Trieste, Teatro Verdi:”Anna Bolena”

Trieste, Teatro Verdi, Stagione Lirica 2012
“ANNA BOLENA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, da Enrico VIII,  ossia Anna Bolena di Ippolito Pindemonte,
Henri VIII di Marie-Joseph Chenier e Anna Bolena di Alessandro Pepoli.
Musica di Gaetano Donizetti
Enrico VIII  LUIZ OTTAVIO FARIA
Anna Bolena MARIELLA DEVIA
Lord Rochefort  FEDERICO BENETTI
Giovanna di Seymour LAURA POLVERELLI
Lord Riccardo Percy  ALBERT CASALS
Smeton ELENA TRAVERSI
Sir Hervey 
MAX RENE’ COSOTTI
Coro e Orchestra della Fondazione  Teatro Lirico “G.Verdi” di Trieste.
Direttore Boris Brott
Maestro del Coro Paolo Vero
Regia di Graham Vick
Ripresa da Stefano Trespidi
Scene e costumi Paul Brown
Luci Nino Napoletano
Trieste, 20 gennaio 2012

Niente, niente male! Quanto coraggio da parte della direzione artistica nella decisione di affrontare un’opera come Anna Bolena che richiede una compagnia di prima categoria in grado di superare le difficoltà tecniche richieste da Donizetti nel 1830. E, a parte il tenore sul quale nutriamo qualche perplessità, direi che l’operazione è pienamente riuscita. Il bellissimo allestimento scenico e registico, firmati il primo da Paul Brown e il secondo da Graham Vick, sorprende immediatamente per imponenza e modernità, già al salire del fondale che sostituisce il sipario: un lungo praticabile corre da quinta a quinta, motorizzato ruota su se stesso di novanta gradi per trasformarsi in passerella, in corridoio, in strada verso la ghigliottina. Veramente nuovo, emozionante e di giusto supporto ad una regia un po’ statica ma efficacissima, ripresa in questa occasione da Stefano Trespidi. Statica perché i movimenti del coro e quelli dei protagonisti sono ridotti al minimo: il coro si schiera affianco alla pedana e resta fermo per tutta la durata delll’intervento, evitando le controscene durante le quali, generalmente, la presenza scenica dei coristi si manifesta al peggio del convenzionale; le prime parti si limitano a lasciare che siano il testo e la musica ad esprimere i sentimenti, evitando inutili inginocchiamenti, pose plastiche e frivolezze varie. Indimenticabile la scena di caccia, sotto una nevicata, con i due reali che si parlano cavalcando due enormi destrieri di cartapesta: a sottolineare i caratteri, quello di Anna è domato, obbediente e disponibile mentre quello di Enrico sembra quasi imbizarrito!
Splendidi, anche se talvolta al limite del kitsch voluto, i costumi sempre ad opera di Paul Brown e belle e suggestive le luci di Nino Napoletano. I libri di storia ci hanno sempre raccontato che Anna Bolena era una adultera, incestuosa, ambiziosa e calcolatrice. Gaetano Donizetti e il librettista Romani ci suggeriscono invece che fosse una sposa fedele e tradita, anima pura e malinconica, altera, ma sostanzialmente vittima: Vick sembra propendere per la teoria teatrale e cerca, quindi, di non stravolgere le intenzioni originali degli autori, esaltando la purezza, la dedizione, l’onestà dell’infelice e sfortunata Anna.
In questo è aiutato da Mariella Devia, in assoluto stato di grazia: espressiva, toccata, sensibile come in scena non l’avevamo mai vista e, comunque, sempre padrona del suo meraviglioso strumento vocale. E’ tuttora la regina incontrastata  del “belcanto” ed è riuscita a superare indenne tutti i perigli del registro centrale: un piacere per gli occhi e per le orecchie, una Anna Bolena magistrale a cui il pubblico ha tributato il giusto trionfo
Ugualmente abbiamo apprezzato la voce sicura, piena e bella di Laura Polverelli, una Seymour mezzosoprano dalla preziosa presenza scenica che ha saputo felicemente superare il confronto con la maggiore fama della Devia. L’ingresso in scena dell’Enrico VIII di Luiz Ottavio Faria, con parrucchetta da paggio color ruggine, viso quasi indio e costumone sgargiante, strappa diversi sonori sorrisi in platea ma quando la voce acquista corpo e si scurisce, si dimentica questa prima, quasi grottesca apparizione.
Piuttosto discutibile il tenore Albert Casals nel ruolo di Riccardo Percy che, a parte il bel timbro e alcuni momenti lirici ben gestiti, ha riscontrato non pochi problemi nell’affrontare il registro acutissimo scritto da Donizetti per Rubini nelle sue due arie e, per questo, contestato sonoramente dal loggione. Appena decorosa  Elena Traversi come Smeton. Nella norma, Federico Benetti (Lord Rochefort) Max René Cosotti ( Sir Hervey).
Bene il coro del Teatro Verdi di Trieste, diretto dal Maestro Paolo Vero, che chiude così la trilogia delle Regine di Donizetti, dopo Maria Stuarda e Roberto Devereux delle precedenti stagioni. Deludente la direzione musicale, come per il tenore,  giustamente contestata alla fine dello spettacolo. Boris Brott, non è a  proprio agio con il repertorio donizettiano, non ha saputo rendere lo spirito della partitura e ha concertato con vistose disuguaglianze ritmiche, sonorità pesanti e, soprattutto, la mancanza di tensione e vivacità teatrale per sostenere una partitura che già di suo non è proprio leggerissima con le sue tre ore di musica…