Roma, Santa Maria in Montesanto – Una porta verso l’infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte
Concerto inaugurale della rassegna “Una porta verso l’infinito”
Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore, Roberto Gabbiani
Felix Mendelssohn Bartholdy: Te Deum
Robert Schumann: Messa in do minore op. 147
Roma, 22 dicembre 2011
Il cuore di Roma, al centro del Tridente, il complesso stradale trionfo dell’architettura rinascimentale e simbolo di un’epoca rigogliosa per l’arte con la “A” maiuscola, costituito dalle tre vie rettilinee che si diramano da una delle piazze più belle della Capitale. Quale miglior contesto per una rassegna di musica, teatro, cinema e arte se non Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.Con l’evento inaugurale del 22 dicembre scorso nasce, quindi, “Una porta verso l’infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte”.
Un concerto di grande pregio sia per i complessi artistici coinvolti, il Coro del Teatro dell’Opera di Roma, sia per le musiche in programma, il Te Deum di Felix Mendelssohn Bartholdy e la Messa in do minore op. 147 di Robert Schumann, due gioielli di raro ascolto resi ancor più preziosi dalla direzione rigorosa ed elegante di Roberto Gabbiani, alla guida del Coro del Teatro dell’Opera di Roma dal 2010, la cui impronta di direttore delle più prestigiose compagini corali italiane (dal Teatro La Scala all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, al Regio di Torino) ha letteralmente trasformato e rinvigorito l’essenza di un coro il cui ricordo di una formazione troppo burocratizzata e poco concentrata sulla resa artistica è ormai lontano.
Un trionfo della lode a Dio, dunque, attraverso due capolavori della musica sacra. Il Te Deum, fu scritto da Mendelssohn a soli 17 anni ma costituisce già un’anticipazione del genio compositivo degli imponenti oratori Elias e Paulus e richiede pertanto una preparazione accurata dimostrata anche dagli interventi dei solisti del coro.
Dal fascino spiritualmente intenso la versione di Gabbiani della Messa in do minore, rispecchia alla perfezione la visione della musica sacra dell’autore, secondo il quale essa doveva necessariamente rispondere «ad un sentimento bello, poetico e veramente religioso nella sua totalità» in una fusione fra arte e religione, un dialogo serrato tra il Creato e il suo Creatore. È questo lo spirito di “Una porta verso l’infinito” che, attraverso un confronto di linguaggi differenti, si propone di ridare nuova linfa alla concezione dell’arte come strumento privilegiato dell’uomo per la comprensione dell’Assoluto, idea sublime perfettamente sintetizzata nell’installazione di Carlo Bernardini La luce oltre la materia, una sottile fibra ottica posizionata di fronte al podio del direttore, un percorso luminoso dalla sfera umana a quella celeste.