Modena, Teatro Comunale, stagione lirica 2010/2011
“GIULIO CESARE”
Dramma per musica in tre atti su libretto di Nicola Francesco Haym
Musica di Georg Friedrich Händel
Giulio Cesare SONIA PRINA
Cleopatra ELEONORA BURATTO
Achilla RICCARDO NOVARO
Cornelia JOSE’ MARIA LO MONACO
Tolomeo FILIPPO MINECCIA
Sesto PAOLO LOPEZ
Nireno FLORIANO D’AURIA
Curio ANDREA MASTRONI
Orchestra “Accademia Bizantina”
Direttore Ottavio Dantone
Regia Alessio Pizzech
Scene Michele Ricciarini
Costumi Cristina Aceti
Luci Marco Cazzola
Coproduzione con Teatro Comunale Alighieri di Ravenna,
Fondazione Teatro Comunale Pavarotti di Modena
Modena, 8 aprile 2011
Il Teatro Comunale di Modena ha concluso la propria stagione lirica con Giulio Cesare di Georg Friedrich Händel, proseguendo nel progetto di riproporre la musica barocca come già per la stagione precedente con Partenope. La regia di Alessio Pizzech è piacevole, ancorché non particolarmente innovativa, per i primi due atti, giocando sulla classica “trasposizione temporale”: la vicenda viene posposta in epoca di primo colonialismo italiano, approssimativamente alla fine dell’800, incentrando la drammaturgia sullo scontro e scoperta tra le due civiltà, gli Egizi e i Romani. Peccato che all’atto terzo abbia la meglio il cosiddetto “teatro di regia” rallentando notevolmente il ritmo narrativo, appesantito oltretutto dalla costante presenza di figuranti e da bruttissime videoproiezioni. Graziose e funzionali le scene di Michele Ricciarini soprattutto all’atto primo mirate ad inquadrare l’ambientazione esotica. Belli invece, principalmente quelli di Cleopatra, i costumi di Cristina Aceti che tendono a connotare la popolazione indigena attraverso colori sgargianti e fogge orientali. Poco rilevanti le luci di Marco Cazzola.
Sotto il versante musicale, possiamo riscontrare una buona prova complessiva. L’eccellenza della serata va ascritta a due brave e giovani artiste: Eleonora Buratto e José Maria Lo Monaco. La prima, subentrata a Maria Grazia Schiavo nelle repliche modenesi, disegna una Cleopatra di bella voce piena, dal suono omogeneo e rotondo, acuti sicuri e sonori, apprezzabile dal punto di vista della pertinenza stilistica e del canto di agilità: aiutata anche dalla bella presenza è una sovrana d’Egitto bizzosa e al tempo stesso sognante. Alla seconda ben si confà il personaggio di Cornelia, moglie di Pompeo: il timbro è bellissimo e mantenuto costantemente omogeneo, funzionale alla corda patetica del personaggio la linea di canto risulta impeccabile, carezzevole nel dipanare il tormento della vedova afflitta. Sonia Prina cesella il proprio Giulio Cesare mediante l’accento veemente, l’innata vis interpretativa e un canto d’agilità sicuro: peccato per l’emissione secca e opaca in zona acuta. Il contraltista Filippo Mineccia come Tolomeo vanta un bel colore, un medium corposo e acuti molto belli ma negli affondi capita talvolta che l’emissione gli sfugga col risultato di brutte risonanze di petto. Al contrario, il Sesto di Paolo Lopez è abbastanza omogeneo in tutta la gamma e la voce cristallina ben si adatta all’impeto giovanile del figlio vendicatore ma restano perfettibili il legato e il controllo della zona acuta che suona talora fissa. Ottimo l’autorevole Achilla di Riccardo Novaro, di bella voce timbrata, ben proiettata e gestita; altrettanto apprezzabile il Curio di Andrea Mastroni. Poco incisivo vocalmente il Nireno di Floriano d’Auria ma scenicamente perfetto e divertente. Ogni tanto alla ricerca di un virtuosismo troppo veemente la direzione di Ottavio Dantone, mentre buona la prova complessiva dell’Accademia Bizantina. Teatro pieno, successo caloroso per tutti: particolarmente apprezzati Lo Monaco, Buratto, Prina e Dantone, alcune contestazioni a Pizzech.
Foto Rolando Paolo Guerzoni – Teatro Comunale di Modena