Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali – Danza & Dintorni
PRINCIPALS OF THE NEW YORK CITY BALLET
Coreografie, George Balanchine, Jerome Robbins, Christopher Wheeldon
Musiche di Igor Stravinsky, Pëtr’Il’ic Caikovskij, Joan Philip Sousa, Johann Sebastian Bach, Dimitri Shostakovich, Georg Gershwin
Interpreti, Ashley Bouder, Sara Mearns, Tiler Peck, Tyler Angle, Joaquin De Luz, Gonzalo Garcia, Amar Ramasar
Trieste, 26 ottobre 2011
Ma che meraviglia! Dobbiamo proprio ringraziare Antonio Calenda, Direttore Artistico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, per questo magnifico regalo come apertura del Cartellone Danza: avere sul nostro palcoscenico i solisti e i primi ballerini del New York City Ballet, è un lusso raro! E la loro esibizione non disattende le aspettative: danzatori eccellenti, amanti del rischio, tecnici impeccabili e artisti sublimi. Ci regalano due ore di altissimo livello artistico e tecnico che il pubblico del Teatro Rossetti, gremito all’inverosimile, apprezzano senza riserve.
Il New York City Ballet è la compagnia fondata dalla volontà di George Balanchine, immenso coreografo Georgiano, e da Lincoln Kirstein, amministratore della stessa fino alla sua scomparsa, e rappresenta una delle punte di eccellenza nel mondo della danza. L’influenza dovuta al suo trasferimento negli U.S.A. e più precisamente a New York, emerge in tutte le sue coreografie americane: la velocità, l’innovazione, l’eccellenza sono i marchi caratteristici. Se già all’epoca dei Ballets Russes di Diaghilev, Balanchine aveva sorpreso le platee con il suo “Apollon Musagète“, poi ripreso e rielaborato fino alla forma che abbiamo avuto il piacere di ammirare a Trieste, è durante il periodo americano che rompe gli schemi e riforma ruoli, tecnica e introduce la non-trama, il balletto concertante. Quindi, avere davanti agli occhi i diretti discepoli di un genio, è un’emozione non da poco!
Il programma si divide in tre parti e offre una carrellata di brani ad opera dei coreografi principali della compagnia: si inizia con il già citato “Apollon Musagète” che, bisogna dirlo, non mostra per niente i suoi 83 anni! Quando una coreografia è un capolavoro lo si capisce anche dalla continua freschezza che emana nonostante il passare del tempo. La musicalità di Balanchine è incredibile, unica e affascinante. Egli stesso musicista, ha collaborato assiduamente con Igor Stravinsky, autore anche di questo brano, e i risultati si notano: ogni singola nota, croma, semicroma, ecc. sono spunti eccellenti per il coreografo, che il musicista deve aver lungamente ascoltato, che li personalizza con un gesto, con un guizzo atletico, con uno sguardo. Abbiamo potuto ammirare uno statuario Gonzalo Garcia nel ruolo del titolo che ci è piaciuto soprattutto per la mascolina presenza, abituati come siamo a corpi più efebici dalle doti tipicamente femminili: ormai i danzatori che vediamo in scena hanno gambe iperestese e più collo del piede delle loro colleghe! Fisicamente incombente Sara Mearns, seppur molto brava; aggrazziata e onesta Ashley Bouder e perfettamente aderente al ruolo di Tersicore, ma un po’ spenta, Tiler Peck.
La seconda parte si apre sul bellissimo passo a due “Diamonds“ tratto dalla omonima sezione di “Jewels“. Ispirato da una visita di Balanchine da Van Cleef &Arpels, celebra la bellezza dei suoi danzatori paragonabili a delle pietre preziose. Qui sia Sara Mearns che Tyler Angle risultano piuttosto ingoffati da brutti costumi ma la Mearns si spende con generosità fino a rischiare di cadere in un passaggio. A seguire assistiamo allo scoppiettante duetto da “Stars and Stripes” che Ashely Bouder padroneggia alla grande mentre facciamo la conoscenza con un insicuro Amar Ramsar,che si riscatta però per l’incredibile e leggerissimo ballon. Subito dopo è il momento di Joaquin De Luz, il virtuoso della serata, che si conferma tale ma, anche a causa di un errato taglio di capelli, resta in mente soprattutto per la sproporzione della testa rispetto al corpo: è interprete delle “Five Variations on a Theme” di Jerome Robbins, magistralmente eseguite. A chiudere la seconda parte troviamo la coppia formata da Tiler Pech e Tyler Angel in un bel passo a due, intitolato “After the rain“, sulla bellissima musica del Concerto per Piano n° 1 di Shostakovic ad opera di Christopher Wheeldon, coreografo residente della Compagnia newyorkese.
L’ultima parte, come sempre nei trittici delle compagnie di giro del New York City Ballet, ci regala “Who Cares?” splendido esempio di come coniugare classe, bellezza, tecnica, allegria e divertimento in un unico brano. Splendidi tutti con menzione per la roboante diagonale finale di giri di Tiler Peck, la sicurezza tecnica e la verve di Ashley Bouder. Un’esecuzione comme il faut!