Vienna, Theater an der Wien, Stagione Lirica 2011 / 2012
“THE TURN OF THE SCREW”
Opera in un Prologo e due Atti su libretto di Myfanwy Piper dal romanzo omonimo di Henry James
Musca di Benjamin Britten
Il Prologo / Peter Quint NIKOLAI SCHUKOFF
La Governante SALLY MATTHEWS
Mrs.Grose ANN MURRAY
Miss Jessel JENNIFER LARMORE
Flora ELEANOR BURKE
Miles TEDDY FAVRE-GILLY
Orchestra Sinfonica della Radio Austriaca ORF
Direttore, Cornelius Meister
Regia, Robert Carsen
Scene e costumi, Robert Carsen, Luis Carvalho
Luci, Robert Carsen, Peter van Praet
Video, Fin Ross
Drammaturgia Ian Burton
Nuova produzione
Vienna, 17 settembre 2011
Atmosfera degna di uno dei migliori thriller di Alfred Hitchcock per il nuovo allestimento di “The turn of the screw” (“il giro di vite”) firmato da Robert Carsen al Theater an der Wien. Il regista canadese ci regala uno spettacolo esemplare, che inchioda letteralmente il pubblico alla poltrona per due ore di emozioni intensissime. Un vero giallo psicologico il lavoro di Benjamin Britten ispirato all’omonimo racconto pubblicato da Henry James nel 1898. L’ambiguità, già presente nel testo originale e forse ancora più accentuata nell’opera, viene resa perfettamente dall’ottica interpretativa di Carsen: le apparizioni dei fantasmi di Quint e di miss Jessel sono frutto di una insana fantasia della giovane istitutrice o sono reali presenze maligne? Il regista ci lascia intuire di propendere per la prima ipotesi nella parte iniziale dello spettacolo, culmine un finale d’atto ricco di suspence: la giovane istitutrice appare nel suo letto, sollevato da terra, in preda ad incubi molto realistici. Nella sua mente si materializzano i due fantasmi che consumano un atto d’amore in maniera piuttosto esplicita davanti allo sguardo innocente dei due bambini Miles e Flora; quindi la donna viene attraversata da una sinistra premonizione, il volto di Quint si trasfigura in quello dello zio e tutore dei fanciulli, il giovane uomo da lei veduto una sola volta e da cui è fatalmente attratta. Scena di una potenza drammatica enorme che ricorda da vicino la presa di coscienza di Nicole Kidman nel film “The Others”( pure ispirato liberamente alla stessa novella di James) quando si rende conto che anche il tutore dei bambini potrebbe essere un fantasma e che potrebbero esserlo anche gli stessi bambini o addirittura lei stessa: sconvolgente!
Stretto è il legame poi con l’inizio del secondo atto dove il regista ci presenta un’altra scena memorabile, ricca di inquietudini sessuali. Il libretto ambienta la scena in un luogo indistinto (“nowhere”), Carsen la colloca drammaticamente nella camera dei bambini dove, come viene detto nel testo, “la cerimonia dell’innocenza è annegata…” Qui si intersecano i tristi destini delle due donne vittime, Miss Jessel, che blandisce con dolcezza il perfido Quint e da questi viene respinta con violenza e l’istitutrice, che compare dalla poltrona in cui, poco prima , il giovane bell’uomo (come viene definito dalla stessa donna ,“even handsome”, “perfino bello”) ci era presentato, a torace nudo, in atteggiamenti lascivi: accennando un neanche troppo sfumato autoerotismo sfoga la sua rabbia sul pianoforte del bambino, lasciandoci intravedere chi fosse il reale oggetto del suo desiderio. Tutte le restanti parti dello spettacolo sarebbero da menzionare per la perfezione con cui il regista ci fa compenetrare nell’angoscia claustrofobica di questo austero mondo vittoriano e nel finale abbiamo un’ultima emozione, si ha la sensazione che non sia un incubo della donna ma la realtà molto più drammatica: al momento della rivelazione di chi sia Peter Quint all’istitutrice, il bambino si schiaccia contro il muro come ad uscire di scena, poi cade repentinamente al suolo e si avverte in modo sconvolgente la triste fine del dramma con la morte vera del fanciullo. La commozione blocca l’applauso che parte fragorosamente dopo qualche istante come in un dramma sacro. Veramente toccante!
Il taglio registico è prettamente cinematografico, le dissolvenze chiudono ogni quadro permettendo dei rapidi cambi di scena durante i brevi interludi. Tutto è in un perfetto bianco e nero e l’ambientazione pare spostata agli anni Quaranta- Cinquanta del Novecento (l’epoca in cui ambientava i suoi lavori Alfred Hitchcock!).
Le luci, curate dal collaboratore storico di Carsen, Peter van Praet, sono magnifiche e contribuiscono perfettamente alla creazione dell’ambiente; le ombre dei personaggi si stagliano sullo sfondo contribuendo in maniera determinante a creare un’atmosfera da incubo.
La bellezza della parte visiva dello spettacolo non sarebbe stata così perfetta se non ci fosse stata un meraviglioso corrispettivo sonoro. La direzione del giovanissimo Cornelius Meister è stata praticamente perfetta. La passione con cui il maestro ha diretto il lavoro di Britten ha raggiunto momenti di intensa poeticità in più momenti, anche qui impossibili da citare tutti. Meister ha dato un’impronta molto lirica alla partitura, con rallentamenti melodici di stampo pucciniano, come nell’interludio della scena della finestra o nella realizzazione del tema più patetico dell’opera, il “Malo..malo” di Miles ; in altri momenti di intensa drammaticità si percepivano sonorità che ricordavano lo Strauss di Elektra, come all’inizio del secondo atto l’emergere dai più profondi abissi i tragici archi descriventi il dolore straziante di miss Jessel.
L’Orchestra ha seguito con precisione la volontà del maestro riempiendo la sala dall’acustica eccezionale del Theater an der Wien di suoni pastosi, caldi che avvolgevano letteralmente il pubblico. Era inoltre veramente bello osservare da vicino i componenti dell’Orchestra, tutti molto giovani, letteralmente compenetrati nello spirito dell’opera.
I cantanti hanno offerto tutti una prestazione di altissimo livello.
La migliore è stata senza dubbio Sally Matthews, nei panni della protagonista: ha creato un’Istitutrice magnifica, grande interprete vocale e scenica, ogni suo movimento del viso come del corpo era praticamente perfetto! Gli altri interpreti hanno affiancato molto bene la protagonista a cominciare dallo splendido Quint di Nikolai Shukoff, il giovane tenore austriaco, interprete anche di ruoli più pesanti come Don Josè in Carmen, ha offerto una prova più che buona in questo ruolo, unendo un sinistro fascino vocale a un’affascinante figura scenica. Miss Jessel era la grande Jennifer Larmore, interprete rossiniana di un tempo, che ha regalato uno splendido cameo in questo piccolo ma insidioso ruolo. Veterana anche la Mrs.Grose di Ann Murray, che ha ricevuto una vera ovazione al termine dello spettacolo. Infine molto bravi anche i bambini che devono sostenere un ruolo molto difficile: Eleonor Burke, nei panni di Flora, appariva un po’ più grande dell’età prevista dal personaggio ma è stata molto convincente con buone doti vocali; Teddy Favre-Gilly nel ruolo di Miles è apparso leggermente in difficoltà vocali in alcuni punti ma ha contribuito in maniera determinante dal punto di vista scenico alla realizzazione di un magnifico personaggio. Spettacolo memorabile che si spera presto rivedere in qualche altra produzione europea e su DVD. Foto Wilfried Hösl – Theater an der Wien