Dramma in quattro atti, libretto di Salvatore Cammarano. Coro e Orchestra der Ludwigsburger Schlossfestspiele, con strumenti originali, Michael Hoffstetter (direttore), Miljenko Turk (Il Conte di Luna), Simone Kermes (Leonora), Herbert Lippert (Manrico), Yvonne Naef (Azucena), Josef Wagner (Ferrando), Camilla de Falleiro (Inez), Daniel Martinez-Corvera (Ruiz), Sebastian Bollacher (uno zingaro, Jurgen Deppert (un messaggero). Registrazione: Forum i n Ludwigsburg, Theatersaal, 2 agosto 2009. 2 CD OEHMS classics – 1641917
Dopo aver ascoltato questa recente pubblicazione del Trovatore verdiano (anche se la registrazione risale al 2009), ci si chiede perchè si doveva immortalare in cd una simile nefandezza. Forse il fatto di aver eseguito l’opera con strumenti e quindi una accordatura ottocentesca?… Non è sufficiente: se poi a cantare i ruoli non sono dei “belcantisti”, ma cantanti che al massimo possono cantare “La vedova allegra” e non hanno praticamente nulla a che fare con Verdi, se non per il fatto di prendere tra le mani lo spartito, guardarlo per un’ultima volta per poi chiuderlo in un cassetto e buttare via le chiavi. Herbert Lippert, nella nativa Germania, rinomato interprete di operette, confonde Manrico con il Conte Danilo e sfoggia un italiano orrendo, cantando con un’unica espressione, quella di un Manrico rimbambito dai languori di un “boudoir” parigino. Lippert è già strozzato in “Deserto sulla terra”, vi lasciamo immaginare il resto: accento assente, nasaleggiante tra il fa e il sol e con acuti stentati. Sua degna partner la “barocca” Simone Kermes, anche lei in crisi di identità. Crede che Leonora sia la Rodelinda handeliana e allora si getta in una emissione fissa, perennemente slavata e piena di insopportabilii portamenti. Si inventa delle assurde “variazioni” nel “Tacea la notte placida”, dopodichè è fiacca nei recitativi, bercia, strilla, si strozza. La sua unica espressione è quella patetica e tremebonda. Non riesce nemmeno a essere una caricatura del soprano verdiano: è semplicemente inadeguata. Nella sua scena di entrata è affiancata da una tale signorina Camilla de Falleiro che riesce a cantare male pure Inez.
Il baritono Miljenko Turk non vuole essere da meno degli altri e così intuba sotto e ha tutti gli acuti sbiancati e “indietro”, fino a spacciare dei falsetti per mezzevoci. Potrebbe al massimo cantare Mozart! Uno strazio! Yvonne Naef dovrebbe essere un mezzosoprano: in realtà, è il solito soprano senza acuti, presentato come mezzosoprano. Sotto è tutta intubata, gli acuti aperti e strillati, non sa cosa sia un trillo (“stride la vampa”) e nemmeno dove abita di casa l’accento verdiano. Josef Wagner è un basso dai suoni tutti “indietro”. Sbrodola tutte le quartine di “Abbietta zingara” e si strozza non appena deve salire (un vero urlo “ammaliato egli era”). Concludiamo con la direzione del sig. Hoffstetter che si limita a condurre questa armata Brancaleone verso la fine, tra sonorità bandistiche, pesanti e altre lente e smorte. Di certo questo questo Trovatore ha raggiunto uno scopo: quello di essere la peggiore incisione dell’opera verdiana del nuovo millennio.