Parigi, Salle Pleyel, Stagione concertistica 2011/2012
Riccardo Chailly e il ciclo delle Sinfonie di Beethoven
Gewandhausorchester Leipzig
Choeur de Radio France
Direttore Riccardo Chailly
Soprano Christiane Oelze
Mezzosoprano Annely Peebo
Tenore Kor-Jan Dusseljee
Baritono Thomas E.Brauer
Friedrich Cerha: Paraphrase über den Anfang der 9. Symphonie von Beethoven (2010)
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.9 in Re minore Op, 125 “Corale” per soli, coro ed orchestra
Parigi,31 ottobre 2011
Questo concerto conclusivo si è aperto con Paraphrase on the opening of Beethoven’s 9th Symphony di Friedrich Cerha, un’altra occasione per la Gewandhaus di dimostrare il suo valore. Il pezzo si apre su reipetuti intervalli di quarta e quinta delle percussioni e dei violoncelli del motivo d’apertura della Nona di Beethoven. Cerha utilizza quindi questi intervalli come un punto ostinato sulla scrittura dodecafonica per gli archi. Nella seconda sezione, un bellissimo effetto è stato creato da un dialogo fra il quartetto d’archi e il flauto e il clarinetto punteggiato da accordi pizzicati affidati al resto degli archi. La terza sezione è cominciata con un autentico tuonare dei contrabbassi, degli archi, del trombone e da un potente rullare delle percussioni. Si ritorna quindi all’atmosfera della seconda sezione con al termine un richiamo al tema d’apertura ripreso dalle campane tubolari.
Dopo aver ascoltato Riccardo Chailly dirigere tutte le altre sinfonie in così breve tempo, la Nona ci è sembrata come un riassunto non solo della scrittura sinfonica di Beethoven, ma anche del lavoro interpretativo affrontato da Chailly con la Gewandhaus Orchestra.Nell’ allegro ma non troppo iniziale, con il suo inciso ritmico elementare, che poco dopo dà vita a un incisivo tema di sole quattro battute ci sono parti con la potenza di un dramma integrato all’intera struttura di una sinfonia che avanza inesorabilmente senza la minima leziosaggine. Il secondo movimento, lo Scherzo, è stato incredibile per la perfetta tenuta ritmica, di una precisione veramente mozzafiato. Le frasi dei flauti e degli archi hanno rivaleggiato tra loro in questa gara di armonia. Il terzo movimento, Adagio molto e cantabile ha avuto, oltre alla consueta tenuta ritmica, un carattere misterioso e soprannaturale. Strumenti che cantavano in tutta l’orchestra, nel tentativo di prendere il volo, hanno reso la rivoluzionaria aggiunta vocale di Beethoven all’ultimo movimento quasi come una catarsi. Prima dell’inizio del Presto finale, il timpanista ha velocemente cambiato le bacchette: con un cenno del capo ha fatto segno a Chailly di essere pronto al suo attacco – un momento visivamente eccitante. In quest’ultimo movimento, Chailly ha dato libertà ai contrabbassi di cantare i loro numerosi interventi drammatici e il tema in pianissimo ha acquisito una tenerezza ineffabile.
Il baritono Thomas E. Brauer , il tenore Kor-Jan Dusseljee, il soprano Christiane Oelze e il mezzosoprano Annely Peebo sono stati tutti veramente professionali, benché la Oelze è sembrata faticare un po’. Forse il Chœur de Radio France avrebbe potuto fare lo sforzo di cantare senza partitura. Vederli concentrati esclusivamente sul canto avrebbe dato più mordente a questa esibizione che ha coronato una settimana di straordinaria musica d’autore.