Lubiana, Cankarjev Dom, Sala Linhartova Dvorana
“GARDENIA”
di Alain Platel, Frank Van Laecke, les ballets C de la B
regia Alain Platel, Frank Van Laecke
da un’idea di Vanessa Van Durme
creato e interpretato da Vanessa Van Durme, Griet, Debacker, Timur Magomedgadzhiev / Hendrik Lebon, Andrea De Laet, Richard ‘Tootsie’ Dierick, Danilo Povolo, Gerrit Becker, Dirk Van Vaerenbergh, Rudy Suwyns.
musica Steven Prengels
luci Kurt Lefevre
suono Sam Serruys
scenografia Paul Gallis
costumi Marie ‘costume’ Lauwers con la consulenza di Yan Tax
produzione les ballets C de la B
acconciature Claudine Grinwis Plaat Stultjes
Lubiana, 17 febbraio 2012
Strepitoso. Altro aggettivo non riesco a trovare per questo spettacolo del geniale coreografo e regista belga Alain Platel. Alla sala Linhartova Dvorana dello Cankarjev Dom abbastanza piena, abbiamo assistito alla seconda replica, dopo la prima nazionale della sera prima, di “Gardenia”, singolarissimo spettacolo che mette in scena il presente di un gruppo di transessuali e travestiti fiamminghi.L’aspetto più incredibile di questo spettacolo è che rapisce lo spettatore per 1 ora e 40 minuti senza che costui se ne accorga e, fondamentalmente, senza avere una vera storia da raccontare.
La trama infatti è semplicissima e si basa sul momento in cui Vanessa, la protagonista, annuncia la chiusura di un cabaret per travestiti a Barcellona e ce ne presenta i protagonisti sotto tutte le spoglie possibili. Ispirato al film “Yo soy asì” è stato concepito dall’attrice Vanessa Van Durme, nata maschio nel 1948 ma da subito confusa nella propria identità di genere, finché 27enne non decise di sottoporsi ad uno dei primi interventi di cambiamento di sesso che venivano eseguiti a Casablanca, in Marocco. Una scelta sicuramente drammatica, difficile allora ancora più di oggi: «Una perversione, eravamo considerati dei mostri, respinti da tutti» così come lei stessa dichiara. E non è difficile crederci, neanche nella libertà evoluta dei Paesi Bassi. Negli anni Novanta del secolo scorso Alain Platel, anima de “Le Ballet C. de la B.” la cerca per interpretare Tosca nel suo spettacolo “Allemaal Indiaan”: nasce una collaborazione che continua fino alla messa in scena di questo spettacolo che lui firma assieme a Frank Van Laecke.
Il sipario si alza e mostra un piano inclinato verso il pubblico, fatto di pregiate e antiche tavole di parquet, 9 immancabili sedie e 9 uomini anziani, seri e tristi, in palco. Man mano ci accorgiamo di qualche dettaglio dissonante: due di questi indossano dei tacchi a spillo e uno si rivelerà una donna. Ancora: in mezzo a loro c’è un ragazzo giovane che, però, si muove come un anziano con difficoltà motorie. Insomma la confusione di generi inizia a manifestarsi finché, dopo un grottesco minuto di silenzio chiesto per onorare la chiusura di questo cabaret come fosse un lutto reale e da celebrale, gli interpreti iniziano a muoversi agilissimi sulle note del Preludio de “La Traviata” di Giuseppe Verdi per spogliarsi dei loro abiti maschili e mostrarsi in mesti vestitini e sottane da sciatte casalinghe, esibendo dei corpi che seppur impresentabili non turbano e disgustano come quello di qualche vecchio e noto grande attore italiano. Sono corpi che nella loro decadenza raccontano una storia fatta di sofferenza e di piccole gioie, di rinunce e di qualche conquista ma che, come tali, hanno tutta la dignità di essere rappresentati nell’esaltazione che solo il palcoscenico può dare. Tutto si blocca e ricompone quando il giovane danzatore sceglie l’unica donna per regalare un bacio: quello agognato per il quale tutti si battevano. Allora inizia un veloce ricomporsi per dimenticare e superare il momento del dolore, della solita sconfitta.
“Gardenia” non è uno spettacolo di danza, né di teatro, né musicale. È uno spettacolo nel vero senso della parola che mette in scena i sentimenti dei suoi protagonisti per regalarli e condividerli con il pubblico, giocando sull’ambiguità e sulla struggente umanità di personaggi che hanno vissuto una vita in bilico tra serio e faceto, tra dramma e farsa. E conquista. E trasporta. E coinvolge: la platea ride agli annunci di presentazione dei nostri su qualche sito di incontri sessuali, con voci ed età totalmente contraffatti, come tanti di noi abitualmente fanno oppure sulla trasformazione che, sulle note del “Bolero” di Ravel, in un numero che meriterebbe di entrare negli annali del teatro musicale, i nostri grigi e anzianotti operano per diventare Liza Minnelli, Carmen Miranda, Streisand, Marlene Dietrich e chi più ne ha più ne metta sotto i nostri strabiliati occhi! Ma diventa serissimo durante il duetto in cui il giovane uomo cerca comprensione dalla donna e finisce, inevitabilmente, per cadere nel fossato che divide uomini e donne in quanto a istintiva comprensione e capacità di ascolto. Dovremmo citare tutti i singoli protagonisti ma basta che leggiate i loro nomi qui sopra, nella locandina: sono tutti ugualmente bravi! Lo stesso dicasi per tutto lo staff tecnico e creativo. Spettacolo da 10 e lode!
Foto Luk Monsaert