Fra una partenza e un arrivo, con gioia e malinconia, sempre aspettando per l’alba, la vita scivola via. Così recita la canzone di Julio Iglesias del 1978 “33 anni”, proprio l’età in cui la dea Fortuna sembra oggi aver deciso di baciare molti giovani tenori, spingendoli ad esibirsi sui più importanti palcoscenici del mondo. Più che cieca, però, la divinità sembra scegliere meticolosamente i cantanti in possesso di uno spiccato talento, una volontà forgiata in giornate trascorse a studiare e perfezionare, una vita annodata ad una sciarpa di lana per non perdere la voce e forse l’aria romantica che li avvolge da sempre.
E’ nato nel 1978 anche Francesco Demuro, protagonista in questi giorni all’Arena di Verona nella Traviata che ha dato il benvenuto in città al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Arriva con la moglie Vittoria in un bar dove in genere si incontrano gli artisti. E’ sorridente, si scusa in tutti i modi per cinque minuti di ritardo e non è solo perché è abituato a scandire il tempo in minime, crome e semicrome: mischia educazione e timidezza in giuste dosi con un risultato del tutto inatteso di questi tempi. Quando gli spiego come procederà l’intervista, guarda la moglie con complicità “quando non rispondo io, lo farà lei”. Ed è proprio lei a chiarire che “per Francesco poche ore prima delle recite la concentrazione è totale, il cervello può andare in blackout e qualche risposta risultare difficile”. La dea della Fortuna anche stavolta ha scelto il suo tenore trentatreenne con molta attenzione. Vorremmo conoscerne di più di cantanti così. Mi invita a darci del tu. Non è una prassi usuale, ma la sua giovane età non lascia scampo…
Qual è il tratto principale del tuo carattere?
Penso sia la determinazione. Quando ho un obiettivo cerco a tutti i costi di raggiungerlo.
Hai mai sofferto di invidia?
Per la verità di invidia positiva sì, nel senso che quando vedo una cosa che mi piace vorrei averla, ma senza provare invidia verso chi la possiede. Cerco di migliorare e questo mi aiuta. E’ un’invidia attiva.
Il tuo momento di maggior orgoglio?
Sicuramente debuttare in Arena di fronte al Presidente Napolitano ed anche avergli stretto la mano.
E la tua delusione più grande? Qualcosa che ti saresti aspettato e che non è arrivato?
Delusioni grazie a Dio non ne ho avute. Me ne ricordo una quando ero piccolo, ma non è legata al lavoro. Semmai nella mia vita è successo il contrario: c’è qualcosa che non mi aspettavo che si è avverato. Non sono neanche deluso di non avere avuto un figlio maschio dopo tre bambine.
Cosa manca nella tua vita di oggi?
Niente. “Sembra strano – aggiunge Vittoria – ma è così. Lui è soddisfatto della sua vita, perché nella carriera artistica tutto si sta realizzando, la famiglia è già abbondante”.
Io penso di essere innanzitutto una persona miracolata. Ho tre bambine stupende, una moglie favolosa, una casa, una bella macchina. Ho tutto l’essenziale. Sono una persona in debito con la vita.
Di cosa hai paura?
La paura è legata alla mia voce. Temo a volte di non fare le cose giuste, che la salute mi abbandoni, perchè al momento tutto dipende da me. Noi camminiamo sempre sul filo del rasoio, sulla corda della voce.
Hai un sogno ricorrente?
Oddio, io facevo sempre il classico sogno di volare. Non lo faccio più forse perchè in questo momento mi sento come se volassi. Però prima lo facevo spesso.
In cosa sei spendaccione?
Nelle macchine, ma non è che ne compro tante. Avevo un sogno che ho realizzato: a 33 anni mi sono comprato una macchina sportiva. Ora che la possiedo, basta. “Comunque – precisa Vittoria – lui ha iniziato a lavorare da bambino con i canti popolari della sua terra, a 18 anni ci siamo sposati e ha mantenuto la famiglia lavorando di notte e studiano di giorno, facendo 1500 sacrifici, senza alcun vizio e per lui non si è mai preso niente. A me e alle bambine non è mai mancato nulla, anche senza soldi in tasca. Dopo tre anni di carriera, aveva qualche soldino in più e si è comprato la macchina con il mio consenso e con quello delle figlie: è una corvette americana, mica una Ferrari o una Porche.”
Un altro punto a suo favore: il tenore Demuro non si vergogna, né rinnega un passato fatto di canti popolari sardi, di esibizioni pubbliche e di tanti premi ricevuti quale più apprezzato interprete del “Canto Lugudorese”. Fanno parte della sua vita e ci rimarranno per sempre a suggellare il fil rouge della continuità tra il passato e il presente.
Sai cucinare?
Sì, non tutto, ma so cucinare molto bene la carne. Come sardo preparo delle grigliate favolose.
Quali sono le tue letture preferite?
Non sono un grande lettore, devo dire la verità. Però mi sono appassionato ai classici legati all’Opera. Sono delle cose che mi interessano parecchio anche perché riguardano la mia vita: ad esempio trovo stupendo, “La signora delle camelie”, “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di Victor Hugo, Rigoletto. E così ho preso questo filone qui.
Città preferita?
Piuttosto ho un luogo preferito, adoro la California, ma possiamo metterci anche San Francisco.
Il cantante o la cantante preferiti?
Domingo da tenore. Leo Nucci come baritono. Dei cantanti giovani posso dirti per esempio Piotr Beczala, tra gli italiani Francesco Meli è un bravo tenore, anche Juan Diego Florez.
E tra i soprani?
Mi piacciono molto Aleksandra Kurzak, Diana Damrau, Desirée Rancatore, Nino Machaidze. Poi sottovoce mi rimprovera “Mi vuoi rovinare la carriera? Sai che poi se la prendono per aver detto un nome piuttosto che un altro!” Interviene la moglie che con diplomazia smorza l’imbarazzo: “Per par condicio bisognerebbe citare anche le grandi tipo la Devia, la Netrebko”.
Qual è stato il primo disco che hai acquistato?
Una collezione di arie di Pavarotti. Me le hanno regalato, un cofanetto contenente 5 CD.
Che rapporti hai con la tecnologia?
Ah, mi fa impazzire, nel vero senso della parola. Mi piace più la tecnologia automobilistica, queste macchine che escono ora, che del tutto ti svegliano se ti viene un colpo di sonno al volante. Le adoro, divento matto…
Hai delle cause umanitarie che ti stano particolarmente a cuore?
Sì, un domani mi piacerebbe potermi permettere di aiutare i bambini africani, quelli delle zone più disperate. Stiamo pensando più avanti di adottarne uno. Sì, ci piacerebbe, ma ci vogliono tanti soldi e soprattutto una forte stabilità mentale. Ammiro molto Carreras per la Fondazione che ha realizzato e per il suo impegno nel sociale.
Qual è il tuo rifugio da tutti e tutto?
Casa mia, la mia famiglia.
Qual è la musica che in genere fa da sottofondo alle tue giornate?
Tutta la musica. Ascolto molto Elvis Presley, Freddy Mercury e Lionel Richie. Interviene sicura Vittoria “e i canti popolari non li metti? Io li sento a casa e so che lui li cerca. Adesso ti dico un segreto. Quando Francesco è solo all’estero e gli viene la malinconia della famiglia li ascolta su you tube e poi si fa dei gran pianti. Sai li ha cantati per 20 anni!”
Qual è la vacanza o il viaggio che vorresti fare e non hai ancora fatto?
Mi piacerebbe andare con la mia famiglia in Sud America. L’anno scorso sono andato a San Francisco, Las Vegas, Los Angeles. Adesso mi manca quella parte, anche perché noi sardi siamo molto sudamericani come tipologia.
Cosa ti imbarazza?
Queste cose, le interviste. Giuro, soprattutto la televisione…bisogna avere una parlantina… “Poi lui è fondamentalmente timido”, aggiunge Vittoria.
La vicinanza della moglie ti fa sciogliere, però?
Vero!
Dieta mediterranea, macrobiotica o fast food.
Mediterranea. Risponde con completezza Vittoria: “In questo periodo è a dieta. Ha perso 13 chili in due mesi passando da una taglia 50 a una 46. Quando sono arrivata a Vienna l’ho trovato un altro.” Vado in palestra tutti i giorni e corro. Ero uno sportivo, quindi so cosa devo fare: limitare il pane, la pasta, i dolci, insomma mangiare nel modo migliore e soprattutto evitare la pasta la sera, solo insalatone, tonno, proteine. Poi devi correre 45 minuti al giorno. Vedi come cali…
Il posto dove si mangia peggio?
In Germania.
A chi non conosce ancora la tua voce cosa faresti ascoltare?
Rigoletto.
Come segui l’evoluzione della tua voce?
Adesso non ho un insegnante di canto. L’ho avuta all’inizio per istradarmi, ma ora ho solo grandi maestri, i grandi direttore d’orchestra come Luisotti, Pappano. Sono dei perfetti intenditori di voci, al di là delle loro performances come conduttori. Da questi due maestri ho avuto tanto.
Se ti fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa canteresti?
Mi piacerebbe cantare “I Puritani”, “La figlia del reggimento”, “Werther”.
Cosa fai un’ora prima di salire sul palco?
Aggiusto la voce, cerco la concentrazione giusta per la recita, ripulisco la testa dai pensieri negativi che a volte mi assalgono. Mi do forza in tutti i modi, mi carico.
Cosa non manca mai nel tuo camerino?
L’arnica, da un mese e mezzo a questa parte e non mancherà mai in futuro. Poi una mela, la foto delle bambine e un altro oggetto che appartiene alla mia sfera privata.
A cosa pensi quando ti guardi allo specchio?
Non te lo dico! Sono molto critico su di me, mi faccio del male da solo e spesso non ce n’è bisogno. A volte mi dico che sono proprio scemo, a volte quando mi controllo e riesco a dare esattamente quello che posso dare, mi faccio i complimenti, ma questo succede molto raramente.
Il tuo stato d’animo attuale, come stai?
Vivo una vita molto felice.
Il tuo motto?
Me ne vengono in mente tanti… Adesso te ne dico uno che dicono in molti, ma se lo facessero tutti sarebbe un mondo più bello: vivi e lascia vivere.
Ci salutiamo e tra ringraziamenti ed in bocca al lupo, faccio i complimenti a Francesco per la moglie che si è scelto. Risponde “Non l’ho scelta io, me l’ha donata il Signore”. Questa volta non c’è traccia di timidezza nei suoi occhi.
Foto di Andrzej Swietlik