Firenze, Teatro Comunale:”Tosca”

Firenze, Teatro Comunale, Stagione Lirica 2011/2012
“TOSCA”
Melodramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca  MARTINA SERAFIN
Mario Cavaradossi PIERO GIULIACCI
Scarpia  ALBERTO MASTROMARINO
Angelotti CARLO STRIULI
Il sagrestano ANGELO NARDINOCCHI
Spoletta  MARIO BOLOGNESI
Sciarrone CRISTIANO PALLI
Un carceriere VITO LUCIANO ROBERTI
Un pastorello ELEONORA RONCONI
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
I Ragazzi Cantori di Firenze
Direttore Daniel Oren
Maestro del Coro Piero Monti
Maestro del Coro di voci bianche Marisol Carballo
Regia Mario Pontiggia
Scene e Costumi Francesco Zito
Luci Gianni Paolo Mirenda
Allestimento del Teatro Comunale di Firenze
Firenze, 22 febbraio 2012
Nuovo allestimento in coproduzione con Palau de les Arts Reina Sofia (Valencia), Opéra de Monte-Carlo e Fondazione Festival PuccinianoTorna in scena al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, per la quarta volta dal 2008 la Tosca di Mario Pontiggia, reduce fra l’altro dalla funestata tournée in Giappone dello scorso anno. Il maggior pregio di questo allestimento è dato dalle bellissime scenografie di Francesco Zito, sul filone di un realismo quasi viscontiano per la maniacale cura dei dettagli che si coglie soprattutto nelle accurate e variopinte marmorizzazioni e decorazioni pittoriche. Di sicuro impatto visivo il ribaltamento prospettico della cupola di Sant’Andrea della Valle che permette di abbracciare con lo sguardo la navata centrale nella sua interezza.
Per il resto, i movimenti scenici quasi non escono dai canoni di una regia che è già puntualmente trascritta dal libretto in partitura e sottolineata da Puccini, quasi come in una colonna sonora cinematografica, tramite precisi effetti orchestrali. Quei rarissimi elementi di novità introdotti da Pontiggia, come l’assalto all’altare compiuto dai volterriani sugli accordi finali del Te Deum e il candido mazzo di  fiori che nel secondo atto Tosca offre al giudice del fisco per riaverlo macchiato del sangue di Mario, finiscono per lasciare perplessi.
In buona forma l’Orchestra del Maggio guidata da un Daniel Oren issato su di un podio altissimo che ne lascia vedere l’imponente figura dalla cintola in sù. Il gesto del Maestro israeliano si articola a 360 gradi con le braccia che si estendono completamente verso l’alto e si protendono di lato nel chiedere un maggior vibrato agli archi. I tempi distesi, quasi sognanti a rischio di essere caramellosi nei duetti fra Mario e Tosca, divengono più accesi ed incalzanti nei momenti drammatici.
Molto buona la Tosca di Martina Serafin, soprano dalla voce morbida ed ampia (tanto da risultare in primissimo piano anche nella cantata fuori scena del secondo atto!) capace di pianissimi sempre molto a fuoco con belle messe di voce, con fraseggio e dizione estremamente curati. Con queste caratteristiche vocali, ci saremmo aspettati ancora di più nel “Vissi d’arte” che mancava un po’ di personalità, pecca che abbiamo trovato anche sul piano attoriale nonostante la piacevole figura dell’artista. Piero Giuliacci ha prestato a Mario Cavaradossi la voce sua franca, ben proiettata e ricca di sfumature. Al di là di una fisicità in controtendenza rispetto ai canoni di bellezza attuali, l’artista riesce a dare un’interpretazione convincente e molto vera del personaggio nei  suoi molteplici stati emotivi, facendone al contempo venire fuori tutta la romanità. Non persuade il pubblico lo Scarpia di Alberto Mastromarino buato alla sua uscita in proscenio a fine spettacolo. Il suo personaggio, lungi dall’incutere timore, ricorda a tratti un buffo. L’interpretazione costellata di piccoli incidenti su frasi al di fuori di ogni sospetto come come (“Tosca divina, la mano mia la vostra aspetta, piccola manina”) sulla quale la voce si spezza come avviene su (“Quest’ora io l’attendeva!”) nel secondo atto, mentre il timbro tende a diventare nasale quando alleggerisce sui piani. Mastromarino si riprende clamorosamente su (“Te Deum”) e (“Tosca e un buon falco”) tanto da lasciarci il dubbio di aver ascoltato 2 diversi baritoni… Lineare l’Angelotti di Carlo Striuli con emissione omogenea anche sul temuto acuto di “Scarpia scellerato” anche se la voce non è enorme. Angelo Nardinocchi ha cantato il sagrestano con voce piena ed esperinza senza renderlo caricaturale sul piano scenico. Corretta e molto asciutta l’interpretazione di Spoletta di Mario Bolognesi. Prima dell’inizio del secondo atto, un annuncio comunica la sostituzione di Dario Giorgelè  con Cristiano Palli sul piccolo ruolo di Sciarrone. Elegiaca, più che fanciullesca la voce di Eleonora Ronconi nel ruolo del Pastorello. Ricordiamo anche il carceriere di Vito Luciano Roberti il cui nome si lega magnificamente al libretto.   Bravi i Ragazzi Cantori di Firenze guidati da Marisol Carballo, che assieme al Coro del Maggio, diretto da Piero Monti hanno contribuito a conferire potenza drammatica e sonorità al Te Deum del primo atto.