Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Antonio Pappano e Mario Brunello interpretano Dvořák e Elgard
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Antonio Pappano
Violoncello Mario Brunello
Antonín Dvořák : Concerto in si minore per violoncello e orchestra op. 104
Edward Elgar: Sinfonia n. 1 in la bemolle maggiore op. 55
Roma, 24 gennaio 2012
Per gli appassionati di Dvořák la stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia si presenta ghiotta: dalla Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo” ascoltata a novembre scorso alla Sinfonia n. 7 di febbraio prossimo fino allo “Stabat Mater”, nella versione per pianoforte e coro prevista dal calendario della musica da camera nel mese di marzo.
Il programma di questa serata è stata un’ulteriore occasione per ascoltare un altro capolavoro del compositore boemo, il Concerto per violoncello e orchestra, nell’interpretazione di Mario Brunello, volto noto all’Accademia di Santa Cecilia e al suo pubblico, ma per la prima volta accanto ad Antonio Pappano.
Brunello non è soltanto un musicista, è un’artista eclettico, fino ad ora dedicatosi a progetti che coinvolgono espressioni e ambiti di ogni tipo (dalla filosofia alla letteratura, dal teatro alla scienza) ogni volta rivelatisi un grande successo di pubblico.
Lo ricordiamo in una delle sue ultime comparse ceciliane con le Suites per violoncello di Bach, in cui volle la sala al buio quasi completo e l’unica fonte di luce proveniente dalle lampadine disposte sul palcoscenico attorno al solista. Idea estremamente suggestiva, per quanto alcuni abbonati la trovarono soporifera, e atmosfera perfetta per cogliere al meglio l’intimità della celata polifonia delle Suites.
La stessa ricercatezza di suono la ritroviamo nel concerto di Dvořák. Deliziosi, in particolare, alcuni passaggi del secondo movimento in cui il violoncello solo esprime tutta la carica emotiva del lirismo ispirato ai temi popolari boemi, a cui si contrappongono i più intensi Allegro e Allegro Moderato, dove però avremmo maggiormente apprezzato un suono più vigoroso del solista ed un conseguente tratto più gentile dell’orchestra, la cui grinta, dall’altro lato, si sposa perfettamente con la Sinfonia n. 1 di Elgar. Era dal 1917 che non si apprezzava in Accademia la Sinfonia n. 1, avvenimento che ha permesso a Sir Tony Pappano (ora più che mai in dovere di diffondere e sostenere la musica britannica di Sir Edward Elgar) di introdurre l’esecuzione con un breve ma significativo preambolo e spiegare così la complessità di una sinfonia in cui diverse idee tematiche si intrecciano e si inseguono nell’alternanza fra il la bemolle d’impianto e il re minore, due tonalità tutt’altro che ravvicinate, espressione di raro ingegno compositivo.
Tra i due monumenti della serata spicca il bis di Mario Brunello, la melodia di un antico canto popolare armeno, quasi una sommessa preghiera a lume di una candela ad olio, eco di una lontana civiltà discendente, secondo la tradizione, direttamente da Noè.