Vladimir Ashkenazy e Patricia Kopatchinskaya alla Salle Pleyel

Parigi, Salle Pleyel, Stagione concertistica 2011/2012
Concerto diretto da Vladimir Ashkenazy, con la partecipazione della violinista Patricia Koptchinskaya
Orchestre Philharmonique de Radio France
Direttore Vladimir Ashkenazy
Violino Patricia Kopatchinskaya
Sergej Prokofiev: Suite da L’amore delle tre melarance, op. 33 bis
Concerto nr. 2 in sol maggiore per violino e orchestra, op.63
Richard Strauss: Don Juan, poema sinfonico op.20
Albert Roussel: Suite nr.2 dal balletto  Bacchus et Ariane
Parigi, 16 dicembre 2011

Il variopintoo programma di questo concerto dell’Orchestre Philharmonique de Radio France, diretto da Vladimir Ashkenazy e con la partecipazione della violinista  Patricia Kopatchinskaya, ha attirato alla Salle Pleyel il pubblico delle grandi occasioni. Il concerto  è stato anche registrata e trasmesso dall’emittente  France Musique.
Vladimir Ashkenazy ha la capacità di trasformare il suo grande magistero tecnico in gioia pura. La sua interpretazione della  musica di Prokofiev è stata un trionfo di luminosità e leggerezza.  La Suite in tre movimenti tratta dalla sua opera L’amore delle tre melarance (la Marcia, lo Scherzo e la scena del Principe e della Principessa) è stata il perfetto contrappeso perfetto all’ammaliante secondo Concerto per Violino.  Ashkenazy ha fatto brillare di una gioia liberatoria la Marcia come fosse un “bis” di fine concerto, ma ha diretto con lo stesso spirito  tutto il programma del concerto. Lavorando in continuazione sul contrasto tra  luci e ombre, ha sempre posto al centro il suono orchestrale. Un suono quasi palpabile. Sia nei passaggi dolci che in quelli più fragorosi e ridondanti, spiccava un’aura di splendore interiore. Questo grande artista ha dato  l’impressione di essere un uomo dalla grande semplicità e modestia. Ma non c’era niente di modesto nella sua visione titanica delle partiture di  questo programma. Ashkenazy lascia che la musica si riveli da sola dal suo interno,  un salire verso il vertice passanto da  molte cime secondarie, ma senza perdere di vista  il culmine. Nel concerto per violino la sua intesa con  la solista è stata eccellente.
La violinista Patricia Kopatchinskaya è stata affascinante da osservare. Angelica e demoniaca, eterea e carnale di volta in volta, ha costruito ogni fraseggio come se stesse improvvisando. La musica che fa scaturire dal suo strumento danza, culla e  volteggia. Grazie alla direzione di Ashkenazy, ha potuto eseguire dei rubati grandiosi ed ampi con enorme agio. L’intenso secondo movimento ha portato avanti l’esplorazione di ogni sfumatura di colore e tonalità. Il contagioso e vorticolo ritmo dell’ultimo movimento è stato talmente energico che è riuscita a un certo punto a  destabilizzare le percussioni. Dopo avere ricevuto una autentica ovazione, la  Kopatchinskaya ha suonato due bis del compositore venezuelano Jorge Sanchez-Chiong. Il primo, intitolato Crin, è stato un pezzo breve molto efficace in cui la solista ha suonato ed usato la sua voce allo stesso tempo. Il secondo, Constantin, era un duetto per violino eseguito con il primo violino  ospite Wouter Vossen.
Nella seconda metà del concerto, l’Orchestre Philharmonique de Radio France ha  confermato  di essere una delle migliori orchestre di Francia. La loro esibizione con Ashkenazy di Don Juan, l’inno allo spirito umano di Richard Strauss, è stata elettrizzante. I leitmotiv del lavoro basati su desiderio, possessione e disperazione sono stati veicolati  affinché l’orchestra tutta potesse far sfoggio della propria maestria. Il violino, il clarinetto e l’oboe solisti hanno fornito una prova eccezionale.  Bacchus et Ariane è forse la partitura più bella di Roussel e rappresenta uno dei massimi capolavori del repertorio musicale francese. Il Bacchanale finale è una vera e propria vetrina per l’orchestra, completa di 5 percussionisti, accelerazioni eccitanti per arrivare a un vertice culmine irresistibile. Ashkenazy e l’Orchestre Philharmonique hanno dato vita a una autentica prova di forza: un programma  imponente, che ora è fa parte dei tesori conservati per le generazioni future  negli archivi di Radio France.
Foto di Giorgia Bertazzi e Keith Saunders