Wayne Marshall: da Gershwin a Bernstein

Firenze, Teatro Comunale di Firenze – Il Maggio per i giovani e l’Università
Wayne Marshall interpreta Gershwin e Bernstein

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore e pianoforte, Wayne Marshall
Controtenore, Alessandro Carmagniani
Maestro del Coro, Piero Monti
G. Gershwin: Concerto in Fa Maggiore per pianoforte e orchestra
L. Bernstein: Chichester Psalms, Ouverture e Suite da “Candide”
Firenze, 28 settembre 2011

Conclusa la pausa estiva a Firenze si rimette in moto la macchina del Maggio Musicale Fiorentino. Se nel pomeriggio del 28 settembre 2011 l’amministrazione comunale fiorentina apre le porte del cantiere del futuro nuovo teatro alle Cascine a tutti i cittadini, il primo appuntamento con la grande musica è invece dopo il crepuscolo in quello che ormai si avvia sempre di più ad essere il vecchio glorioso Teatro Comunale.
Dopo lo straordinario successo ottenuto circa un anno fa, Wayne Marshall torna sul podio per un secondo appuntamento dedicato ai giovani e agli studenti delle scuole e degli istituti universitari di Firenze che per l’occasione hanno la possibilità di acquistare i biglietti a prezzi accessibilissimi: continua, così, la lungimirante politica di coinvolgimento delle nuove generazioni alla musica colta che la nuova sovrintendenza porta avanti dal momento del suo insediamento. Un pubblico un po’ meno entusiasta rispetto allo scorso anno ha comunque gradito con garbo il programma proposto.
È sicuramente il Concerto per pianoforte e orchestra in Fa maggiore di George Gershwin il momento più interessante di tutta la serata. Fattosi apprezzare in città anche come organista, Marshall ricopre la doppia veste di direttore e pianista: un compito sempre molto arduo (e soprattutto rischioso) specie per partiture di una certa complessità come quella in questione, ma la consolidata tecnica del maestro alla tastiera gli permette di portare avanti l’esibizione senza non molte difficoltà. I momenti di maggior pathos del primo movimento (Allegro) sono resi  in modo molto netto e inciso con un’orchestra assolutamente decisa, pullulante di grande fuoco. Il pianoforte si innesta nel fluido sinfonico in modo omogeneo con quella veemenza che porta il solista e la compagine a un dialogo di matematica e ostinata compostezza in tutta la sua vitalità.
Nel secondo movimento (Adagio. Andate con moto) quasi ogni strumento, o gruppi di essi, ha l’opportunità di emergere sugli altri; tuttavia ritengo meglio parlare di veri e propri momenti solistici che si alternano man mano che si procede con l’esecuzione della partitura: fasci erbosi che si disseminano nel più vasto hortus conclusus strutturale di tutto il movimento retto da un humus ipertestuale che abbraccia l’orchestra nelle sue proporzioni più vaste. Il pianoforte si trova allo stesso livello gerarchico dell’orchestra, mai vi emerge o vi sottostà: Marshall non lo rende solista a sé stante, ma parte integrante dell’orchestra, vero e proprio solista tra i solisti: gli interventi della tastiera sono momenti di quella stessa portata che fino a qualche battuta prima erano di una tromba a solo e che nelle battute prossime saranno dei violoncelli: i rari interventi dell’orchestra in tutto il suo insieme sono tenuti sotto il velo della discrezione quand’invece è costantemente portata ad un auto-confronto con le sue sezioni, con il solista-direttore. L’Allegro agitato conclusivo è un momento vissuto con gran vitalità: a echi jazz che si individuano qua e là emergono passaggi di imponente cantabilità, mentre un generale tripudio di vere e proprie scosse di mascolina energia portano alla conclusione di questa ben riuscita esecuzione.
Dopo l’intervallo i Chichester Psalms di Leonard Bernstein danno modo anche al coro di esibirsi. Nel primo (Maestoso ma energico. Allegro molto) e nel terzo brano (Prelude. Sostenuto molto. Peacefully flowing) le masse artistiche si muovo in passaggi di larghe intese non sforando in alcun momento nell’eccesso; nei misurati tempi  la solennità di alcuni passaggi ben si affiancano ai passaggi di maestosa grazia. Nel secondo brano (Andante con moto ma tranquillo. Allegro feroce) si ha modo anche di apprezzare la misurata prestazione del controtenore Alessandro Carmignani che con il coro intona i versi dei Salmi n. 23 e n. 2 con una partecipazione devota che tuttavia è meglio resa dai passaggi corali con scale ascendenti rese con morbidezza e grazia. Marshall inserisce silenzi netti nel corso dell’esecuzione: sono silenzi che penetrano nell’orecchio, talmente ricorrenti e decisi che quasi vivono di suono proprio nell’orecchio dell’ascoltatore.
Conclude la serata la frizzante suite dall’operetta Candide, sempre di Bernstein. Ottima l’esecuzione dell’Ouverture, mentre l’uno dopo l’altro scorrono senza soluzione di continuità i pezzi orchestrati di “You were dead, you know”, “Paris waltz”, “Bon vojage”, “Drowing music”, “The king’s barcarole”, “Ballad of Edoardo”, “I am easly assimilated”, “The best of the all possible worlds” e “Make our garden grow”: il direttore esegue a memoria un cocktail di brani di gustosa freschezza dove gesti ed emissioni contribuiscono a chiudere alla grande l’ultima portata di questo convivio musicale di fine settembre.
Pressphoto – Teatro Comunale di Firenze