Siena, Abbazia di San Galgano, OperaFestival 2011
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry ANNA SKIBINSKY
Alfredo Germont JAVE’ TOME’ FERNANDEZ
Giorgio Germont CARMELO CORRADO CARUSO
Flora Bervoix PATRIZIA SCIVOLETTO
Annina ANGELIQUE BOUDEVILLE
Gastone GABRIELE MUNAO’
Il barone Douphol DARIO SHIKHIMIRI
Il marchese D’Obigny DARIO CIOTOLI
Giuseppe ALFONSO STELLA
I dottor Grenvil, Un domestico di Flora, Un commissonario TOMMASO CORVAJA
Coro e Orchestra OperaFestival
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro Maurizio Preziosi
Regia Beppe De Tomasi
Scene Nicola Visibelli
Costumi Micol Joanka Medda, Caterina Bottai
Luci Alessandro Ruggiero
San Galgano, Siena, 30 luglio 2011
Lo spettacolo già presentato con successo nelle settimane precedenti a Firenze ai Giardini di Boboli viene riproposto ed adattato in questa prima serata per l’Abbazia di San Galgano a Siena dove sono previste alcune recite. La splendida ambientazione dei resti della Abbazia consente di creare uno spazio scenico all’aperto raccolto ma nello stesso tempo imponente che permette di fruire al meglio la musica e l’azione scenica nelle serate dell’estate toscana grazie ad una buona acustica e ad una giusta distanza con il palcoscenico che permette di apprezzare i numerosi e accurati dettagli della recitazione. La regia di Beppe de Tomasi con le scene di Nicola Visibelli belle visivamente e soprattutto molto appropriate, è ridotta all’essenziale probabilmente anche per essere adattata a questo nuovo spazio. La narrazione della vicenda e l’illustrazione dei dettagli del testo sono affidati in gran parte alla recitazione dei cantanti ed a pochi elementi scenici. Tutto in questo spettacolo sembra nascere dall’interno della musica con una singolare capacità di equilibrio e di aderenza al testo, riuscendo ad illuminare come rare volte accade la parola scenica e la capacità di sintesi della drammaturgia verdiana. E’ questa una Traviata nella quale non ci sono buoni e cattivi e nella quale ciascuno dei protagonisti vive la complessità del suo dramma con le sue valide ragioni e in cui su tutti svetta la grandezza dell’amore di Violetta che trascende in modo universale il senso del dovere e le convenzioni sociali dell’epoca ma potremmo dire di sempre.
Molto interessante e soprattutto musicalmente piacevole la lettura del direttore Matteo Beltrami che guida con sicurezza l’orchestra attraverso i ritmi della danza o il respiro delle grandi ed arcinote frasi musicali riuscendo a restituirle, sia pure in una partitura così ascoltata, con pertinenza ed originalità. E veniamo alla compagnia di canto. Molto brava Anna Skibinsky nell’impersonare una Violetta vocalmente sicura ed impeccabile in tutte le asperità della parte e scenicamente efficacissima. Volutamente non completamente bella, disegna il suo personaggio con un giusto equilibrio tra nevrosi, volgarità, sensualità, tenerezza, smarrimento fino alla piccola grandiosità della morte. Il tenore Javier Tomè Fernandez ha cantato con gran bella voce e forse qualche accento ispanico di troppo la parte di Alfredo con imponente figura scenica e una gestualità un po’ impacciata specie nel primo atto che non possiamo dire se fosse studiata o meno, ma si adattava perfettamente a dipingere le incertezze di un giovane che probabilmente muove i primi passi della propria educazione sentimentale. Ricco di sfumature e con una consapevolezza del ruolo evidentemente superiore al resto della sia pure eccellente compagnia il baritono Carmelo Corrado Caruso nella parte di Germont padre. Con voce dal bel timbro di autentico baritono, sempre morbida e omogenea su tutta la gamma, un fraseggio nobile ed una dizione magistrale ha impersonato un Giorgio Germont sfaccettato e non a senso unico come spesso capita di ascoltare. Il suo è stato davvero il ritratto a tutto tondo di un padre duro e severo ma anche affettuoso e sensibile, non dimentico delle emozioni dell’amore e sinceramente commosso davanti alla morte. Efficacissima scenicamente la Flora di Patrizia Scivoletto e bravo Gabriele Munaò nella parte di Gastone. In sintesi una serata che si prospettava buona sulla carta ma che si è rivelata al dunque sorprendentemente ricca di emozioni e di ottimo livello teatrale e musicale anche grazie ed un palpabile clima di entusiasmo che si percepiva in tutti i partecipanti allo spettacolo.