La Callas dava sempre il massimo con i grandi direttori. Adorava la disciplina, le piaceva lavorare con le persone che potessere tirare fuori il meglio da lei. Le cose più belle che ha fatto la ha fatte con grandi direttori: De Sabata, per esempio.
Penso che tra le sue registrazioni, quella che durerà per sempre sarà la Tosca con De Sabata; resterà uno dei documenti di ciò che può fare un grande direttore con tre solisti molto coscienziosi… fare la tosca assieme a De Sabata è stato davvero qualcosa di magico. Era la prima volta che lavoravo con lui, anche se lo conoscevo bene. Cominciò con quel tipo di atteggiamento da tiranno che io credevo scomparso, anche nei direttori. Arrivò alla Scala molto presto. Parlammo di tante cose, tranne che della Tosca, e cinque minuti prima che cominciasse la sessione domandò: “dov’è il presidente della sua compagnia italiana?” io gli risposi che non veniva alle sessioni di registrazione. Lui mi disse di chiamarlo e di mandarlo da lui. Il presidente arrivò, era un francese piccoletto, e gli parlò in modo da farlo rabbrividire. Dopo questo incontro con De Sabata, venne verso di me, mi spinse da una parte, piangendo, e mi disse che nessuno gli aveva più parlato così dal suo primo giorno nell’esercito francese… Poi cominciò la registrazione e passarono tre giorni a sperimentare, e avevamo moltissime idee per rendere la Scala più adatta alla registrazione. Era la nostra prima registrazione in quel teatro e non c’era abbastanza risonanza. Così, decidemmo di coprire con il compensato tutti i palchi, cosa che fece diventare quasi pazzo il presidente della EMI. Ma non sapeva cosa ancora sarebbe successo. De Sabata ebbe un’idea che credo si dovrebbe adottare più spesso: volle che ogni musicista della sezione archi fosse posto su un piccolo podio, in modo da formare per ognuno di loro una specie di circolo di vibrazioni, rendendo il sound più vitale. Per fare questo gli italiani dovettero lavorare giorno e notte, perché a quei tempi la Scala avrebbe fatto qualsiasi cosa per De Sabata, ed ecco perché Tosca suona ancora così bene, anche oggi, a quasi vent’anni di distanza. D’altronde due uomini ossessionati dalla sonorità, io e De Sabata, si erano messi in testa che a qualunque costo, per noi e per i nostri collaboratori, avrebbero fatto qualcosa di eccezionale.
…Per quanto riguarda i rapporti tra la Callas e il Maestro, avevano già lavorato insieme nei Vespri Siciliani…quella fu l’unica volta in cui vidi un cantante avere la meglio su De Sabata. Alla prova generale, presenti i critici, De Sabata improvvisamente gridò: “Callas, guardami!” Lei si avvicinò alla ribalta, agitò leggermente l’indice e disse: “No, maestro:Lei guardi me. La sua vista è migliore della mia”
…Un altro esempio della prontezza di spirito della Callas lo ebbi quando la portai ad un concerto sinfonico. Era Klempeper che dirigeva. Dopo la prima parte, nell’intervallo, scendemmo a parlare con lui. E Klempeper disse alla Callas: “ L’ho sentita due volte. Nella Norma, ottima, eccellente. E in Ifigenia, terribile”. La Callas sorrise. Klemperer disse: “Sono sicuro che il mio amico Legge si unirebbe a me nell’invitarla a fare un concerto con noi e l’orchestra a Londra. Cosa le piacerebbe cantare?” E la Callas, con il più dolce dei sorrisi, rispose: “Maestro, vorrei cantare le arie dell’Ifigenia”.
Mi domando cosa avrebbe cantato se la sua carriera non si fosse interrotta… Penso che la sua preoccupazione per il bel canto la facesse concentrare troppo sul repertorio che va da Rosssini a Verdi, e Puccini. Non che abbia fatto molto anche di Puccini, a parte Tosca. Ha fatto la Butterfly a Chicago; non ricordo che abbia mai fatto la Bohéme. Ma un giorno le dissi : “Maria, dovresti fare qualcosa che sia alla tua altezza. Perché non fai qualcosa come Salomè. E’ una parte che ora ora che sei magra, e bellissima, potresti fare benissimo, stracciando tutte le altre. Perché dopo tutto, nessuno ha mai guadagnato tanto quanto te cantando così poca buona musica”.
Ho registrato con lei la prima volta nella Lucia a Firenze. Nel 1952…Ho fatto tutte le sue opere, ad eccezione della Cavalleria, per una registrazione che non è importante, l’ultima Tosca e la Carmen…Beecham voleva che facesse la Carmen con lui. Mi telefonò e disse: “so che sei in buoni rapporti con questa cantante, credi che potresti persuaderla a fare la Carmen con me?” Io risposi: “Onestamente, non credo che vorrà. Ha sempre giurato che non l’avrebbe mai fatto. Non vuole essere identificata come mezzosoprano”. Comunque ci provai ma lei rifiutò, e lui prese un’altra cantante.
…Come ho già detto, la registrazione più bella è stata con De Sabata… Fare una seconda Tosca è stato quasi blasfemo. E’ stata una pazzia. Ma dopo che lasciai la EMI la compagnia decise che ne voleva un’altra versione. Penso però che nessun’altra potrà competere con la prima.E’ uno di quei miracoli che succedono una volta sola… Se dovessi fare un viaggio sulla luna e potessi portarmi dietro una delle sue incisioni, porterei la Tosca di De Sabata…(fine)
Nella gallery, alcuni momenti delle sedute di registrazioni di Tosca (1953), Gioconda (1959) e Lucia di Lammermoor (1959)