A great Legendary Opera in tre atti. Victorian Opera Chorus e Orchestra. Richard Bonynge (direttore). Keith Lewis ( Rupert), Sally Silver ( Lurline), David Soar ( Rhineberg ), Donald Maxwell (Baron Truenfels), Roderick Earle (Zelieck), Fiona Janes (Ghiva), Bernadette Cullen (Liba), Paul Ferris (Guilhelm). Registrazione: Cosmo Rodewald Hall, Martin Harris Centre, University of Manchester, 27 e 28 luglio 2009. 2 cd Naxos 8.660293-94
Il compositore e violinista irlandese. William Vincent Wallace, dopo una brillante carriera concertistica come violinista che lo vide esibirsi in molti centri musicali, esibendosi non solo nelle principali sedi europee, ma anche in Australia, Asia e Americhe, a partire dal 1845 debutta come pianista e compositore teatrale. La sua attività di operista si svolse sulle scene londinesi dove andarano in scena Maritana (1845), Matilda (1847), Lurline (1847), Lurline (1860), The Amber Witch (1861), Love’s Triumph (1862) e The Desert Flower (1863). Rappresentata nel 1860, ma composta da Wallace in varie riprese molti anni prima, Lurline riprende un tema molto caro al mondo romantico, quello della Lorelay, fata delle acque, in questo caso Lurline che si innamora di un umano, il cavaliere Rupert. Ne scaturisce una partitura di indubbia piacevolezza. Certo Wallace non lo si può certo definire un “genio”: rientra, semmai, nella categoria dei solidi professionisti, non comunque privi di una bella ispirazione che porta alla creazione di musica di fattura comunque pregevole. Wallace conosce indubbiamente la grande tradizione del melodramma italiano e, di fatto, l’opera è costruita a numeri chiusi: arie, duetti, concertati dai quali traspare, qua e la, un colore che possiamo definire “locale”, quel gusto di sottile malinconia che rimanda alle ballate irlandesi.
Una riscoperta indubbiamente interessante, questa Lurline frutto di quell’infaticabile uomo di cultura, oltre che pregevole musicista che porta il nome di Richard Bonynge, da sempre profondo conoscitore e scopritore di partiture fuori repertorio. Più volte ha riproposto pagine dello stesso Wallace o di Michael Balfe, altro autore inglese del quale il direttore australiano ha inciso qualche anno fa The Bohemian Girl. Bonynge affronta questa Lurline approfondendo da un lato l’elemento elegiaco, da un altro quello romantico-fantastico. Sfoggiando la lunga esperienza di direttore d’opera, Bonynge dirige con mano sicura e sfrutta abilmente i validi complessi della Victorian Opera sul piano di timbri ben dosati e fraseggi in cui gli strumenti “cantano” con le voci. Proprio sul versante vocale, gli interpreti sicuramente ben preparati e assecondati da Bonynge, offrono complessivamente una eccellente prova. Il soprano Sally Silver sfoggia una voce di bel timbro, naturalmente malinconico, che ben si addice al carattere della protaganista, unita a un buon bagaglio tecnico che le consente di affrontare con una certa disinvoltura i passi di coloratura che, anche se non numerosi, rendono abbastanza complesso il ruolo della protagonista. Keith Lewis, Rupert, che non ha mai avuto doti vocali particolarmente appariscenti, canta però con eleganza e, a parte qualche acuto stiracchiato, riesce a essere un Rupert credibile. Così come sono apprezzabili il mezzosoprano Fiona Janes e i bassi-baritoni David Soar, Roderick Earle e Donald Maxwell. Un album di indubbio interesse.