Opéra-comique in tre atti su libretto di Michel-Jean Sedaine.Opera Lafayette Orchestra. Ryan Brown (direttore). William Sharp (Alexis), Dominique Labelle (Louise), Ann Monoyios (Jeannette), David Newman (Montauciel), Eugene Galvin (Jean-Louis), Tony Boutté (Bertrand), Darren Perry (Couchermin).Registrazione: Rose Theater, Lincoln Center, New York. 1-3 Febbraio, 2009.2 CD Naxos 8.660263-64
Rappresentata per la prima volta a la Comédie-Italienne nel 1769, quest’opera di Monsigny, rappresenta un momento importante nello sviluppo dell’operismo francese, in particolare di quel genere che era denominato “opéra-comique” che anche veniva denominata come comédie melée d’ariettes, ossia uno spettacolo dove ai brani cantati si alternavano dialoghi in prosa. Il termine ariette era un diminutivo dell’aria italiana che si distingueva dal genere vocale del vaudeville che erano delle parodie di brani o canzoni in voga a quel tempo. Il genere dell’opéra-comique, come lo dice il termine stesso era inizialmente legata a soggetti brillanti fino appunto a questo Déserteur, nel quale Monsigny e il suo librettista Sedaine, portano un soggetto drammatico, o fortemente serio, in questo genere musicale che, successivamente continuerà ad affrontare soggetti seri fino ad arrivare a quella che è forse l’opéra-comique più famosa, ossia la Carmen di Bizet. Pierre-Alexandre Monsigny, benchè considerato quasi come un compositore semidilettante, aveva dalla sua un talento melodico naturale che tendeva a una tenera e sentimentale espressività, bene evidenti in quest’opera, in particolare nelle pagine di Alexis (“Mourir n’est rien”, “On s’empresse, on me regarde…Adieu, chère Louise”), o nell’aria di Louise, “Dans quel trouble te plonge”. Questa registrazione, tratta dalla ripresa dell’opera fatta al Rose Theater a New York, è qui presentata solo nei numeri musicali e affidata a un cast vocale nel quale spiccano in particolar modo William Sharp (Alexis), baritono squisitamente lirico, dal bell’impasto vocale, morbido e luminoso, perfetto per quest’opera, e Dominique Labelle, nota soprattutto come interprete handeliana, ma che anche qui mette in luce sicurezza tecnica oltre a musicalità e intensità espressiva. Piuttosto debole vocalmente il baritono David Newman, buoni gli altri. Appassionata e vivace la concertazione di Ryan Brown.