Parigi, Salle Pleyel, Stagione concertistica 2011 / 2012
RICCARDO CHAILLY INTERPRETA BEETHOVEN
Orchestra del Gewandhaus di Lipsia
Direttore Riccardo Chailly
Ludwig van Beethoven: Sinfonia nr.2 in re maggiore op.36
Carlo Boccadoro: “Ritratto di Musico” per orchestra (2011)
Ludwig van Beethoven: Sinfonia nr.5 in do minore op.67
Parigi, 22 ottobre 2011
L’impegno incessante di Beethoven verso un senso di energia ed ineluttabilità che pervadesse la sua musica, in una costante riscrittura e alterazione dei passaggi, fino al punto di scegliere di scartare molto più del materiale che ha utilizzato, è tanto ben documentato quanto gli impedimenti con cui ha dovuto fare i conti, dalle privazioni alla sordità. L’immediatezza del suo messaggio necessita di esecutori quali Riccardo Chailly e la Gewandhaus, capaci di e decisi a impegnarsi nello stesso modo.
La loro esecuzione di Beethoven è stata elettrizzante. Considerando come “Vangelo” le indicazioni di Beethoven e i talvolta gli esasperati ritmi del metronomo, Chailly azzarda e ridefinendo la natura dell’esecuzione musicale beethoveniana: Non solo nella scelta di un ritmo costante che genera continuità, ma recupera anche l’ammirevole semplicità di Beethoven, aiutandoci a riconoscere i dettagli strutturali e facendoci esplorare ripetutamente le apparenti contraddizioni insite nella scrittura. Con Chailly, i tempi comunicano all’interno dei e oltre i movimenti. Ad esempio, quando, all’attacco dell’Adagio in 3/4 della Seconda, il ritmo rimane spostato in avanti fino all’arrivo del seguente Allegro con brio in 2/2, l’intera sinfonia guadagna in chiarezza, forma e tessitura. Il ritmo è stupendamente incalzante, ma scopriamo altresì dei piano con fraseggi di filigrana, eseguiti da archi e fiati con sonorità che sembrano aleggiare per sempre, prima di scivolare appena nel pianissimo e spegnersi per poi risalire verso indimenticabili culmini. I membri della Gewandhausorchester, si sono dimostrati musicisti appassionati e ricettivi nell’accettare la sfida di Chailly e a dare un’esibizione memorabile, che ridefinisca l’importanza di Beethoven oggi.
Ritratto di musico del compositore italiano Carlo Boccadoro, il primo della serie dei lavori contemporanei commissionati da Riccardo Chailly e dalla Gewandhaus di Lipsia, oltre che a Boccadoro a Steffen Schleiermacher, Colin Matthews, Bruno Mantovani e Friedrich Cerha . Tali partiture sono state legate ad una sinfonia in programma.
Boccadoro ha affermato che “senza una profonda conoscenza della tradizione musicale, è assolutamente impossibile creare qualcosa di nuovo, di diverso”. Ritratto di musico è una composizione dal forte carattere ritmico, quasi un concerto per il timpanista. Si percepiscono armonie riminscenze del grande baule della storia della musica, passata e presente, in sieme a citazioni della Quinta di Beethoven. Prima del finale, un favoloso decrescendo nel silenzio è seguito, caratterizzato dall’assenza di archi e da un notevole assolo del corno. Un lavoro molto fantasioso che è stato accolto molto calorosamente.
Dopo l’intervallo, presumibilmente per il pezzo del Boccadoro (che prevedeva un’imponente sezione di percussioni), Riccardo Chailly ha riorganizzato la disposizione dell’orchestra. I contrabbassi a sinistra, i violini proprio al centro palco, con dietro i violoncelli e le viole, i legni e i timpani al centro, i corni a sinistra e altri ottoni a destra. Sarà questa la posizione che, da questo momento in poi, Chailly ha utilizzato nelle successive serate di questo ciclo beethoveniano, creando delle bellissime connessioni strumentali e una gioia per le orecchie del pubblico. Un piacere che ci è venuto subito dall’ascolto della Quinta Sinfonia che ci è sembrata meravigliosa come mai prima. Si è scelto di riportare costantemente il primo movimento ad un tempo unico saltellante e allegro. Disposti in prima fila, al centro del palco, i primi e i secondi violini hanno creato una conversazione stereofonica. Il timpanista, posto direttamenrte di fronte a Chailly in una posizione anche leggermente separata dall’orchestra, sembrava un’estensione della mano sinistra di Chailly. Posto vicino ai violoncelli e ai contrabbassi, l’ottavino, ha tenuto costantemente il passo fino all’ultimo accordo. Gli archi potevano anche competere con gli ottoni.
Chailly ha scelto un lunghissimo silenzio prima di attaccare l’Andante con moto. Anche in questo il caso, il ritmo ha elevanto il materiale musicale fino a raggiungere la perfezione. Le 32esime note presenti nel tema di apertura sembravano vivere di vita propria. Nel trio del terzo movimento, i violoncelli hanno dato vita a un forte caratterizzato da note staccate come la batteria di un fuoco di fila, rendendo l’esplosione dell’attacca dell’Allegro finale una vera catarsi. Alla fine il pubblico era in uno stato di autentica estasi.
Foto Gert Mothes, Sparkasse Leipzig