Canta, danza, suona, sussurra e subito dopo urla. Diego Matheuz mentre dirige ad ogni attacco chiude gli occhi, come stesse aspettando le note scendere su di lui anziché salire dalla buca. Le raccoglie allargando le mani come in un abbraccio e poi le distribuisce ad ogni musicista: ecco la magia della musica che risale dalla terra al cielo. Ha 26 anni. Sì proprio quei 26 anni che fanno esclamare “No, non è possibile, troppo giovane per fare il direttore d’orchestra!” Il fatto è che Diego Matheuz ha ricevuto il tocco della bacchetta magica da maestri quali Claudio Abbado e Antonio Josè Abrau. Al giovane venezuelano hanno trasmesso la loro stessa passione per la musica e per l’impegno sociale verso quei bambini che troppo vicino al baratro per allontanarsene scelgono la musica e così recuperano la vita. Poco prima del Rigoletto, in scena alla Teatro La Fenice, lo incontro nel suo camerino. Un raffreddore che dura da giorni lo costringe a parlare sottovoce, ma gli occhi lo aiutano ad esprimersi.
Come è arrivato in Italia e perché?
Sono arrivato in Italia quando il maestro Abbado mi ha invitato ad esibirmi nell’Orchestra di Mozart, perchè io suono anche il violino. Sapendo che studiavo direzione d’orchestra un giorno mi ha fatto dirigere e quindi mi ha invitato prima come suo assistente e poi come direttore.
Il più grande pregio e il più grande difetto degli italiani?
Difetto non lo so. Sono innamorato dell’Italia. Forse che qua non avete il cibo del Venezuela, non lo trovo da nessuna parte (sorride!)
Cosa la fa sentire più vicino a noi italiani e cosa più lontano?
Penso che noi venezuelani siamo molto simili a voi italiani. In Italia mi sento come a casa, è il Paese dove mi trovo meglio, ho tanti amici. Veramente mi sono abituato al vostro modo di vivere, il cibo mi piace tanto anche qui. Qui in Italia mi sento comodo.
Nell’ambito dell’ormai famoso “El Sistema” venezuelano cosa manca ancora, quale passo in avanti bisogna compiere?
Avere più bambini. Io penso che nel nostro Sistema ci sono degli errori, ma sono più numerose le cose positive accertate. Quello che è successo in questi 16 anni è miracoloso. Il maestro Abreu ha iniziato con 13 bambini, adesso siamo 300.000. Stiamo cercando di portare il nostro sistema in tutte le parti del mondo possibili.
Insieme alla musica cosa crede possa rappresentare il riscatto e la salvezza culturale dei popoli?
La cultura in generale. Un popolo senza cultura non ha senso, è impossibile. Il modo di mangiare è cultura, la pittura è cultura, il modo di parlare è cultura. Tante cose sono cultura. Certamente la musica credo sia l’espressione più alta perché è magica, non si vede, solo si ascolta e si sente.
Qual è il suo maggior pregio e maggior difetto come direttore d’orchestra?
Come difetto penso di essere troppo fastidioso con l’orchestra perché cerco di dirigere sempre il meglio possibile. A volte mi fisso su un piccolo dettaglio, lo voglio veramente perfetto o intonato come io penso che debba essere. Il pregio? Credo che la musica offra già tutte le sue qualità, e io sono soltanto un ponte tra la partitura e i musicisti.
Da grande cosa farà Diego Matheuz?
Musica. Sempre musica.
Tra tutti gli strumenti musicali di un’orchestra, quale la emoziona di più?
Per me l’orchestra è lo strumento.
E in assoluto, quale suono ama e quale odia?
Fastidio…veramente non ho mai pensato a questo. Quello che mi piace è quando mi sto avvicinando alla sala e sento l’orchestra da lontano.
Se potesse dire solo due parole ai suoi due grandi maestri quali sarebbero?
Grazie mille. Vi voglio molto bene.
Cosa vuol dire per lei la parola “divo”? Si sente “divo”?
Per nulla divo. Mi sento completamente normale come qualsiasi persona, come qualsiasi musicista. Ho lavorato per 15 anni in orchestra, quindi so perfettamente quello che vuol dire. Certo adesso sto facendo carriera e mi sento molto felice, ma senza alcun divismo.
Quando cammina per Venezia, quale è la prima sensazione che prova?
Mi sento strano e ogni giorno è diverso. Dipende… Comunque sempre una bella sensazione. Forse è una città un po’ piccola per me perché nel continente americano è tutto più grande.
E quando pensa a Venezia da lontano, cosa le viene in mente?
Piazza San Marco.
Se dovesse insegnare ad un bambino il significato della parola musica, cosa direbbe?
Passione, amor, perfezione.
In un’opera quale Rigoletto dove tutto (musica, parole e gesti) è in funzione del fatto, come ha vissuto il tuo rapporto con il regista?
Con Abbado mi sono trovato molto bene. Il nostro rapporto è stato molto facile e gradevole: abbiamo cercato di trovare il collegamento perfetto tra la musica e la scena e penso che abbiamo prodotto qualcosa di molto buono. Daniele è splendido, una persona aperta e insieme abbiamo lavorato molto bene.
Rigoletto, dramma della maledizione, in cui il destino gioca un ruolo fondamentale. Lei che rapporto ha con il fato?
In Rigoletto maledizione è vendetta. Credo che nella vita ci sia il destino, ma ci sono anche delle piccole cose che possono cambiare tanti aspetti del destino. Se uno fa la cose bene, tutto andrà bene.
Foto Marco Caselli Nirmal, Roberto Serra
Diego Matheuz e l’Orchestra Mozart di Bologna
Il direttore d’orchestra e violinista Diego Matheuz rappresenta uno degli esiti più felici del ben noto “Sistema” venezuelano e si è recentemente imposto come uno dei talenti più promettenti. Ormai legato al panorama musicale italiano, Matheuz ha fatto il suo debutto con l’Orchestra Mozart nell’ottobre 2008, dirigendo in seguito i concerti inaugurali nelle stagioni 2009 e 2010, anno in cui è stato nominato Direttore ospite principale.
L’Orchestra Mozart, il cui alto profilo è stato delineato grazie alla direzione artistica del maestro Claudio Abbado, promuove sinergie nel tessuto musicale e sociale di Bologna e di tutta l’Emilia-Romagna: concerti speciali e prove generali vengono riservati all’Istituto Penale Minorile e alla Casa Circondariale, alle numerose associazioni del Terzo Settore convenzionate e soprattutto alle Scuole; dal 2006 realizza il percorso tra musica e welfare denominato “TAMINO”, con qualificate attività a cura di specialisti del settore e laboratori ludico musicali condotti di musicisti dell’Orchestra.
Per quanto riguarda l’alta formazione dei giovani, l’Accademia Filarmonica di Bologna promuove da alcuni anni l’Accademia dell’Orchestra Mozart, che si avvale della direzione artistica di Claudio Abbado e della docenza di alcune prime parti dell’Orchestra. Alcuni musicisti della Mozart provengono da questo vero e proprio “vivaio” di talenti.
Dopo le rappresentazioni veneziane del Rigoletto, Diego Matheus dirigerà questa produzione dell’opera verdiana sarà al Teatro Valli di Reggio Emilia il 6 e 9 aprile. La sera dell’8 invece, sempre al Valli, Matheus a capo dell’Orchestra veneziana, proporrà musiche di Mozart e Mahler.