Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali
“HAPPY DAYS – IL NUOVO MUSICAL”
Di Garry Marshall
Musica e libretto di Paul Williams
Versione italiana di Michele Renzullo
Adattamento di Saverio Marconi
Liriche italiane di Franco Travaglio
Arrangiamenti e supervisione alle musiche di John McDaniel
Interpreti:Riccardo Simone Berdini, Giovanni Boni,
Sabrina Marciano, Luca Giacomelli, Cristian Ruiz,
Davide Nebbia, Maria Silvia Roli, Alessandro Lanzillotti,
Jacopo Pelliccia, Silvia Contenti, Roberto Colombo, Giancarlo Capito,
Azzurra Adinolfi, Roberta Miolla, Luciano Guerra, Silvana Isolani,
Laura Panzeri, Luca Spadaro, Floriana Monici
Direttore Vincenzo Latorre
Regia Saverio Marconi
Scene e costumi Carla Ricotti
Coreografie Gillian Bruce
Luci Valerio Tiberi
Produzione Compagnia de La Rancia
Trieste, 20 maggio 2011
Sorti alterne per questo “Happy Days” approdato a Trieste nella Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste, nell’ambito del Cartellone Musical del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: bravi interpreti per uno spettacolo purtroppo deludente.
Similmente a “Flashdance” altra versione italiana che abbiamo trovato di ottima qualità anche se sprecata per un musical per nulla coinvolgente, qui la storia seppur, straconosciuta, non acchiappa proprio. La trama è molto, troppo esile: la raccolta di fondi per salvare un bar e un combattimento di wrestling per la supremazia del territorio tra Fonzie (inutile ricordare chi è, vero?) e due malavitosi da operetta…che dico? Non sarebbero credibili neanche in un’operetta…anche se vorrebbero essere comici… Ora, nel 2011, ci vuole qualcosa di più per immedesimarsi, per essere coinvolti, per parteggiare per i buoni: neanche i bambini si farebbero raccontare questa storia per addormentarsi! Francamente siamo un po’ stufi di essere considerati come dei deficenti totali che si beano di qualunque storiella per 3 ore, oltretutto condita da canzoncine solamente orecchiabili, dai testi imbarazzanti… D’accordo il musical è intrattenimento leggero, è spensieratezza, è la traslazione anglosassone della nostra operetta ma, dopo aver visto lavori come “Chess”, abbiamo bisogno di qualcosa di diverso, di una trama che, seppur assurda, ci intrighi, ci trasporti, ci affascini…oppure che sia ben condita di belle canzoni, grandi balletti, effetti speciali, ecc.
La musica, a parte la celeberrima sigla che, ovviamente, viene cantata solo nel finale, è anonima, non regala nessun momento di gloria agli interpreti a parte un bel terzetto femminile nel secondo tempo e una canzone interpretata da Pinki, l’ex fidanzata di Fonzie. Le coreografie sono senza anima, pochi numeri ballati e senza alcuna fantasia: dimentichiamo volebtieri il numero corale con gli sturalavandini o quello con gli uomini/angeli d’argento. Le scene vanno e vengono in continuazione ma sanno di vecchiotto, con cielo e alberi dipinti con tratto troppo fanciullesco. La fonica, fondamentale in un musical, è imbarazzante.
Belle invece le luci di Valerio Tiberi che risultano, però, troppo moderne rispetto al resto. Questa produzione della Compagnia della Rancia sembra lontana dai fasti del gruppo di Camerino che, nato dall’entusiasmo di Saverio Marconi e Michele Renzullo, trasudava passione in ogni cosa, in ogni scena, in ogni artista: “Happy Days” è solo la conferma di un mestiere conosciuto, non quello di creare con entusiasmo….forse fuorviati da un titolo che sembra grande ma che sottolinea solo uno spettacolo piccolino.
Insomma, nuovamente, fatica sprecata per alcuni splendidi talenti del teatro musicale italiano. A cominciare da Riccardo Simone Berdini, un Fonzie perfettamente nel ruolo: vocalmente convincente, interpretativamente aderente e fisicamente adiacente! Per proseguire con Sabrina Marciano, Marion Cunnungham, dotata di grazia, bellezza, voce educata e potente, nonché tecnica danzante di livello. Per quanto la Marciano fatica a sembrare un’anziana, il palcoscenico è piuttosto inclemente con la Pinki Tuscadero di Floriana Monaci, poco credibile nel ruolo di giovane e avvenente, seppur dotata di bella voce e buona presenza scenica. Giusti, precisi, disponibili, dediti tutti gli altri comprimari e interpreti che trovate nella sovrastante locandina. Spiace che, tipico del professionismo italiano, nelle controscene gli interpreti chiaccherino dei propri affari piuttosto che partecipare a quelo che succede in scena…
Il pubblico, alla recita di venerdì 20 maggio, non è particolarmnete entusiasta di quello che vede: applaude ma, nonostante la sala piena, si fatica a percepire convincimento, piacere e compartecipazione.