Berlino, Deutsche Oper:”Tancredi”

Berlino, Deutsche Oper, Stagione Lirica 2011/2012
“TANCREDI”
Melodramma eroico in due atti su libretto di Gaetano Rossi, da Tancrede di Voltaire
Musica di Gioachino Rossini
Argirio ALEXEY DOLGOV
Tancredi HADAR HALEVY
Orbazzano KRZYSZTOF  SZUMANSKI
Amenaide PATRIZIA CIOFI
Isaura CLEMENTINE MARGAINE
Roggiero HILA FAHIMA
Coro e Orchestra della Deutsche Oper di Berlino
Direttore Alberto Zedda
Maestro del Coro William Spaulding
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi ripresa da Massimo Gasparon
Prima rappresentazione alla Deutsche Oper di Berlino
Allestimento del  Rossini Opera Festival

22 gennaio 2012
 Alberto Zedda al suo apparire sul podio è stato salutato da una autentica e meritata ovazione, ancor prima  che l’orchestra suonasse una singola nota. Patrizia Ciofi, l’altra italiana del cast, ha dovuto lavorare duro per ottenere la sua ovazione, ma una volta ottenuta è stata ancor più convinta e meritata. Ancor più che per i altri personaggi rossiniani, le sorti di Tancredi dipendono dai suoi interpreti e dalla loro capacità di essere all’altezza dei requisiti vocali necessari e di essere in perfetta sintonia con l’orchestra. La Ciofi ci è riuscita per tutta la serata, dai recitativi ben strutturati ed espressivi, attraverso tutte le forme di coloratura che Rossini richiede. Ha dominato il registro acuto, così come quello centrale e le colorature in “staccato”, e un bel “legato” (ad esempio la scena e cavatina “Di mia vita infelice”  del secondo atto). Rossini scrisse molte note  acute per il suo soprano, ma non scrisse per un soprano acuto. Ciofi si è rivelata una vera Maestra di legato in tutti i registri, per poi superarsi in “Ah! d’amore  in tal momento” che, a ragione, ha letteralmente “fatto venir giù il teatro”.
Purtroppo dove era  Tancredi? Una domanda che  molti fra il pubblico si sono posti. Quando gli applausi  a “Di tanti palpiti” sono tiepidi applausi, vuol dire che qualcosa non funziona. Non che la giovane mezzosoprano Hadar Halévy abbia fatto disastri ma, vocalmente parlando sembrava un pesce fuor d’acqua. Non è mai riuscita ad emettere suoni incantevoli, fraseggiare con eleganza, sbalordire con una coloratura ineccepibile o con un qualsiasi effetto virtuosistico. La sua dizione era poco comprensibile e i suoi recitativi mancavano di senso e partecipazione. Un ruolo come Tancredi non dovrebbe mai essere preso alla leggera, in senso figurato o alla lettera.
Nel ruolo di Argirio, il tenore Alexey Dolgov ha fatto sfoggio di una voce tenorile chiara, fresca, con un buona linea di canto e un buon registro acuto. Tuttavia Dolgov, nel corso dell’opera non ha mantenuto  le promesse che la sua voce sembrava anticipare. Pur riuscendo ad affrontare i passaggi di coloratura, non ha realmente cantato con brillantezza e precisione, spesso dovendo rincorrere Zedda nelle tessiture più acute della partitura. Come nel caso della Halévy, anche lui è è sicuramente un cantante talentuoso. Canterà Pinkerton e il Duca di Mantova, ruoli che sembrano più adatti alla sua vocalità. Di certo Rossini non è per lui.
Il basso-baritono Krzysztof Szumanski, un membro del Deutsche Oper ensemble, ha cantato Orbazzano con una voce robusta e affascinante, particolarmente efficace nelle scene secondo atto in cui ha mostrato un notevole ardore. Altri due elementi stabili del teatro hanno dato una  buona impressione nelle pagine a loro affidate. Clémentine Margaine (Isaura) ha mostrato una voce mezzosopranile ricca, un’elegante linea di canto e un uso assai musicale del canto di coloratura. Il tributo entusiastico del pubblico avrebbe potuto essere ancora maggiore  se la sua aria “Tu che i miseri conforti” si fosse conclusa in maniera più incisiva. Un cantante dotata come lei certamente saprà rifarsi a breve. Nel ruolo di Roggiero, Hila Fahima ha dimostrato un’eccellente agilità e un gradevole ed argentino registro acuto. Un debutto scintillante e forse un’artista che dovrebbe prestare attenzione a come Patrizia Ciofi si è evoluta.
Il Coro del Deutsche Oper Berlin sotto la superba direzione di William Spaulding, ha dimostrato che i tre recenti premi come “Coro dell’anno” non sono arrivati per caso. La unformità del suono, il contrasto dinamico, la buona dizione e una sezione tenorile eccezionale hanno fatto la differenza nell’esibizione.
Alberto Zedda, fragile ed emotivo ai suoi 84 anni, ci è parso come  Yoda di “Guerre Stellari” che Toscanini. Non è certo  il più elegante dei direttori d’orchestra ma, di certo, Zedda è stato capace di trasformare un’orchestra (e un pubblico) abituati a Wagner e Strauss in un organico che ha suonato  Rossini con eleganza e stile. “La Forza dev’essere con lui”! Sappiamo che è grazie ad un Maestro come Zedda che abbiamo ritrovato Rossini.
La elegante produzione neoclassica di Pier Luigi Pizzi (ripresa da Massimo Gasparon) ha dato vita ad un tableau attraente e adeguato nel  quale le situazioni drammatiche di Rossini hanno potuto svilupparsi in modo credibile e chiaro. I sobri  costumi contribuivano a suggerire delicatamente un’idea di tragedia greca.
La prima rappresentazione in assoluto del Tancredi al Deutsche Oper ha avuto luogo una fredda e piovosa sera berlinese ma,  in alcuni momenti l’opera di Rossini ha trasportato il pubblico ben oltre il grigio inverno berlinese. Prossime repliche: 26 gennaio, 1,2 febbraio 2012.
Foto Bettina Stoess – Deutsche Oper Berlin