Catania, Teatro Massimo Bellini:”Le convenienze ed inconvenienze teatrali”

Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione Lirica 2011
VIVA LA MAMMA ossia LE CONVENIENZE ED INCONVENIENZE TEATRALI”
Dramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti
(nuova versione dei dialoghi di Beppe De Tomasi e Dino Gentili)
Musica di Gaetano Donizetti
(Prima esecuzione al Teatro Massimo Bellini)
Mamma Agata SIMONE ALAIMO
Daria STEFANIA BONFADELLI
Luigia GRAZIELLA ALESSI
Dorotea CATERINA D’ANGELO
Guglielmo ANGELO VILLARI
Procolo FRANCESCO VULTAGGIO
Biscroma GIUSEPPE ESPOSITO
L’impresario ARMANDO ARIOSTINI
Prospero ALBERTO  TOMARCHIO
Direttore TINO RAMETTA
Coro e orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania
Direttore Will Humburg
Maestro del Coro Tiziana Carlini
Regia Beppe De Tomasi
Catania, 23 ottobre 2011
Al Fondo si rappresenta l’opera buffa, con una verve, un fuoco, un brio che gli assicurano una superiorità incontestabile sulla maggior parte dei teatri d’opera comica. Vi si rappresentava, durante il mio soggiorno, una farsa divertentissima di Donizetti. Le Convenienze e le inconvenienze teatrali”. (H. Berlioz, Mémoires, Garnier Flammarion, Parigi, 1969, p. 260)
Très amusante (divertentissima) era stata definita da Hector Berlioz, nei suoi Mémoires, questa farsa alla quale il compositore francese aveva avuto modo di assistere al Teatro del Fondo di Napoli e altrettanto divertente è stata questa versione catanese, forse un po’ troppo “siciliana”, di Viva la mamma ossia Le convenienze e inconvenienze teatrali di Donizetti. Per la prima volta sulle scene del Teatro Massimo Bellini di Catania, questo lavoro di Donizetti ebbe una gestazione piuttosto complessa nella quale si possono riconoscere due tappe successive: una prima, formalmente una farsa in un atto, che fu rappresentata il 21 novembre 1827 al Teatro Nuovo di Napoli, e una seconda che vide le scene il 26 settembre 1831 al Teatro del Fondo sempre del capoluogo partenopeo e che corrisponderebbe alla versione definitiva.

Il condizionale è, infatti, d’obbligo per questo lavoro, che si inserisce nel ricco filone di opere il cui soggetto era costituito dalla satira dei costumi o, per meglio dire, dei malcostumi del teatro lirico sette-ottocentesco. Viva la mamma è, infatti, un’opera aperta della quale non solo è quasi impossibile ricostruire la versione originaria del 1827, ma che, proprio per questo suo particolare status formale, consente sia l’inserimento di cosiddette arie di baule tratte da altre opere sia la modificazione dei dialoghi. Lo status di “opera aperta” giustifica alcune scelte registiche e musicali riscontrate in questa rappresentazione catanese; in particolar modo la versione proposta al pubblico del Bellini presenta una forte connotazione in senso locale con una nuova redazione dei dialoghi, curata da Beppe de Tomasi e da Dino Gentili, e con la sostituzione del dialetto napoletano con il siciliano che, alcune volte, sembra scadere nella volgarità, soprattutto nel troppi beddu rivolti, in tono ironico, da Mamma Agata ai professori d’orchestra. Alle modifiche testuali si aggiunge, nel secondo atto dell’opera, la ripresa, in chiave parodistica in quanto affidata alla voce di Mamma Agata, basso en travesti, di Deh non volerli vittime dalla Norma di Vincenzo Bellini scelta per l’occasione in “omaggio” al compositore catanese.
L’ironia e la parodia sono, del resto, le linee guida seguite dal regista Beppe de Tomasi che ha rivelato al pubblico il gioco teatrale coinvolgendo anche l’orchestra e il suo direttore con i quali i cantanti dialogano nel corso dell’opera. A dialogare con l’orchestra e anche con il pubblico è, in particolar modo, Mamma Agata che, nel secondo atto, esce addirittura da una conchiglia come una novella Venere botticelliana suscitando l’ilarità del pubblico non solo in questo, ma anche in altri momenti dell’opera. A questa messa in scena ironica ha contribuito anche l’orchestra sapientemente guidata dalla bacchetta elegante e precisa del maestro Will Humburg che ha messo in evidenza, con grande finezza, gli elementi parodistici della partitura sin dall’ouverture, nella quale è impossibile non leggere, nei temi brillanti e nei crescendi, un intento canzonatorio nei confronti di Rossini. Per quanto riguarda il cast vocale, vero mattatore della serata è stato Simone Alaimo, una Mamma Agata esilarante, che si muove tra una parodia di Donizetti (la scena della pazzia della Lucia di Lammermoor) ed una di Bellini (la già citata Deh non volerli vittime) con grande disinvoltura vocale e scenica. Altrettanto ironica e disinvolta è stata l’interpretazione di Stefania Bonfadelli, ritornata alla scene dopo un periodo di stop per motivi di salute, che ha prestato la sua voce, modulata con esperienza, alla capricciosa Daria, metafora di tutte le primedonne di teatro; limpide sono apparse anche le voci di Graziella Alessi (Luigia)  e di Caterina d’Angelo (Dorotea). Per quanto riguarda i ruoli maschili una menzione va fatta per Angelo Villari, un ironico tenore d’opera bravissimo a sbagliare volutamente l’intonazione dove richiesto dalla partitura.
Foto Giacomo Orlando – Teatro Massimo Bellini