Roma, Casina delle Civette, Villa Torlonia – Festa Europea della Musica
I CICLI COMPLETI DEI LIEDER DI SCHUBERT
Franz Schubert: Die schöne Müllerin D 795 Op. 25
Winterreise D 911, Schwanengesang D 957
Marcello Nardis, tenore
Antonio Tessoni, Enrico Maria Polimanti, Dario Bonuccelli, pianoforte
Roma 21 giugno 2011
Che l’ Italia sia terra di primati e ‘record’ non c’è dubbio: basta vedere il pullulare delle trasmissioni del genere che spopolano in televisione. Sarà che iniziò Colombo e prima ancora Marco Polo ad alimentare il mito delle grandi ‘imprese’ ma le sfide, noi, ce l’abbiamo nel sangue.
Ebbene oggi una sfida, in ambito musicale, è stata ancora compiuta e superata. Scrivo queste righe di getto perché so che questa sfida, vinta egregiamente, non avrà mai la visibilità che merita. Protagonista un tenore romano, simpatico e spigliato, Marcello Nardis, che nell’ ambito della Kermesse europea di Festa della Musica ha cantato Schubert nella deliziosa cornice della Casina delle Civette a Villa Torlonia. Cantare Schubert significa interpretare quei brani che resero il Compositore di Vienna famoso in tutto il mondo: i Lieder. Sono questi pezzi in cui la voce dialoga con il pianoforte: piccole arie d’opera in miniatura, ma più intime e, certo, meno roboanti, ma, anche, più insidiose.
La sfida è già questa: un italiano che canta brani in lingua tedesca per un pubblico di connazionali italiani. Qualcosa sembra non tornare già nella proposta musicale. Ma l’ arte e la musica parlano una unica lingua, comprensibile a tutti, davvero universale, senza differenze di latitudini o di classi sociali. Abbiamo ‘goduto’ un giovane tenore, con un curriculum spropositato in quanto ad eccellenza e qualità, che la nostra memoria di abbonati a Santa Cecilia ha ricordato, poi, anche quale perfetto sinfonista, interpretare con una disinvoltura, con una raffinatezza, con una souplesse ragguardevole pezzi di una difficoltà (anche all’ascolto) davvero notevolissima.
Marcello Nardis ha avuto il coraggio (e forse anche la fermezza) di proporre un programma all’apparenza totalmente impopolare, per palati fini, in un contesto del tutto ‘non consueto’ con il merito di raggiungere tutti coloro che magari mai avrebbero potuto avere l’occasione di ascoltare queste meraviglie in situazioni più ‘formali’. Nardis, con grande eleganza e la consapevolezza di una esperienza maturata sui palcoscenici dei più grandi teatri d’Europa, tra un pianissimo, un sussurro e un declamato, ha ‘rapito’ con la bellezza della sua voce tutto il pubblico fin dalle prime note.
Prime note, quelle Die schöne Müllerin (La bella Mugnaia), un ciclo di 20 Lieder mozzafiato, che sono state seguite da quelle del celeberrimo, monumentale Winterreise ( il viaggio d’inverno) a cui, per finire, si sono aggiunte quelle disperatissime di Schwanengesang ( il canto del cigno). Marcello Nardis è stato l’ideatore ed il protagonista di una interpretazione vocale che non ha precedenti: tre cicli ininterrotti per un totale di una sessantina di Lieder e tre ore di musica! Si è alternato ad ogni ciclo un pianista diverso: Antonio Tessoni, Enrico Maria Polimanti e Dario Bonuccelli. Agguerriti e scrupolosi co-protagonisti di un progetto che ha dell’incredibile. Una ‘maratona’ nel segno di Schubert che ha dato tutto quello che poteva essere dato: un’opportunità unica, quasi una retrospettiva sull’ Autore e la sua Musica.
Ed il tenore, imperterrito, ha sciorinato la sua arte con la fresca e giovane baldanza di chi sa di ‘potere’ e con la disinvoltura di chi è abituato a ben altri contesti. Quello che personalmente ci ha sorpreso è che si è potuta apprezzare una voce freschissima fino all’ ultima frase, quando è noto che la voce umana via via perde in smalto e in nitore. Un miracolo di bellezza e di tecnica. Tutto è scorso come l’acqua e come l’acqua ha dissetato curiosi, appassionati, melomani intervenuti all’appuntamento ‘da non perdere’. Una scommessa sulla qualità e sull’ eccellenza: tre serie di Lieder, come dire, tre sinfonie, tre concerti per pianoforte tutti in una sera. Marcello Nardis, un solo tenore, ha vinto la sfida: roba da pazzi o da veri, finalmente, autentici fuori classe.