Como, Teatro Sociale:”Il Barbiere di Siviglia”

Como, Teatro Sociale – Stagione Lirica 2011
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Dramma comico in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva EDGARDO ROCHA
Bartolo OMAR MONTANARI
Rosina CONCETTA D’ALESSANDRO
Figaro MARCELLO ROSIELLO
Don Basilio ROBERTO LORENZI
Fiorello ANDREA VINCENZO BONSIGNORE
Ambrogio VALERIO NAPOLI
Berta LOREDANA ARCURI
Un ufficiale ADRIEN CHARLES PAGE
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra “I Pomeriggi Musicali”
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro Antonio Greco
Regia e luci Federico Grazzini
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Bettella
Nuovo allestimento
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo: Ponchielli di
Cremona, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia
Como, Teatro Sociale, 1 Dicembre 2011
Quarta opera in cartellone qui a Como questa edizione de Il  Barbiere di Siviglia si distingue anzitutto per la brillantezza e la freschezza delle scelte registiche.  L’azione è proiettata in uno scenario temporale a cavallo fra gli anni ’50 e ‘60 del  ‘900 con un ambientazione che richiamava taluni film hollywoodiani del periodo, in cui oggetti e costumi ben si integravano con il life style borghese  americano del periodo. All’apertura del sipario su un campo da golf  si stagliano la casa di Bartolo sul fondo, lo steccato bianco, e altri elementi residenziali caratteristici dell’epoca, con tanto di insegna stile Las Vegas che presenta il titolo dell’opera. Nel corso della stessa il gusto comico da sit-com, si mescola a scelte comiche mai eccessive nella direzione di quel “sorriso divertito e goliardico” che la musica di Rossini dovrebbe suscitare. Scelte appunto ben calibrate e perfettamente rese anche grazie all’ ottima presenza scenica e mimica di tutti i protagonisti.
Il Figaro di Marcello Rosiello è il più applaudito della serata. Assolutamente nella parte per verve e resa vocale, mostra qualche difficoltà nei passaggi d’agilità, ma si fa ampiamente perdonare per la freschezza del timbro e la capacità attorale davvero lodevoli.  Successo ben meritato. Lo stesso dicasi per il don Bartolo di Omar Montanari, voce importante, dizione martellante, leggermente mono dinamico nell’esprimersi in un forte perenne  (anche nei recitativi, che per loro stessa natura esigerebbero un’ampia tavolozza di dinamiche e inflessioni comiche per essere resi al meglio), ma davvero a suo agio nella difficile parte, e in ultima analisi senza  alcun dubbio fra i migliori del cast.
Edgardo Rocha non rinuncia a cimentarsi col difficile e temuto rondò del secondo atto uscendone più o meno bene. Dotato di voce non complessivamente potente, ma sonora negli acuti, molto agile ed estesa, da una prova positiva sia nelle arie che nei numerosi pezzi d’insieme.  Non rinuncia all’uso dei falsetti per esprimersi nel lirismo della cavatina e della serenata, secondo lo stile del tenore di grazia che ben gli si confà. Ottima anche la prova di Concetta d’Alessandro che unisce alla sontuosa corposità dello strumento, agilità perfettamente a fuoco e facilissime, tanto da ricordare in taluni passaggi la grande Horne.  Unico neo forse la scelta di talune variazioni della cavatina troppo artificiose e  inadeguate allo stile rossiniano. Abbastanza incolore il don Basilio di Roberto Lorenzi che benché perfettamente integrato registicamente  col resto del cast, non brilla causa la scarsa potenza e il timbro poco affascinante della sua voce. Nota di merito per la Berta di Loredana Arcuri, bravissima sotto ogni punto di vista e primo fra tutti quello del saper calarsi perfettamente nell’esilarante figura della vecchia governante. Esilarante ogni suo intervento. Degni di nota il Fiorello di Andrea  Bonsignore e buona la prova del coro ASLICO.
Matteo Beltrami dirige con impeto e giovanile baldanza senza lasciare nulla al caso. Esagera però nell’incalzare l’orchestra in taluni passaggi dove alcune scelte  metronomiche infelici hanno determinato uno sfasamento fra buca e palcoscenico e anche un calo di energia , nel concludere alcuni brani celebri ( vedasi il duetto Figaro-Rosina e il quartetto del II atto) in modo improvviso  e davvero poco ortodosso. Viene eseguita la partitura integrale, (recitativi di solito omessi compresi) in cui l’unico taglio sostanziale da segnalarsi è quello della parte finale di “Ah qual colpo inaspettato”, prima della stretta. Ottima l’accoglienza da parte del pubblico per tutto il cast.