirelli riscuote, alla seconda replica, grande affluenza e interesse da parte del pubblico milanese. La scelta di riproporre alcune gloriose e sempre apprezzate produzioni della migliore tradizione registica, comporta inevitabilmente il pericolo di assecondare il carattere un po’ datato di alcune di esse, se non si accompagnano, nella loro ripresa, ad un’attenzione verso la vitalità scenica e drammaturgica di cui queste regie comunque devono godere. Nel caso particolare di questa Aida se l’imponenza e l’attenzione al dettaglio scenografico sono parse completamente rispettate nell’intento originale, così non sempre è stato per quanto riguarda l’interazione attoriale fra i vari personaggi che, nel plasmare un tipo di recitazione abbastanza manierata, rinunciano talvolta a quella verità scenica voluta da Verdi e che si pone necessaria in quest’opera. Troppe volte, infatti, assistiamo in Aida ad un eccessiva licenziosità nell’assecondare la platealità dell’azione e la monumentalità scenografica che però sviliscono quello che è il carattere intimistico e drammaturgico di alcune scene.
Così è stato per il terz’atto (quello dei grandi duetti), che ha sofferto di una mancanza di tensione drammatica e fastidiose imprecisioni sceniche: Aida che vede Amonasro voltandosi troppo presto creando uno scompenso drammaturgico, una totale mancanza di dinamica al momento della fuga di Aida e del padre o ancora allo stentoreo duetto fra Aida e Amneris nel secondo atto. La nota dolente è giusto dirlo viene primariamente dalla direzione d’orchestra, lenta e sfibrata di Omer Meir Wellber. Il giovane direttore non riesce a imprimere i tempi drammaturgicamente adatti, e fa registrare imprecisioni imperdonabili nella concertazione (Scena del trionfo) e poca accortezza per i dettagli (preludio del terzo atto). E’ chiaro che la scarsa prova del direttore abbia compromesso la tensione drammatica per tutto l’arco dello spettacolo di cui, purtroppo, non rimane che la nota spettacolare e la meraviglia estetica dell’allestimento.
L’Aida di Liudmyla Monastyrska è incisiva e partecipe. Dotata di una voce dal timbro ambrato e scuro, si è fatta valere nei numerosi pianissimi che parte richiede ( meno riuscito il Do dei Cieli azzurri) e non ha difficoltà nelle scene più drammatiche e concitate, dove ci è parsa la più coinvolta. Qualche perplessità circa il fraseggio, a volte spezzato da prese di fiato ingiustificate, soprattutto nel finale dell’opera e nelle due arie. Radames era il giovane tenore Jorge De Leon. La voce potenzialmente bella e sonora, è però scarsamente appoggiata e “balla” vistosamente, rendendo quasi impossibile un fraseggio incisivo e al tempo stesso cristallino. A ciò si aggiungono le palesi difficoltà soprattutto nella zona acuta e nel canto a mezzavoce. Marianne Cornetti, artista ormai di lungo corso, offre una prova complessivamente sotto le aspettative, le quali però si misurano in relazione a una lunga carriera alle spalle. La parte di Amneris per lei è diventata onerosa e la voce non sempre la asseconda negli intenti. Se sfrutta l’impeto drammatico delle scene a lei deputate, non sempre la linea di canto è pulita ed efficiente, soprattutto nel registro medio-grave. Impacciata risulta poi la recitazione che non l’ha assecondata nel colmare le lacune vocali citate. Andrzej Dobber è un Amonasro dalla vocalità rocciosa e ruggente. Si è limitato a dare l’immagine del guerriero e un po’ meno quella del padre, limitando la giusta relazione soprattutto con Aida. Buona la prova di Roberto Tagliavini nel ruolo di Ramfis, dotato di bella voce e fraseggio elegante, e di Marco Spotti come il Re.