Verona, Arena, 89° Festival 2011
“NABUCCO”
Dramma lirico in quattro parti su libretto di per musica in tre atti
su libretto di Temistocle Solera
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco MARCO VRATOGNA
Ismaele GIANCARLO MONSALVE
Zaccaria RAYMOND ACETO
Abigaille MARIA BILLERI
Fenena ANDREA ULBRICH
Il Gran Sacerdote di Belo ZIYAN ATFEH
Abdallo ANTONELLO CERON
Anna ELENA BORIN
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
Maestro del Coro Giovanni Andreoli
Regia Gianfranco De Bosio
Scene Rinaldo Olivieri
Allestimento dell’Arena di Verona del 1991
Verona, 23 luglio 2o11
Dopo l’ultima ripresa nel 1998, questo storico allestimento areniano del Nabucco, creato nel 1991, viene intelligentemente riproposto al pubblico areniano. Intelligentemente perchè è senza ombra di dubbio uno dei migliori allestimenti dell’opera verdiana. Un impianto scenico, quello creato dal compianto scenografico Rinaldo Olivieri, imponente ma anche piuttosto agile ai cambi, il che potrebbe anche consentire delle rappresentazioni più agili, con un un’unico intervallo tra il secondo e terzo atto. Comunque sia, questo Nabucco è giustamente considerato ormai “storico” e come tale si affianca a quello della ricostruzione dell’Aida del 1913, che già si avvalse della consulenza scenografica di Olivieri e porta la firma registica di Gianfranco De Bosio. Una regia che potremmo definire “di massa” visto che, principalmente si esprime nel creare dei grandi “tableau”. Non si percepisce un’intento di scavo psicologico dei personaggi che, d’altra parte sappiamo benissimo, essere piuttosto teatralmente poco complessi.
Sul versante musicale troviamo un Julian Kovatchev che ci propone una lettura priva di una vera pulsione teatrale. Sembra quasi che Kovatchev non mostri un grande interesse per questo Verdi e di conseguenza la sua concertazione appare poco incisiva e poco emotiva. Il baritono ligure Marco Vratogna ritornava in Arena dopo una sua fugace apparizione come Amonasro qualche anno fa, e tornava a cantare il ruolo di Nabucco dopo circa quattro anni. Chiaramente emozionato, Vratogna inizia in modo alquanto prudente poi, riuscendo a controllare una certa sua propensione a una estroversione di stampo verista, mostra delle belle intenzioni vocali, sapendo utilizzare delle belle modulazioni a mezzavoce. Nel corso delle repliche acquisterà una sempre maggiore sicurezza. Debuttava in Arena e anche nel temibile ruolo di Abigaille, il soprano Maria Billeri. Anche per lei sicuramente il fattore emotivo ha contribuito a una esecuzione in qualche modo “raffrenata” e prudente. Soprano inizialmente lirico puro, la Billeri riesce perfettamente nelle pagine più marcatamente liriche, ad esempio in “io t’amava” o nell'”Anch’io dischiuso un giorno” dove sfoggia delle belle emissioni in piano e pianissimo. Appaiono invece meno gradevoli le emissioni di petto dei momenti di maggior impeto. Un fraseggio più incisivo sicuramente l’aiuterà a colmare i limiti di una vocalità inizialmente non naturalmente portata per questo genere di repertorio. Prova positiva per il basso americano Raymond Aceto. Il difficile ruolo di Zaccaria è risolto dal cantante con una voce rotonda e pastosa, acuti sicuri e una perentoria solennità d’accento. Il tenore Giancarlo Monsalve perchè urla?…Forse teme che non lo si senta? Può essere. In ogni caso ci ha presentato un Ismale decisamente stentoreo. Consigliabile un ridimensionamento vocale e un rientro nei canoni vocali più consoni a Verdi. La voce è importante, ma Ismaele non è Turiddu! Timbro ricco e vocalità piena e sicura quella di Andrea Ulbrich, forse sprecata per il ruolo di Fenena. Validi gli interventi degli altri interpreti: Ziyian Afteh (Gran sacerdote di Belo), Elena Borin (Anna) e Antonello Ceron (Abdallo). Buona la prestazione dell’orchestra areniana. Ottimo il coro che, come da tradizione, ha “bissato” il “Va pensiero”. Arena gremita, nonostante un temporale in veloce avvicinamento. Successo pieno per tutti gli interpreti.
Foto Ennevi per Fondazione Arena di Verona