Opera in tre atti su libretto di Thomas Arne, da Metastasio. Nuova edizione con il Coro finale e i recitativi ricostruiti da Ian Page e Duncan Druce. Orchestra Classical Opera Company, Ian Page (direttore), Christopher Ainslie (Artaxerxes), Elizabeth Watts (Mandane), Caitlin Hulcup (Arbaces), Andrew Staples (Artabanes), Rebecca Bottone (Semira), Daniel Norman (Rimenez). Registrazione: Londra, Air Studios novembre 2009 / aprile 2010 2 CD LINN – CKD 358
Artaxerses di Thomas Augustin Arne che tradusse e ridusse in lingua inglese il libretto originale di Pietro Metastasio, andò in scena al Covent Garden di Londra il 2 febbraio 1762, in occasione della quale, per la cronaca, avvennero delle risse a causa dell’aumento dei prezzi dei posti a sedere. Aldilà di questa nota di cronaca, questa opera rappresenta la più importante risposta musicale inglese a un’epoca dominata da Handel e dagli italiani. L’opera, che presenta non poche difficoltà tecnico-vocali, contiene pagine di altissimo valore, tra queste citiamo l’aria di Arbaces “O too lovely” più volte cantata in concerto da Marilyn Horne, o ancora la più nota “The soldier, tir’d” cavallo di battaglia virtuosistico di Beverly Sills e Joan Sutherland. La partitura originale andò perduta nel 1808 durante l’incedio del Covent Garden. L’unica edizione a stampa del 1762 presentava solo le arie. Mancavano tutti i recitativi e il coro che chiude l’opera. Successivamente l’opera venne eseguita in un adattamento operato da Henry Bishop nel 1813 fino al 2009, quando il direttore Ian Page e il musicologo Duncan Druce ricostruirono le parti mancanti e in questa nuova versione Artaxerxes è andata in scen al Covent Garden nell’ottobre 2009 in un sontuoso allestimento, con spettacolo con la regia di Martin Duncan e la parte visiva a cura di Johan Engels. Non si capisce perchè non sia stato registrato un dvd di quello spettacolo anzichè questo album, che evidenzia i punti deboli di un cast che, al solo ascolto, mostra non pochi limiti. Se partiamo dalle voci femminili, troviamo Ms. Elizabeth Watts che, dalle note biografiche, vanta un repertorio che arriva al massimo alla Marzelline nel Fidelio di Beethoven, e che, scaraventata in un’opera seria, si trova veramente al limite delle sue possibilità. Non vogliamo cadere nel sadismo accostando la citata aria “The soldier, tir’d” della Watts con quello delle signore Sutherland e Sills. Con una voce senza un reale corpo (arriva quasi a parlare in “Monster, away”), tra arrancamenti, vocalizzi fortunosi e qualche strillo, la Watts si può considerare la migliore in campo. L’altra sua partner, Ms. Caitlin Hulcup, che si fregia di aver cantato i ruoli di Ariodante, Donna Elvira e Rosina, è il solito soprano corto, piuttoto strozzata e fissa in alto e intubata nei centri, povera di colori incapace di vocalizzare (“Amid a thousand racking woes”) se non suoni aspirati di glottide. Riesce ad essere solamente passabile nelle arie “spianate” (“O too lovely”, “By that belov’d embrace”, “Why is death”). Rebecca Bottone è una “soubrettina” dalla voce acidula e stridula. Il versante maschile non va molto oltre. Mr. Andrew Staples (Artabanes) è un tenorino sbiancato, nasale dagli acuti fissi e incapace di vocalizzare. Un gradino sopra l’altro tenore, Daniel Norman (Rimenes). Infine il protagonista, il controtenore Christopher Ainslie, alle prese con una tessitura piuttosto centrale, può sfoggiare ben poco, la voce suona piuttosto opaca. Canta almeno con un certo gusto ed eleganza, favorito da una scrittura non particolarmente ardua. Un quadro vocale abbastanza desolante che la bella concertazione, varia e vibrante di Ian Page, non riesce di certo a salvare. Peccato!