Trieste, Teatro “Verdi” – Stagione Lirica 2010 / 2011
“SALOME”
Dramma per musica in un atto.
basato sulla versione tedesca di Hedwig Lachmann del dramma omonimo di Oscar Wilde.
Musica di RICHARD STRAUSS
Herodes ROBERT BRUBAKER
Herodias MARTA MORETTO
Salome INGELA BRIMBERG
Jochanaan THOMAS GAZHELI
Narraboth MICHAEL HEIM
Un paggio di Herodias ELENA TRAVERSI
Cinque giudei FEDERICO LEPRE, ALESSANDRO DE ANGELIS,
DAVIDE CICCHETTI, PAOLO KARAMAN,
NICOLO’ CERIANI
Due nazareni GIULIANO PELIZON, FRANCESCO PACCORINI
Due soldati ALESSANDRO SVAB, GIULIANO PELIZON
Un cappadociano FEDERICO BENETTI
Uno schiavo DAX VELENICH
Orchestra del Teatro Verdi di Trieste
Direttore Stefan Anton Reck
Regia Gabriele Lavia
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
Luci di Daniele Naldi
Movimenti coreografici Luciano Pasini
Nuovo allestimento in coproduzione
tra la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e
Teatro “G. Verdi” di Trieste.
Trieste, 19 marzo 2011
Altissimo livello artistico e tecnico per il quinto titolo della stagione 2010/2011 offerto dal Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste: Salome di Richard Strauss.
Si entra in sala e si viene accolti da un sipario rosso ma non è il solito, quello del Teatro. É un enorme drappeggio che copre quasi tutta la scena. Ecco, una delle cose che si fa notare in questo spettacolo, assieme all’ottima parte musicale, è quella visiva: bellissima scenografia che, seppur unica e fissa, non annoia mai lo sguardo dello spettatore. Riesce a trasformarsi in esterno, interno, crepaccio, salone, boudoir: veramente magnifica! Ad opera di Alessandro Camera, adeguati e bellissimi anche i costumi di Andrea Viotti, trasportati all’epoca del poema di Oscar Wilde al quale Strauss si ispirò. Chi armonizza registicamente il tutto è Gabriele Lavia, eccellente nel rendere credibilità a questa storia, a questi personaggi, fantocci immaturi incapaci di governare le sorti di un regno…quanti richiami con la nostra attuale situazione!
Citando lo stesso Lavia “è una storia profonda che emerge nella “voce” di Jochanaan. Da una parte c’è un personaggio che ci dice tutto il male che commettiamo (Jochanaan) e dall’altra una donna (Salomè) che ne rimane affascinata, attratta dalla “voce” misteriosa che viene dalla terra. È talmente potente che Salomè se ne innamora con un’ attrazione va ben al di la del racconto biblico. E’ la voce di un prigioniero, Jochanaan, una voce ingabbiata dunque, come quella della coscienza che egli simboleggia una voce insopportabile che colpisce tutti i personaggi sulla scena portandone alcuni (come Narraboth e Salomè) alla morte”.
Salome, come gran parte delle composizioni di Strauss, non è facile all’ascolto ma è affascinante, misteriosa, sontuosa. Tanto della lezione di Wagner echeggia nella note pensate dal maestro bavarese e tanto viene chiesto ai cantanti, soprattutto da un punto di vista interpretativo. Difatti l’altro aspetto che colpisce è la bravura, la scioltezza, la verità con la quale interpretano, da attori consumati, i propri personaggi: finalmente niente obese ad interpretare tisiche morenti o soprammobili artrosici costretti a traballare pietosamente nella danza dei sette veli.
Qui abbiamo una compagnia di altissimo rango: su tutti svetta l’Herodes di Robert Brubaker, tenore dalla voce instancabile, dalla presenza scenica ineccepibile e dall’innata comicità; segue una splendida Salome, capace di salire agilmente con la voce e di rendere tutte le peripezie virtuosistiche dei mutamenti d’umore del personaggio: la interpreta il soprano Ingela Brimberg cui presta il corpo per la raffinata e misteriosa Danza dei sette veli, coreografata da Luciano Pasini, la danzatrice Alessia Passari; infine un possente Thomas Gazheli, il baritono che interpreta Jochanaan – lui si senza veli! – dal fisico possente e gradevole quanto la sua voce. Ottimo anche il mezzosoprano Marta Moretto, Herodias, vero deus-ex-machina della decapitazione del povero Jochanaan (Giovanni Battista). Per una volta meritano di essere citate anche le comparse che interpretano un manipolo di soldati per la loro precisione e serietà, costantemente in scena per tutto lo spettacolo. L’orchestra del Teatro affronta e supera molto bene una prova per nulla facile, condotta dalla bacchetta del Maestro Stefan Anton Reck che ci trasporta in tutta la solennità, la fantasia e la maestosità della composizione Straussiana.
Il pubblico che, all’ultima replica dell’opera, ha affollato il Teatro Verdi, rispondendo con passione e riconoscenza a tutti gli interpreti.